Politica

Aldo Moro, Craxi e Conte: la sudditanza della Repubblica agli alleati Usa non è ancora finita

di Giuseppe Paris

Assange ci ha confermato quello che molti di noi già sapevano: Henry Kissinger, il potentissimo segretario di Stato americano, nei mesi antecedenti il rapimento di Aldo Moro aveva fatto forti pressioni su alcuni esponenti Dc affinché il Pci non venisse coinvolto in responsabilità di governo, indicando in Cossiga, e non in Aldo Moro, l’uomo politico che gli Usa avrebbero voluto a capo di un governo di centro. In via Fani è provata la presenza del colonnello Camillo Guglielmi, uno dei massimi esponenti del Sismi, con Cossiga ministro degli Interni… a che scopo? In qualsiasi paese normale dopo l’uccisione di Aldo Moro il ministro degli Interni, responsabile della sicurezza, si sarebbe dovuto dimettere. Invece, dopo l’uccisore di Moro, Cossiga ha ricoperto per due volte la carica di Presidente del Consiglio e poi quella di Presidente della Repubblica.

Aldo Moro aveva intuito che, per il bene del paese, sarebbe stato fondamentale che i due partiti maggiorati, Dc e Pci, governassero insieme. Si sarebbe trattato di una svolta epocale nella palude della politica italiana, bloccata da trenta anni di egemonia democristiana. A distanza di 50 anni oggi l’Italia è ancora bloccata su logiche atlantiste e filoamericane che ne fanno una democrazia incompiuta. Il governo Draghi è oggi il custode garante di questa situazione, come lo fu Cossiga (l’uomo dei rapporti con Gladio) dopo l’epoca del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro. Il resto della prima repubblica è un susseguirsi di situazioni di sudditanza dei politici italiani verso l’alleato americano, fino alla notte di Sigonella, quando Craxi si rifiutò di consegnare Gheddafi agli Usa. Anche Craxi è stato eliminato, ma in modo meno cruento: i tempi cambiano, i metodi sono diversi, ma gli obiettivi sempre gli stessi: garantire agli amici americani governi italiani compiacenti.

E infatti grazie alla seconda repubblica abbiamo avuto 30 anni di Berlusconi, con brevi parentesi di personaggetti di secondo/terzo piano, tutti governicchi incapaci di qualsiasi sussulto di orgoglio nazionale, né verso l’Europa né tanto meno verso gli americani. Da fiorentino mi sono più volte domandato per quali motivo un sindaco mediocre come Renzi fosse ricevuto con tutti gli onori di stato da un presidente degli Stati Uniti d’America; semplicemente perché gli americani avevano puntato su questo mediocre per il dopo Berlusconi, per assicurarsi la loro continuità di governo in Italia. Con un piano audace e spregiudicato: cancellare quel poco che rimaneva di ideali della sinistra all’interno del Pd.

Il primo e il secondo governo di Giuseppe Conte hanno rappresentato un momento di rottura verso questa politica di sudditanza atlantista e filoamericana, così come lo fu il governo Moro del compromesso storico, ma ahimè la democrazia in questo paese è ancora un concetto astratto, e quindi il buon governo Conte ha dovuto prima arrendersi ai capricci di Salvini (sponsorizzato da Confindustria) e poi ai capricci di Renzi (sponsorizzato dal resto di poter forti e da buona parte dei media), per lasciare il posto al governo dei “migliori” di Mr Draghi, appunto i migliori sostenitori della politica del “lasciamo che le cose le decidano gli altri al posto nostro (America e Ue)”.

I tempi cambiano, i metodi anche, ma l’obiettivo di chi “controlla” questo paese è sempre lo stesso: garantire agli amici e agli amici degli amici, necessariamente filoamericani, il potere, affinché nulla cambi e tutto rimanga come vogliono loro.

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