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Banca Marche, Tribunale rinvia decisione su insolvenza. Al palo decreti sugli indennizzi per obbligazionisti truffati

I giudici si sono riservati la decisione, che potrebbe arrivare nel giro di una settimana. Si oppongono le Fondazioni Cassa di Risparmio di Jesi e Cassa di Risparmio di Pesaro. Intanto il governo continua a promettere risarcimenti ma non c'è traccia dei criteri per l'attribuzione dei 100 milioni stanziati

Il verdetto è solo rimandato e dovrebbe arrivare nel giro di una settimana. Il Tribunale fallimentare di Ancona si è riservato la decisione sulla richiesta di stato di insolvenza per la vecchia Banca Marche, avanzata dalla procura di Ancona e dal commissario liquidatore Bruno Inzitari. I giudici dovranno decidere anche sulle questioni di costituzionalità poste dalle Fondazioni bancarie di Jesi e Pesaro che si oppongono alla richiesta d’insolvenza. L’udienza davanti al giudice Francesca Miconi è durata un’ora e alla fine Inzitari ha sottolineato che “non ci sono motivi per negare” l’insolvenza considerato che “sono state già accolte quelle per Banca Etruriaper CariFerrara e dovrebbe essere accolta anche questa”. La Procura ha prodotto anche la documentazione sui conti della vecchia Banca Marche stilata dagli ex commissari straordinari e aggiornata al 30 settembre scorso: una situazione ulteriormente peggiorata rispetto all’ultimo bilancio, quello del 2012.

Intanto restano al palo i più volte annunciati e mai arrivati decreti attuativi con i criteri per l’attribuzione dei 100 milioni stanziati per i rimborsi agli obbligazionisti subordinati delle quattro banche salvate dal governo con il decreto del 22 novembre: oltre a Banca Marche anche Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti. Il premier Matteo Renzi domenica nel salotto tv di Barbara D’Urso ha ripetuto che “chi è stato truffato riavrà i soldi fino all’ultimo centesimo”, ma il decreto ministeriale sugli indennizzi e il successivo decreto della presidenza del Consiglio non hanno ancora visto la luce.

L’esame tecnico è stato fatto, Tesoro e Anac sono pronti da tempo, ma il testo si è arenato proprio a Palazzo Chigi, in attesa di quella che il viceministro dell’Economia, Enrico Zanetti, definisce “una scelta politica”. Secondo il segretario di Scelta Civica “non si comprende” perché il decreto non venga ancora emanato. La scadenza fissata dalla legge di Stabilità per l’emanazione dei due decreti è fine marzo (90 giorni dall’entrata in vigore della manovra), ma i due decreti sono appunto consequenziali l’uno all’altro e perché il provvedimento ministeriale possa essere effettivo serve il preventivo parere del Consiglio di Stato. Tra i nodi, c’è ancora l’individuazione dei “criteri presuntivi” di non adeguata informazione. Una delle ipotesi sarebbe quella di lasciare tutto alla discrezionalità degli arbitri e quindi all’esame caso per caso.