Politica

Anche Berlusconi ha fatto cose ‘buone’: la sua eredità soprattutto nel campo giudiziario

di Valerio Pocar

Usciti fuor dal pelago delle lacrime dei coccodrilli, nella laguna è rimasto solo un Caimano. Alle lacrime di compianto altrui vogliamo aggiungere le nostre, al fine di tessere, a nostra volta, un elogio che ricordi i Suoi meriti, perché, non meno di un altro famoso statista, anch’Egli ha fatto anche cose buone. (…)

I meriti nel campo dell’amministrazione della giustizia sono quasi infiniti e siamo costretti a selezionare. Si tratta di suggerimenti di riforme purtroppo non sempre compiutamente realizzate, ma di sicura importanza. Ha avuto modo di occuparsi persino della giustizia minorile, dove, rilevata la incongruenza dell’affido delle fanciulle traviate ai servizi sociali, ha proposto di affidarle piuttosto alle igieniste dentali, purché esperte nel settore. Nel campo del processo penale è stato uno strenuo difensore del garantismo, insegnando che è meglio difendersi dai processi piuttosto che nei processi, un tranello, roba da Prima Repubblica, nel quale è caduto persino quel vecchio volpone di Andreotti. Una strategia vincente, tranne che per un solo piccolo incidente, però prontamente rimediato proprio in nome del garantismo, esemplarmente restituendo l’onorabilità ai pregiudicati. Anche nel campo della giustizia civile, oggetto di inutili lamentele di tanti cittadini che non riescono a ottenere prontamente soddisfazione, ha messo in pratica un metodo semplice ed efficace per ottenerla, quello di comprare i giudici tramite il suo avvocato Cesare Previti, è il caso del cosiddetto “lodo Mondadori”: il metodo è costoso, ma d’indubbia efficacia. Merito non piccolo è poi quello di aver voluto, dopo aver pur senza colpa intasato in vita l’amministrazione della giustizia, destinarle morendo il legato di liberarla da alcuni ingombranti indagini, come per esempio quella della strage di via dei Georgofili.

Da questi, sommariamente tratteggiati, contributi alla giustizia si può trarre anche un’edificante conclusione, l’affermazione del valore inestimabile dell’amicizia. Proprio in nome di questo nobile sentimento, infatti, alcuni Suoi amici, come Previti, Fede o Dell’Utri, non hanno esitato a farsi condannare per conto suo. Solo Mangano è morto prima di poter dare prova del suo rapporto di amichevole fedeltà, ma, in quanto amico degli amici, si trattava solamente di un rapporto di secondo grado.

Questi meriti nel campo del diritto processuale, però, sono poca cosa rispetto a quelli nel diritto sostanziale, che sarebbe tuttavia difficile rammentare in modo esaustivo, sicché dovremo, pur con rammarico, limitarci a un paio di esempi. La vexata quaestio del conflitto d’interessi, che tanto ha affaticato molti cittadini che hanno tempo da perdere, è stata risolta come il nodo di Gordio, perché bastava far presente il piccolo particolare che non vi può essere conflitto d’interessi quando l’unico interesse che conta è il proprio. Non meno importante è stato il superamento di certi criteri obsoleti della dottrina giuridica, quale il principio dell’astrattezza e della generalità delle leggi: leggi siffatte possono recare vantaggio a taluno, ma danno a talaltro, mentre le leggi ad personam si rivelano esclusivamente vantaggiose. (…)

Sul piano delle idee e della dottrina politica ha ottenuto che persino noi, tardi a capire, cogliessimo il vero significato del termine “liberale”, che, coniugandosi col termine “individuo”, esprimerebbe appunto la libertà dell’individuo di fare tutto ciò che gli pare per compiacere, in modo utile o dilettevole, il proprio Ego.

Anche le nostre lacrime, però, si stanno esaurendo, sì da impedirci di ricordare tutti i Suoi meriti, come pur vorremmo e sarebbe giusto. Prima di chiudere, però, non possiamo non deplorare che una larga parte di questo Paese si sia mostrata ingrata nei Suoi confronti, giungendo persino a criticare, un esempio raro di improntitudine, che a Persona così meritevole siano stati riservati le esequie di Stato, il lutto nazionale nonché la sospensione dell’attività parlamentare, come, ci si dice, sia accaduto solo per Cavour, modesto artefice della facile impresa di riunire un Paese, impresa da non potersi porre a confronto con quella più difficile di dividerlo.

Per finire, corre l’obbligo di rammentare che, da autentico grande statista, è riuscito a sovvertire le regole della storia, nella quale, come è stato detto, la tragedia si ripete come farsa: nel caso, la farsa ha preceduto la tragedia.

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