Calcio

Gravina, gli obiettivi dopo la rielezione: dalla riforma dei campionati a una legge sugli stadi per sedersi al tavolo del Recovery fund

Dopo il plebiscito di ieri, il pieno mandato, il largo consenso e l’asse di ferro con la Serie A va blindato con le riforme: quella dei campionati, ma anche stadi ed altri favori dal governo. Puntando al piatto più ricco, quello del recovery fund

Il calcio italiano va avanti con Gabriele Gravina. Era già il n. 1 del pallone negli ultimi due anni, quando ha lavorato per questo mondo (e per la sua rielezione). Lo sarà a maggior ragione per i prossimi quattro, dopo esser stato riconfermato alla guida della FederCalcio con percentuali bulgare. Lo hanno votato quasi tutti, calciatori, allenatori, società. È stato quasi un trionfo e in fondo si può capire perché. Gravina può rivendicare di aver fatto ripartire il campionato dopo il lockdown e aver strappato aiuti economici al governo in pandemia, come la discutibile sospensione delle tasse per i ricchi club. Ha fatto gli interessi del pallone, ed è quello che continuerà a fare nei prossimi quattro anni, senza dimenticare i propri (come ad esempio l’elezione nell’esecutivo Uefa, poltrona che vale 150mila euro lordi l’anno). Ora che ha pieno mandato, il largo consenso e l’asse di ferro con la Serie A va blindato con le riforme: quella dei campionati, ma anche stadi ed altri favori dal governo. Puntando al piatto più ricco, quello del recovery fund.

GIUSTIZIA SPORTIVA E PESI ELETTORALI – Le primissime mosse saranno il rinnovo degli organi di giustizia sportiva e dei regolamenti. Sembra burocrazia, quindi forma, ma è sostanza. I vertici di procure e tribunali federali scadono al 30 giugno: sono figure chiave, se guardiamo a quanto peso (anche politico) hanno avuto le inchieste della Procura. Riscrivere le norme, poi, significa mettere ordine all’interno delle componenti, e potrebbe trasformarsi in una sorta di regolamento di conti (o almeno così temono i Dilettanti del rivale Cosimo Sibilia, unica Lega all’opposizione). Questo per arrivare alla ridistribuzione dei pesi elettorali: Gravina ha promesso di dare più potere alla Serie A, che vale solo il 12% dei consensi federali, mentre la Serie C il 17% e i Dilettanti il 34. Per farlo, verrà convocata presto un’assemblea straordinaria.

STADI, FONDI E IL PIATTO RICCO DEL RECOVERY FUND – Da una parte c’è la partita per il “potere” , dall’altra quella dei soldi, che si gioca quasi tutta in Serie A, dove ci sono i club più ricchi, e Gravina ha una forte intesa col presidente Paolo Dal Pino. Non è un caso che nel suo discorso inaugurale abbia parlato di stadi, sogno proibito di tanti patron: di recente il governo è intervenuto già due volte sulla normativa, ma le parole di Gravina fanno capire che il pallone tornerà alla carica, su questo e altre richieste, come sgravi fiscali e sponsor dalle scommesse. Anche perché adesso ha una carta in più da giocare: un contatto privilegiato al ministero dell’Economia, dove il procuratore federale Giuseppe Chinè è appena stato capo di gabinetto del ministro Franco. “Voglio essere egoista nell’ipotizzare che la sua presenza ci possa aiutare”, ha detto lo stesso Gravina (però guai a parlare di conflitto d’interessi). Anche perché sullo sfondo c’è il ricco piatto del Recovery fund, che per lo sport dovrebbe significare soprattutto finanziamenti all’impiantistica: pure il pallone vuole sedersi a tavola. Intanto nelle prossime settimane, sotto l’occhio vigile della Federazione, si decideranno l’assegnazione dei diritti tv e la possibile vendita ai fondi d’investimento stranieri (progetto molto controverso, a cui però anche la Figc ha ammiccato di recente).

LA RIFORMA DEI CAMPIONATI (E LE INSIDIE IN CONSIGLIO) – Gravina è stato votato da tanti, perché dai ricchi club della Serie A ai piccoli della Serie C, tutti disperati chi più chi meno, si aspettano che sia in grado di portare aiuti e fondi al calcio italiano con i suoi contatti influenti. Il suo mandato si giocherà su questo, e su quella che è la madre di tutte le battaglie, la riforma dei campionati. Gravina ha sempre parlato di riforma qualitativa e non quantitativa, di ridisegnare i perimetri di professionismo e dilettantismo, magari attraverso quella famosa area del semiprofessionismo (che però non è riuscito a ottenere nemmeno nell’ultima legge delega varata da Spadafora). Cosa voglia dire tutto questo nel concreto non si sa: al di là della retorica, le società andranno tagliate, perché sono troppe, e riorganizzate, perché così il sistema non funziona. Arriveranno i primi problemi. Non a caso Gravina punta a convocare un’assemblea straordinaria, dove spera sia più facile superare i veti incrociati. Ma anche qui servirà la maggioranza qualificata dei tre quarti, mentre in consiglio federale l’opposizione dei Dilettanti rischia di paralizzare tutto, e la presenza come consigliere del guastatore Lotito sarà una spina nel fianco.

Twitter: @lVendemiale