Politica

I 5 stelle fuori dalla giunta Emiliano in Puglia, Conte a Bari: “Serve pulizia. Niente sconti”. Schlein: “Necessario netto cambio di fase”

Il Movimento 5 stelle esce dalla giunta di Michele Emiliano in Puglia. Nel day after dell’ennesimo arresto che ha scosso la politica in Regione, Giuseppe Conte arriva a Bari e annuncia l’uscita dal governo regionale. “Rinunciamo ai ruoli di governo, lasciamo i nostri posti in giunta, rimettiamo tutte le deleghe comprese quelle della vicepresidenza del consiglio. Crediamo sia l’unico modo per dare una forte scossa oggi”, ha detto l’ex presidente del consiglio durante una conferenza stampa. Faranno un passo indietro, dunque, Rosa Barone, assessora al Welfare, e Grazia di Bari, consigliera che ha la delega alla Cultura. Lascerà il suo incarico anche Cristian Casili, che è vicepresidente del Consiglio regionale. “Ci poniamo fuori dal perimetro di maggioranza, ma lavoriamo sul protocollo e il patto di legalità“, ha aggiunto Conte, sottolineando che “nessuno può disconoscere le battaglie antimafia di Emiliano” e “questa giunta ci è molto affine a livello politico”, ma i 5 stelle “non si limitano più a chiedere onestà ma ci assumiamo la responsabilità di contribuire alla disinfestazione e all’opera di pulizia nel mondo politico” . Poche ore dopo è arrivato anche l’intervento del Pd di Elly Schlein che ha chiesto a Emiliano “di aprire un netto cambio di fase in Puglia”.

“Vogliamo dare una scossa” – “Stiamo leggendo pagine di politica che sono anche di cronaca giudiziaria che fanno tremare i polsi. Non combattiamo solo Meloni e soci, non facciamo sconti nemmeno a chi è nel nostro campo. Vogliamo dare una fortissima scossa, è il momento di fare pulizia e tabula rasa. Il Movimento 5 stelle è nato e conserva intatta l’aspirazione a cambiare la politica non a farsi cambiare dalla politica. Quindi vogliamo dare una fortissima scossa, è il momento di fare pulizia e di fare tabula rasa. Oggi a Bari e in Puglia vediamo dilagare le erbacce della cattiva politica, dobbiamo estirparle, dobbiamo contribuire a un’opera di disinfestazione. Le inchieste sono eloquenti, ovviamente con tutto il rispetto per i principi della nostra”, ha detto l’ex presidente del consiglio. Conte ha ripetuto più volte che questa “non è una decisione nel segno dell’antipolitica, ma oggi che siamo nelle istituzioni vogliamo la buona politica”.

“A Emiliano daremo il nostro patto di legalità” – Conte ha rivendicato di non aver “mai imbarcato acchiappa-voti, abbiamo anche noi la lista dei capibastone che ci hanno offerto pacchetti di voto. Noi siamo assolutamente impermeabili alla cattiva politica. Abbiamo rinunciato anche ai finanziatori, non sapete quanti, abbiamo sempre lavorato con le microdonazioni degli iscritti”. Ma il leader dei 5 stelle ha rivendicato anche le scelte compiute in Regione in passato: ” Siamo entrati in giunta perchè il presidente Emiliano ha una storia come pm che ha combattuto le mafie. E perché c’è affinità politica rispetto a principi valori come welfare e giustizia sociale e ambientale. Non disconosciamo le ragioni politiche che ci hanno portato a fare questa scelta. Ma oggi chiudere gli occhi non è possibile“, ha detto il leader dei 5 stelle. E ancora, ha aggiunto “c’è chi parla di opportunismo”, quelle dei “giornali che dicono che oggi avremmo scoperto la legalità sono ricostruzioni lunari. Basti pensare quando eravamo al governo al caso Siri e alla riforma Spazzacorrotti che abbiamo fatto per contrastare l’illegalità e la lotta alla malavita”. Conte ha motivato la decisione di uscire dalla giunta regionale con l’intenzione di dare “un contributo alla Puglia e al Paese. Non gridiamo solo onestà, abbiamo elaborato un patto di legalità, un protocollo molto articolato in modo tale che la Pubblica amministrazione a possa dispiegare la sua attività nel segno dei principi costituzionali, non chiediamo altro. Noi lo offriremo alle forze politiche, al presidente Michele Emiliano e ci predisponiamo di realizzare questo contesto normativo per dare una svolta dalla Puglia a tutto il Paese”.

Inchieste e politica – Conte parla poche ore dopo l’arresto dell’ex assessore regionale Alfonso Pisicchio, considerato un fedelissimo del presidente Emiliano, che è finito ai domiciliari. E’ la terza inchiesta in pochi giorni, che contribuisce a innescare un terremoto anche politico a livello nazionale. Poco meno di una settimana fa l’assessora Anita Maurodinoia si era dimessa perché indagata dagli inquirenti per voto di scambio. E a febbraio un’altra indagine aveva portato nel registro degli indagati 130 persone. Nel frattempo il Viminale ha inviato nel capoluogo la commissione d’accesso per verificare l’ipotesi di infiltrazioni mafiose nel comune. Il tutto mentre a Bari cominciava la campagna elettorale in vista delle comunali. La scorsa settimana proprio Conte aveva deciso di far saltare le primarie del centrosinistra, continuando però a sostenere il suo candidato Michele Laforgia. Sostegno che ha rivendicato anche oggi: “Noi ragioniamo in modo elementare: a Bari abbiamo un candidato sindaco che non abbiamo proposto noi, è stato proposto inizialmente dalle civiche, da Sinistra italiana, noi siamo arrivati dopo. E’ una persona stimabilissima che ha costruito in questi mesi un progetto per la città, noi ne abbiamo preso atto e sarebbe una follia oggi abbandonare una candidatura del genere”. Ecco perchè il capo dei 5 stelle ha invitato “tutte le forze politiche a fare un supplemento di riflessione. In questo momento difficilissimo per Bari, Laforgia è l’unico candidato che possa rilanciare un governo della città che sia rispondente ai bisogni dei cittadini”. Che effetto potrà avere lo strappo dei 5 stelle in Puglia a livello nazionale? “Non succederà nulla, continueremo a mantenere alta l’asticella in tutti i territori, possiamo andare in coalizione solo se ci sono premesse oggettive che ci consentano la buona politica. Che per noi significa programmi, obiettivi chiari, trasparenza. Non per andare a gestire il potere, a governare. Servono trasparenza, legalità, e interpreti ovviamente affidabili”, ha risposto il presidente del Movimento. “Noi – ha aggiunto – non favoriamo la destra, è l’indulgenza, l’indifferenza, la distrazione verso questa dilagante opacità, la chiusura degli occhi davanti a questi scandali, che favorisce la destra. Noi dobbiamo poter offrire una sana politica, è cosi che battiamo la Meloni. Unirsi non è una formula politica, unione che significa, per fare cosa?”.

Schlein a Emiliano: “Aprire un netto cambio di fase” – In serata è arrivato anche l’intervento del Partito democratico. Nella nota non si fa riferimento a Conte ma il Pd esprime la “forte irritazione della segretaria per le vicende giudiziarie emerse in questi giorni”. Schlein, si legge, ha chiesto “massimo rigore e atti concreti al Pd pugliese che ci sta già lavorando e al presidente Michele Emiliano di aprire un netto cambio di fase in Puglia“. “Già nei giorni scorsi a Bari aveva detto che bisogna tenere lontani trasformisti e interessi sbagliati e che serve rispetto per la comunità democratica fatta da tanti amministratori e militanti che hanno gli anticorpi per scardinare la cattiva politica”, conclude la nota del Partito Democratico.

“La destra rimuove i presidi anticorruzione” – A proposito di Giorgia Meloni, Conte ha attaccato la maggioranza del governo “In questi giorni vedo che da parte del centrodestra alcuni esponenti stanno alzando la testa e secondo me farebbero bene a fare un’opera altrettanto seria di pulizia al proprio interno. Perché nell’area del centrodestra la questione è ancora più grave per un motivo: devo riconoscere che nel Pd c’è una chiara consapevolezza di qual è la direzione e l’indirizzo politico verso quale muoversi. Invece nel centrodestra cosa succede? C è indifferenza verso il malaffare. E si lavora scientemente e consapevolmente, da quando il governo si insediato, per rimuovere, e lo denuncio pubblicamente, i presidi di anticorruzione, per rimuovere e smontare i controlli. Siamo alla follia”, è stato l’attacco dell’ex inquilino di Palazzo Chigi. E a proposito di chi oggi guida l’esecutivo, Conte ha aggiunto: “Dobbiamo proporre una Italia diversa da quella che propone Giorgia Meloni, una premier che solo qualche giorno fa non ha detto nulla per l’arresto di un esponente di Fratelli d’Italia a Palermo per voto di scambio politico-mafioso. Un premier che tace, una premier che non costringe alle dimissioni un suo ministro come la Santanché responsabile con circostanze documentate di una truffa sui fondi Covid ai danni dei lavoratori e dello Stato e non la fa dimettere è un premier che si assume una grave responsabilità”. L’obiettivo di Conte, invece, è “fare in modo che un’onda di legalità travolga la politica e gli dia ossigeno. Non possiamo permettere che ritorni l’epoca di Mani Pulite quando la politica non ha dato segnali di reazioni”.

Conte da Emiliano col nuovo protocollo – Dopo la conferenza stampa, Conte ha incontrato Emiliano, proponendogli questo Patto per la legalità e la buona amministrazione. All’interno ci sono misure in merito alle candidature e alla fase elettorale, allo svolgimento del mandato da parte degli eletti, ai contratti pubblici e alle nomine e designazioni. E poi istituzione di un assessorato alla legalità e di un organo ispettivo per la legalità funzionalmente dipendente dal nuovo assessorato che agirà in coordinamento con il Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza. Il protocollo, è scritto in premessa, è “vincolante per il rafforzamento dei presidi di legalità, trasparenza e correttezza amministrativa e di farne un elemento qualificante dell’azione politica di tutte le forze politiche e civili”. E ancora nel documento si legge: “Non possiamo permettere che persone che hanno adottato condotte illecite o comunque idonee a gettare discredito sulle istituzioni si presentino alle elezioni, né possiamo permettere che l’attività amministrativa non sia conformata ai principi sopra richiamati. L’obiettivo prioritario è quello di promuovere pratiche virtuose che consentano il recupero della fiducia nella politica dei cittadini e la più ampia partecipazione democratica, nonché forme di controllo e vigilanza sul concreto operato degli organi di governo e degli amministratori della cosa pubblica”.