Politica

Codice della strada schizofrenico: le nuove misure targate Salvini fanno doppiamente male

Da mesi osservo con sgomento come questo governo agisca e legiferi in maniera ideologica e distorta su tantissimi temi. Ad esempio, perseguitando i ragazzi che fanno azioni per il clima; ma anche votando, specie in Europa, contro ogni misura che potrebbe favorire la transizione ecologica (ormai il negazionismo è conclamato); anche, favorendo i cacciatori, attaccando le coppie omosessuali, gli immigrati (vedi caso Ramadan nella scuole), esaltando la natalità, ma soprattutto se eterosessuale e bianca.

L’elenco potrebbe essere lunghissimo, ma laddove si interviene in maniera ideologica l’esito è lo stesso: il problema non si risolve, si aggrava, causando spesso sofferenza e colpevolizzazione in chi non è colpevole in alcun modo.

Tutto ciò sta diventando veramente faticoso da sopportare. Ma se c’è un tema su cui l’insofferenza diventa totale è quando ci si occupa di vittime della strada. Perché in questo caso siamo di fronte e decine di migliaia di famiglie la cui vita in questi ultimi anni è stata distrutta per sempre. A morire, anche, tantissimi ragazzi, con la vita davanti, oltre che madri e padri di famiglia con figli piccoli, e poi anziani, persone fragili, molti attraversando le strisce o persino stando sul marciapiede, come Francesco Valdiserri e altri.

Di fronte a questo ci si sarebbe aspettato un Codice della strada quantomeno, appunto, non ideologico. E invece. Il ministro dei Trasporti Salvini ha partorito un Codice che le associazioni ambientaliste, quelle delle vittime della strada e altre ancora, hanno definito “codice della strage”. Perché davvero è una normativa schizofrenica e incoerente.

Anzitutto dà un doppio messaggio, quindi non un messaggio univoco e chiaro, quello che sarebbe almeno servito. Da un lato colpisce gli autovelox, che diverrebbero vietati sotto i 50 km orari in città e sotto ai 90 nelle strade urbane ed extraurbane, ignorando che la maggior parte degli incidenti avviene proprio in città – spesso mortali sulle strade extraurbane – e non nelle autostrade.

Non solo. Pur essendo il campione dell’autonomia regionale e locale, Salvini rende più difficile l’introduzione di limiti inferiori ai 50 chilometri nelle aree urbane, rendendo più difficile l’istituzione delle zone 30, accentrando a sé qualcosa che dovrebbe essere invece assolutamente deciso a livello comunale. Anche la realizzazione di nuove corsie ciclabili verrà fatta dopo la valutazione del ministero. Un’assurdità totale, un comportamento da quasi sovrano.

Ma non basta: il codice stabilisce che non si possa fare più di una sanzione al giorno per la circolazione abusiva nelle ztl, già invase da furbi di ogni tipo che entrano contromano e violano le norme, rendendo queste zone congestionate quando dovrebbero essere libere. E ancora: sempre sul versante permissivo si abbassa il limite di cilindrata dei motoveicoli per l’accesso a strade e autostrade extraurbane.

Infine, impedisce anche il controllo con telecamere e senza contestazione immediata delle infrazioni in materia di sosta o segnaletica, il cosiddetto street control, efficacissimo per ridurre invece incidenti e morti. Bocciati anche gli emendamenti che prevedevano l’obbligo di installazione dell’angolo cieco sui mezzi pesanti, la cui assenza ha causando una scia di strazianti morti di donne e madri a Milano.

E poi c’è l’altro lato, quello inutilmente repressivo. Si inaspriscono le sanzioni per chi guida con tasso alcolemico oltre lo 0,8, c’è la sospensione della patente se si guida al telefono o se non si usano le cinture, ma per 7 o 15 giorni, non poi così tanto da funzionare da deterrente. Viene aumentata la potenza massima delle auto guidabili da neopatentati, anche se si allunga da uno a tre anni il limite per vetture di grossa cilindrata. Si impone l’obbligo di targa e casco per i monopattini, forse l’unica cosa positiva, e si impone il divieto di sorpasso per i ciclisti se non si può mantenere almeno un metro e mezzo di distanza.

Il Codice affossa poi deliberatamente la mobilità sostenibile, sempre alla faccia dell’Europa, rendendo più difficile ai comuni costruire nuove corsie ciclabili, ed elimina la clausola prevista sempre dall’Europa che consente di realizzare doppi sensi ciclabili.

Lo stesso Foglio, non certo di sinistra, ricordando come l’Europa abbia varato un piano strategico, “Europa in movimento” per ridurre a zero il numero di morti sulle strade europee entro il 2030 (!), mentre l’Italia ha dato il via libera al “Piano nazionale della sicurezza stradale 2030” nel 2022, scrive, a firma di Giovanni Battistuzzi, un articolo ferocemente contrario. “Salvini ha inserito interventi copertina, buoni a far parlare di sicurezza stradale senza agire in alcun modo per incrementarla”, si legge.

Il Foglio nota come il punto fondamentale sarebbe dovuto essere la riduzione della velocità nelle strade urbane (75% di incidenti) ed extraurbane, mentre qui si allontana la possibilità per i sindaci di evolvere verso città 30. “Quella di Matteo Salvini è una inversione a U a grande velocità nella strada che ci avvicina all’Europa. In un paese che vede morire 53 persone ogni milioni di abitanti, uno dei dati peggiori della Ue”, conclude il Foglio.

Insomma, tutti convergono nel dire che si tratta di poche misure vetrina, di scarsa utilità, accompagnate contraddittoriamente da un’apertura neanche troppo indiretta a chi viola le regole, considerati quasi automobilisti da proteggere.

Per questo le associazioni sono scese e stanno scendendo in strada, appellandosi all’Europa. E si spera che la legge venga in qualche misura smontata anche dai tribunali, ormai purtroppo il ripristino della correttezza funziona così. Come ho scritto altrove, non solo questo governo non fa nulla di buono, che sarebbe comunque un passo, ma invece interviene in maniera peggiorativa. Dopodiché, ci sono le proteste, la fatica dei cittadini che scrivono, scendono in strada, fanno appelli contro misure ideologiche e sbagliate. E’ ormai una pratica tristemente consolidata, e che non dovrebbe esistere in un paese civile, dove i cittadini dovrebbero essere protetti, non esposti a maggiori rischi.

Il punto è che, se sono tante le misure sbagliate e che fanno male varate negli ultimi mesi, quelle che riguardano la sicurezza delle strade fanno doppiamente male. Perché a guardarle, attoniti, sono orfani, vedovi, coloro che hanno perso le persone centrali per le proprie vite. E nel peggiore dei modi, perché quando si muore per incidente non c’è la possibilità di salutarsi, di dirsi addio. Una persona amata esce la mattina e non torna mai più a casa.

Per questo queste misure sono intollerabili. Per questo l’ideologia e il doppiopesismo, quando si ha a che fare con la morte violenta, non è ammissibile. Porta dolore, fa rabbia, perché una misura ideologica e fatta male è sempre una forma di violenza. Nel caso dei morti in strada, di nuovo, violenza al quadrato.