Politica

Quando inizia la vecchiaia? In politica pare mai

di Pietro Francesco Maria De Sarlo

“Plurima sunt iuvenum discrimina, una senum facies”: in gioventù siamo tutti diversi ma in vecchiaia abbiamo tutti la stessa faccia. Tradotto: è difficile aspettarsi un pensiero innovatore da un vecchio. Ma quando inizia la vecchiaia? Mai.

Giuseppe Guzzetti, classe 1934, fa notizia perché prende la tessera del Partito democratico. Ha appena lasciato la Fondazione Cariplo, come i suoi coevi Giovanni Bazoli, Carlo Marchetti, eccetera hanno da poco (semi) lasciato le loro postazioni. Mentre Piero Angela ha già un clone, questi danno campo libero a una nuova generazione di scavezzacolli, che di danni ne ha già fatti in abbondanza: Mario Draghi über alles. Ma anche Mario Monti, Francesco Giavazzi e altri.

Non passa giorno che i giornali non si interroghino sul futuro del “giovin signore”. Chi lo vuole presidente del Consiglio fino al 2028, quando avrà 81 anni, chi presidente della Repubblica, sempre sopra gli 80 a fine mandato, e chi dopo o prima di questi incarichi – non si capisce – lo vede al posto di Ursula von der Leyen. Ma per l’Europa Angela Merkel, classe 1954, è già troppo âgée per governare la Germania, non credo si farebbe guidare da un arzillo vecchietto, che poi tanto arzillo non pare.

Monti qualche autocritica la fa. Dice che i suoi disastri al governo furono imposti dall’Europa con una letterina a firma Draghi-Trichet. Ma, ne sono certo, a piazza Duomo non c’erano le Panzer Division e a Fontana di Trevi non bivaccavano i Cosacchi. Bastava un minimo di schiena dritta. Giavazzi si dimentica, insieme a tutti i liberisti, che le loro teorie sono datate e dichiarate “fesserie” dai premi Nobel degli ultimi 20 anni. Sarà perché ormai legge solo i suoi libri? Il rigore non ha funzionato per fatti concludenti, e loro che dicono? Che ci voleva ancora più rigore! Come i medici del Medioevo che per guarire dalla peste prescrivevano salassi e flagellazioni. Poiché la peste non passava affermavano che i salassi erano stati pochi e che le flagellazioni erano state somministrate con poco entusiasmo.

Archiviati (si spera) Berlusca e Trump, affidarsi ai “senatori” è diventato il vezzo della sinistra. Dopo Re Giorgio, ecco Sergio Mattarella. Alla guida del Pd c’è Enrico Letta, classe 1966, ma già alla nascita aveva 80 anni, come ora: fidatevi. Come Mattarella, che ha di recente ricordato il Manifesto di Ventotene. In Europa il Parlamento eletto non ha potere, fa da tappezzeria. Tutte le decisioni sono dell’Eurogruppo. Un organismo informale, privo di regolamento di voto, senza nessuna proporzionalità di rappresentanza democratica e dove i suoi membri rispondono solo ai parlamenti nazionali.

Poco fa l’Eurogruppo guidato da Wolfgang Shauble e Jeroen Dijsselbloem si è trasformato in una gang che ha scarnificato, grazie al manganello fornito dalla Bce e dal Fmi – all’epoca diretti da Draghi e Lagarde – la Grecia. Organismi privi di giurisdizione, come Bce e Mes, dettano la linea economica ai governi privandoli di ogni legittimità. Quest’Europa è non solo la negazione dello spirito di Ventotene ma della democrazia. Più che il sogno di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, il loro incubo.

L’elettore nulla conta, i senatori tutto. Luigi Di Maio, dimenticandosi di rappresentare il 32% degli italiani, si accomoda a fare il bravo ometto obbediente ai voleri di Draghi. Stessa sorte Matteo Renzi che, bruciato tutto il bruciabile in politica, fa il “mazziere” conto terzi. Il loro futuro dipende dalla gerontocrazia a cui si inchinano con ossequio. Invece, della fisiologica e salutare contestazione i giovani si omologano e aspirano alla cooptazione. Vedere la valigetta che può distruggere il mondo in mano a nonno Joe, che si addormenta davanti al primo ministro israeliano, desta angoscia.

“Senectus ipsa est morbus”. E a me la sinistra e il mondo pare malato e avviato verso un brezneviano inesorabile declino. Scrittori salariati hanno detto che la vittoria dell’Italia agli Europei fu dovuta all’effetto Draghi. Io credo invece che l’Italia abbia vinto perché Roberto Mancini si liberò dei senatori.

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