Diritti

Bimbi con due mamme, a Padova al via le cause per “cancellarne una”. Il rischio di “orfani di Stato” e i casi di Milano

Era il 19 giugno scorso quando la procura di Padova impugnò 33 atti di nascita di bimbi e bimbe con due mamme dal 2017 in poi. Una circolare del ministero dell’Interno, che richiamava una sentenza a sezioni Unite della Cassazione che in realtà si era espressa sul caso di due papà, imponeva la rettifica degli atti di nascita. E così oggi al Tribunale di Padova iniziano le cause per cancellare una delle madri di 37 tra bambini e bambine, la mamme intenzionali. A Padova, a differenza di altre città italiane – la circolare era diretta a tutto il territorio – la procura aveva deciso di agire retroattivamente e impugnare gli atti dal 2017 ad oggi.

La protesta delle famiglie Arcobaleno – “Un provvedimento violento e vergognoso perché parliamo di un’azione retroattiva della Procura che interviene in alcuni casi anche dopo 6 anni dalla costituzione degli atti di nascita – denunciano le Famiglie Arcobaleno – Bambini e bambine che dovrebbero solo essere tutelati dalla Stato ma che si trovano per mano dello stesso a essere colpiti nei loro diritti primari: il diritto alla cura, alla protezione, alla salute, all’educazione. Madri che vorrebbero solo continuare a prendersi le proprie responsabilità assumendosi i propri doveri di genitore rischiano invece di essere cancellate con un colpo di spugna. Se il Tribunale dovesse dare ragione alla Procura parleremo di orfani di Stato ai quali è stata cancellata una delle due mamme”.

Secondo la procura di Padova andrebbero contro le leggi, e i pronunciamenti della Cassazione, gli atti di nascita registrati con “due mamme” e quindi il Procuratore ha chiesto al Tribunale la rettifica degli atti di nascita attraverso la “cancellazione” del nome della madre non biologica, e la “rettifica” del cognome attribuito alla figlia, tramite cancellazione di quello della ‘seconda mamma’.

“Padova è un unicum, la circolare è stata inviata in tutta Italia, ma soltanto a Padova la procura ha deciso di andare a ritroso e impugnare gli atti dal 2017. A Padova è caccia ai bimbi casa per casa – dice a LaPresse l’avvocato Michele Giarratano che difende le famiglie – a Padova è stata applicata con valore retroattivo, una spiegazione del perché siano andati a ritroso non è stata data”. Oggi, in tribunale inizieranno le udienze “che andranno avanti fino a Natale”. L’auspicio è che “i giudici esaminino caso per caso, ma il timore è che ci sarà una sola decisione per tutti i 33 casi. Se gli atti di trascrizione all’anagrafe dei bimbi con due mamme dovessero essere annullati significherebbe “cancellare l’identità dei bambini. Ci sono bambini di 6 anni e mezzo, fratelli e sorelle che rischierebbero di non esserlo più”, afferma. Nell’udienza di oggi, è previsto il contraddittorio tra le parti. “Abbiamo specificato caso per caso nella nostra memoria”.

Cosa dice veramente la sentenza della Cassazione – In realtà la sentenza della Suprema corte, sezioni Unite del 30 dicembre scorso, riguardava due uomini e stabiliva soltanto che il padre biologico, quello che ha donato il seme in una maternità surrogata, può essere registrato all’anagrafe come genitore. Un verdetto non “contro” le coppie omogenitoriali, ma in generale contro il ricorso alla maternità surrogata . che è vietata in Italia – che ovviamente non sussiste quando la coppia è formata da due donne.

La Suprema corte con un verdetto molto complesso aveva annullato la decisione con cui nel 2018 i giudici della Corte d’appello di Venezia avevano imposto al sindaco di Verona di riconoscere i due padri di un bambino nato in Canada nel 2015 grazie alla donazione di ovuli. Un annullamento in cui però indicavano anche una strada con la citazione di una importante sentenza della Corte costituzionale (33/2021) ovvero l’adozione. Quindi in base a questa decisione l’altro componente della coppia può intraprendere questo percorso in attesa che la politica agisca cosa che fino al pronunciamento, come gli stessi supremi giudici sottolineano, non era avvenuta.

“La Corte chiama in causa il legislatore perché la decisione sulla direzione di marcia, in un terreno denso di implicazioni etiche, antropologiche, sociali, prima ancora che giuridiche, non può essere devoluta alla giurisprudenza. Per le riforme, occorre la discussione in sede politica, affidando al confronto democratico, e per esso all’intera comunità, scelte di così rilevante significato. Il legislatore è rimasto finora inerte. Il monito giace inascoltato – sottolineavano i giudici della Cassazione – Nell’attesa dell’intervento, sempre possibile ed auspicabile, del legislatore, il giudice, trovandosi a dover decidere una questione relativa allo status del figlio di una coppia omoaffettiva, non può lasciare i diritti del bambino indefinitamente sospesi, ma deve ricercare nel complessivo sistema normativo l’interpretazione idonea ad assicurare, nel caso concreto, la protezione dei beni costituzionali implicati, tenendo conto delle indicazioni ricavabili dalla citata sentenza della Corte costituzionale” ovvero l’adozione.

La decisione a Milano a favore delle mamme – Anche a Milano la procura aveva impugnazione iscrizioni all’anagrafe, ma tutto avvenute successivamente alla sentenza della Cassazione e nel capoluogo lombardo i giudici hanno comunque deciso di annullare l’atto di nascita di un bimbo con due papà ma non gli atti di nascita di quelli con due mamme.

“Come Associazione Famiglie Arcobaleno e grazie all’impegno del nostro Gruppo Legale assisteremo le famiglie stando al loro fianco in questa difficile battaglia”, fanno sapere. Alessia Crocini presidente di Famiglie Arcobaleno “Se il Governo Meloni, come dice, avesse davvero a cuore le famiglie e l’infanzia di questo Paese non agirebbe come un persecutore di chi quei figli e figlie ha scelto di metterli al mondo e di prendersene cura da prima ancora che nascessero. Non smetteremo mai di denunciare questa vergogna e da oggi l’Italia sarà sotto gli occhi del mondo un Paese che calpesta i diritti dei suoi cittadini più fragili”.

Intanto il Comune di Padova ha proseguito in questi mesi a registrare i figli di mamme gay, nonostante l’impugnazione degli atti delle prime 33 coppie da parte della Procura, avvenuta nel giugno scorso. Il sindaco, Sergio Giordani, ha sempre sostenuto di “difendere i diritti dei bambini”. Le ultima trascrizioni riguardano altre quattro coppie omogenitoriali, che hanno visto il bimbo e la bimba della mamma biologica venire alla luce all’ospedale di Padova. L’ultimo caso di registrazione è stato una quarantina di giorni fa. Anche per loro è in arrivo lo stesso tipo di impugnazione.