Zonaeuro

Qatargate, se il brandwashing si spingesse più in là noi come potremmo tutelarci?

di Ugo Gaiba

Le mazzette (sacchi di contante) del “Qatar gate” inducono a pensare ad altri possibili scenari. Qualcosa su cui riflettere.

Tanto ma non troppo tempo fa, in Italia è successo che un imprenditore, per non portare i libri in tribunale ed eludere futuri processi per connivenza con la criminalità organizzata, abbia fondato un partito personale/aziendale; poi, una volta entrato – di diritto – nelle istituzioni, per raggiungere gli scopi che si era prefisso abbia anche comperato i politici e i voti necessari ai suoi scopi – dovendo fare di necessità virtù. Ovviamente facendo leggi ad personam, di cui tanto i mascalzoni presenti nelle istituzioni quanto quelli fuori, se vogliono e per necessità, possono beneficiare.

Ai giorni nostri, abbiamo poi anche quel personaggio che è andato e se ne va per conferenze in Arabia Saudita… e buon ultimo, ci scoppia lo scandalo che coinvolge l’Europarlamento e il Qatar. Di quest’ultimo: il 9 aprile 2018, Panzeri – che accertava il rispetto delle condizioni dei lavoratori adibiti alla costruzione degli impianti sportivi per i mondiali – avrebbe dichiarato di aver “assistito a sviluppi positivi nel campo dei diritti umani”, censurando il reale contesto, quello indicato e denunciato dalle organizzazioni umanitarie, che segnalavano che, come minimo, il “relativo contributo di vite umane” (danni collaterali?) era di 6.500 morti.

Per i pm che indagano, e dall’azione investigativa, è emerso che si tratta di una lobby (quella di Panzeri e C.) votata al brandwashing, ossia il neuromarketing a servizio dei brand per creare un rapporto corretto con i consumatori. Addirittura finalizzato a “usare temi di giustizia sociale come strategia di marketing”. Per conseguire il risultato con il “brandwashing”, e pagare il gentile interessamento nonché l’impegno profuso a promuovere l’immagine del Qatar, gira ed è arrivata nelle tasche della lobby una quantità incredibile di quattrini (incredibile per i comuni mortali), una cifra superiore ai seicentomila euro “in banconote”, corrisposte/trovate nelle disponibilità di uno degli incriminati (poi ci sono gli altri).

Problema: se hanno utilizzato quel “pacco” di quattrini per avere il patrocinio delle autorità politiche (nostri rappresentanti) e della stampa solo per conseguire un adeguato coinvolgimento e condizionamento positivo nella percezione della “sola” manifestazione sportiva dei mondiali, per cose più importanti quanto potrebbero “investire” e cosa altro potrebbero fare? Cioè – perdonatemi, si sa che sono l’ultimo degli imbecilli dentro al bar: se i maggiori produttori di petrolio e di gas metano, per prolungare e/o mantenere la condizione privilegiata con cui fanno il “prezzo” dell’energia prodotta da fonti fossili, volessero e si prestassero ad impedire o ritardare il passaggio al consumo di energie prodotte da fonti rinnovabili e decidessero quindi di comprarsi politici e partiti e quindi le democrazie occidentali, noi comuni mortali da che cosa saremmo e siamo tutelati, e cosa possiamo fare per impedire che ciò accada?

Occorre difendere dalla deriva la democrazia e le istituzioni repubblicane. Non possiamo accettare e subire la volontà di pregiudicati e di mascalzoni eletti alla Camera e al Senato, non possiamo accettare e subire leggi imposte da una minoranza del corpo elettorale del paese. Ma soprattutto dobbiamo evitare un altrui controllo della democrazia, che la libertà non è star sopra a un albero…

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