Giustizia & Impunità

Csm, Gratteri avanti nel voto in Commissione per la corsa a procuratore di Napoli. Ma in plenum le correnti sono pronte a farlo fuori

“L’appoggio delle correnti è indispensabile, lo sapevo da prima, ma ho fatto la scelta di non iscrivermi. Io non frequento il Csm, non frequento i bar vicino al Csm, non frequento le cene e i pranzi del Csm. Questo ha inciso molto”. Così, nel maggio del 2022, Nicola Gratteri commentava a Otto e mezzo la scelta del Consiglio superiore della magistratura di negargli la nomina a procuratore nazionale Antimafia, preferendogli Giovanni Melillo, già capo di gabinetto del Guardasigilli Andrea Orlando ed esponente della sinistra giudiziaria di Area. Ora la trama potrebbe ripetersi: almeno due delle correnti di palazzo dei Marescialli si sono alleate per evitare che il pm anti-‘ndrangheta diventi il nuovo procuratore capo di Napoli, nonostante sia in assoluto il candidato più titolato. Ma a far girare il vento in suo favore, paradossalmente, potrebbe essere stato lo scandalo politico andato in scena mercoledì in occasione della scelta del procuratore di Firenze, quando il voto contro la prassi del vicepresidente leghista Fabio Pinelli, già avvocato di Alberto Bianchi nel processo Open, è stato decisivo per far passare Filippo Spiezia, il candidato gradito a Matteo Renzi e al centrodestra, contro Ettore Squillace Greco, candidato progressista che rappresentava la continuità con le gestione uscente invisa al leader di Italia viva.

La sorpresa però è stata che i quattro voti dei consiglieri “moderati” di Unità per la Costituzione (Unicost), in bilico fino all’ultimo, sono andati contro i pronostici a Squillace. Una scelta che è facile mettere in relazione con la partita parallela che si gioca su Napoli. A quanto risulta al fatto.it, infatti, Area è pronta a garantire il proprio contributo per mandare sotto il Vesuvio un magistrato di Unicost: GiuseppeGimmiAmato, che guida la Procura di Bologna ed è il principale sfidante di Gratteri, o Rosa Volpe, per otto anni procuratrice aggiunta e fino a ieri reggente dell’ufficio partenopeo. Così il pm sotto scorta rischierebbe di vedere ancora frustrata – per la seconda volta in pochi mesi – la sua ambizione di chiudere la carriera guidando un ufficio inquirente di primo piano. E se così fosse, quando a maggio 2024 scadrà il suo mandato da procuratore capo di Catanzaro, dovrà tornare a fare il sostituto semplice“, senza nemmeno potersi occupare di mafia: “È come un ingegnere o un architetto che si mette a fare il manovale“, aveva detto in un’intervista al giornale online LaCNews24.

Qualche dato per il contesto. Quello napoletano è l’ufficio inquirente più grande d’Europa, con 112 pubblici ministeri in pianta organica e 99 in servizio, competente su un territorio di quasi un milione e mezzo di abitanti. Ma è senza capo da oltre un anno, da quando Melillo ha traslocato all’Antimafia: il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli ha promesso la nomina del successore “entro l’estate”. Gli aspiranti erano cinque: oltre a Gratteri, Amato e Volpe correvano il procuratore di Potenza Francesco Curcio e quello di Benevento Aldo Policastro. Il 30 maggio la Quinta Commissione, competente sugli incarichi direttivi, li ha ascoltati tutti e la dottoressa Volpe – a quanto pare – è stata particolarmente convincente, tanto da far sfiorare un compromesso all’unanimità sul suo nome, nel segno della continuità con la gestione Melillo. Il piano però è saltato per l’opposizione di Daniela Bianchini, consigliera laica in quota Fratelli d’Italia, che è rimasta irremovibile su Gratteri. Il risultato è che giovedì, al momento di formulare le proposte per l’incarico, dalla Commissione sono usciti tre nomi diversi. Ma contro ogni aspettativa, dopo il discusso voto su Firenze – forse per evitare una nuova decisione incomprensibile all’esterno – il pm antimafia ne è uscito in netto vantaggio: per lui hanno votato in quattro, cioè Bianchini, Maria Luisa Mazzola di Magistratura indipendente (la corrente conservatrice), il laico renziano Ernesto Carbone e Andrea Mirenda, unico togato eletto senza l’appoggio dei gruppi. I due sfidanti, invece, hanno raccolto un solo voto ciascuno: Roberto D’Auria di Unicost per Amato, Antonello Cosentino di Area per Volpe.

La decisione definitiva però spetta al plenum, l’organo al completo, che dovrà esprimersi su tutti e tre i nomi entro la pausa di inizio agosto. Se nessuno raggiungerà la maggioranza assoluta (17 voti su 33), si andrà al ballottaggio tra i due più votati. A quel punto Gratteri se la vedrà contro uno tra Amato e Volpe (più probabilmente il primo) e scatterà il patto per farlo fuori: i sei voti di Area e i quattro di Unicost andranno compatti sul suo rivale, così come quelli di altri due togati progressisti, Mimma Miele e Roberto Fontana, dei laici Roberto Romboli (Pd) e Michele Papa (M5s) e del procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato, di Unicost, membro di diritto dell’organo. Totale 15. I consensi sicuri per il pm calabrese, invece, sono solo quattro, quelli dei laici in quota Fratelli d’Italia: il voto della Lega (Claudia Eccher) e quello di Forza Italia (Enrico Aimi) non sono affatto garantiti. E traballa pure il sostegno di Magistratura indipendente: da Napoli, infatti, alcuni sostituti di area conservatrice stanno facendo arrivare messaggi ostili alla nomina di Gratteri, considerato un capo “difficile”, capace di “far implodere” la Procura. Il pm antimafia più esposto d’Italia rischia di restare solo un’altra volta.

Riceviamo e pubblichiamo da Marcello Basilico, consigliere di Area:

“Sono sorpreso nel leggere che in cambio del voto di Unicost per Squillace Greco, per la Procura di Firenze, Area avrebbe garantito a Unicost di convergere sul suo candidato a Napoli. Questo accordo evoca le nomine a pacchetto e noi, consiglieri di Area, non ci prestiamo a queste pratiche. L’abbiamo detto in campagna elettorale e lo stiamo dimostrando nei fatti in questa consiliatura. La proposta per la Procura di Napoli fatta da chi ci rappresenta in Quinta Commissione è frutto del convincimento che si tratti della candidata più idonea a ricoprire quell’incarico e non si vede con quale logica si possa risalire da questa proposta alla conclusione che è stata riportata”.