Politica

Cara Schlein, si candidi alle Europee e poi cacci i satrapi locali. Per esempio nella mia Basilicata

di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Cara Elly, non c’è nulla di più fastidioso dei consigli non richiesti specialmente quando sono come la carità pelosa, ossia interessati. Mi riferisco in particolare a Romano Prodi, che insieme a Paolo Gentiloni, Enrico Letta e tanti altri hanno rovinato prima il Paese e poi al sinistra sposando l’idea liberista, che piace tanto agli azionisti del gruppo Gedi e Cairo e di conseguenza a molti dei loro giornalisti salariati. Tanti i regali fatti, dal Jobs act all’articolo 18, alla Fornero e a tutto quello che ha favorito Confindustria e ammazzato lavoratori e ceto medio.

Lasci stare le ‘compagne’ del Pd e la loro idea di donne come specie protetta, ma che mai si sono spese per una battaglia vera contro la casta tutta maschile del Pd, limitandosi a essere cooptate dal leader di turno.

Certo, in linea di principio Giuseppe Conte ha ragione a dire che non va bene candidarsi ad una carica che poi non si ricoprirà ma, come dicevano i latini, primum vivere, deinde philosophari. Se proprio deve chiedere un consiglio lo chieda a Rosy Bindi, che con lucidità ha detto che il Pd va sciolto perché prigioniero degli apparati. Apparati di cui si deve assolutamente liberare.

Per esempio nella mia Basilicata: il governo uscente, guidato da Bardi, non ha certo brillato. Un governo volto più a salvaguardare gli interessi della Lega che dei lucani. Non facile ma è possibile batterlo con una proposta unitaria e innovativa, basata su volti nuovi e credibili. Occorreva far dimenticare ai lucani i precedenti governatori di sinistra che hanno lasciato un ricordo pessimo. Marcello Pittella, che dovette dare le dimissioni per le vicende di Sanitopoli, ora fa parte della squadra locale di Carlo Calenda. Prima di lui Vito De Filippo, che fu dimissionario anche lui per lo scandalo di Rimborsopoli. Entrambi difensori nei fatti degli interessi dei petrolieri e che, a mia memoria, mai hanno combattuto una vera battaglia per la difesa dell’ambiente.

Prima ancora Filippo Bubbico, governatore ai tempi della rivolta per le scorie nucleari a Scansano. Altri protagonisti della partita lucana Salvatore Margiotta, ex Margherita, da sempre onorevole e assolto in Cassazione, dopo una condanna in appello, per traffico di influenze. E poi Vito Santarsiero, non rimpianto sindaco Pd di Potenza ora in mano alla Lega solo per un dispetto del Pd nei confronti del candidato civico, ma non Pd, Valerio Tramutoli. E infine Vincenzo Folino, ex onorevole Pd.

Dalle curie vescovili della Basilicata, da sempre contigue al potere locale, esce fuori la ‘novità’ Angelo Chiorazzo. Leader dimissionario di Auxilium, fornitore della Regione, poi Comunione e Liberazione, nota organizzazione della ‘sinistra’ cattolica, frequentatore di Andreotti e di Gianni Letta, altri leader storici della sinistra. Ma davvero! Il suo primo sponsor è Roberto Speranza, che sulla vicenda è un ‘influencer’ di Giuseppe Conte e anche ex segretario del Pd locale. Ha lasciato sul territorio una impronta così positiva da farsi eleggere prima in Toscana e poi in Campania.

Tutta la gestione della fase preelettorale è stata caratterizzata dai litigi interni al Pd e degli ex Pd. Sono soprattutto questi che si sono spaccati sulla candidatura di Chiorazzo: Pittella e Margiotta contro, gli altri a favore. In questa battaglia si è dilaniato anche il M5S locale che, pare, abbia avuto l’ordine di una coalizione a tutti i costi.

Cara Elly, la sinistra perderà in Basilicata anche se la destra candidasse Topo Gigio e la responsabilità sarà data a lei, in primis, e poi a Conte. Ma i veri colpevoli sono i satrapi e i cacicchi locali che non mollano la presa e di cui l’elettorato di sinistra ha la nausea. Si candidi alle Europee e poi li cacci tutti: Prodi in testa, poi Gentiloni, poi Enrico Letta e poi il resto e in Basilicata le ho fornito un buon primo elenco. Ci aggiunga Pina Picierno e Enzo Amendola e forse per questa via riusciremo a evitare i prossimi 50 anni di governo di ‘io sono Giorgia’.

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