Giustizia & Impunità

Giustizia, anche se Conte ha migliorato la riforma non me la sento di gioire

di Andrea Maglia

Dopo lunghe e travagliate trattative tra il leader in pectore del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, e la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il testo della riforma del processo penale. Le modifiche ottenute da Conte sono le seguenti: “Per i reati con l’aggravante mafiosa è previsto termine transitorio di 6 anni per concludere il processo d’Appello, valido fino al 2024: dal 2025 in poi scenderà a 5 anni. Mentre i processi per associazione di stampo mafioso e voto di scambio politico-mafioso (416-bis e ter) potranno prolungarsi ‘sine die’”.

Ora, non metto in dubbio che queste siano delle importanti e significative migliorie alla riforma che, come ha tuonato Nicola Gratteri, avrebbe soppresso in appello importantissimi processi di mafia. Tuttavia, non mi sento di gioire: questa riforma è profondamente ingiusta in se stessa. Difatti, pur essendo salvi i processi di mafia, andranno in fumo moltissimi altri processi per reati assai gravi, come ad esempio la corruzione, vero cancro del nostro Paese, e tutti gli altri: dal furto d’auto alla rapina. Questa riforma, inoltre, renderà assai convenienti gli appelli dilatori e le perdite di tempo in appello, allungando così i già prolissi tempi della giustizia penale.

Ma, come se questo non bastasse, c’è un secondo punto in questa riforma del processo penale: infatti, d’ora innanzi, a decidere con quale priorità le Procure della Repubblica dovranno indagare e perseguire un reato piuttosto che un altro sarà nientemeno che il Parlamento. Ora, secondo voi a quali reati verrà accordata una corsia prioritaria? Forse a quelli più dannosi per il Paese, come la corruzione e i reati dei colletti bianchi? Giammai, verrà accordata ai soliti reati predatori della strada, che – come ci ha ben insegnato Piercamillo Davigo con l’esempio del processo per “Parmalat” – fanno danni in misura enormemente minore rispetto a quest’ultimi.

Ad esempio, il processo “Parmalat” aveva 45mila vittime, le quali avevano perso con la bolla dei bond Parmalat i risparmi di tutta una vita. Ora, uno scippatore quanto tempo impiega per fare un simile numero di vittime? E, anche qualora lo facesse, queste verrebbero private, al massimo, di una mensilità di pensione, non dei risparmi di tutta una vita!

Questa riforma non è un fulmine a ciel sereno nel panorama della politica: è l’ennesima dimostrazione di come in questo Paese il legislatore si ostini a rendere il delinquere assai più conveniente dell’essere onesti. E, se la strada che intendiamo percorre sarà sempre più questa, non dovremo lamentarci del fatto che l’Italia sia ancorata a uno stato di disonestà e illegalità diffusa che ne impedisce la crescita economica!

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