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Vaccini Covid, von der Leyen ammette errori: “Sottovalutati i problemi produttivi”. Bild: “Per il ministro Scholz la strategia Ue fa schifo”

Dopo i ritardi nelle consegne annunciati da Astrazeneca, in un'intervista a diversi media europei la presidente della Commissione spiega: "Avremmo dovuto concentrarci di più sulle difficoltà legate alla produzione di massa". E "spiegare meglio ai cittadini che il processo di distribuzione sarebbe stato lento perché si tratta di una procedura completamente nuova". Alla Stampa anche un accenno alla crisi italiana: "Draghi alla Bce ha svolto un ruolo straordinario e di questo ne sono tutti consapevoli. Non solo in Italia"

Un mea culpa. Il quotidiano francese La Croix titola proprio così, mentre la tedesca Süddeutsche Zeitung si limita a un virgolettato: “Avremmo dovuto farlo prima”. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, bersagliata di critiche per le falle nel piano di approvvigionamento dei vaccini anti Covid, ha dato un’intervista a un gruppo di media europei ammettendo che sono stati fatti degli errori. “L’anno scorso ci siamo focalizzati sulla necessità di sviluppare i vaccini, ma forse – in parallelo – avremmo dovuto concentrarci di più sui problemi legati alla loro produzione di massa“, è il virgolettato riportato dalla Stampa. “Li abbiamo sottovalutati. Col senno di poi avremmo anche dovuto spiegare meglio ai cittadini che il processo di distribuzione sarebbe stato lento perché si tratta di una procedura completamente nuova”. Intanto anche in patria, a Berlino, la ex ministra della Difesa è sotto attacco: secondo la Bild, durante una riunione di governo il ministro dell’Economia Olaf Scholz ha detto che la strategia vaccinale è andata “veramente di m….”.

Nell’intervista al quotidiano torinese c’è spazio anche per un breve accenno alla crisi politica italiana. “Non commentiamo le questioni politiche interne”, è la premessa, ma Mario Draghi, premier incaricato, “alla Bce ha svolto un ruolo straordinario e di questo ne sono tutti consapevoli. Non solo in Italia”.

Nell’intervista – di cui la Stampa dà un’anticipazione sul suo sito – la presidente della Commissione affronta i problemi dei “colli di bottiglia” industriali che stanno rallentando la distribuzione dei vaccini: “Dobbiamo guardare ad altri siti e investire insieme in nuove capacità produttive, sapendo che per essere operativi ci vogliono mesi. Per questo è meglio prepararsi ora, non si sa mai cosa può succedere tra dodici mesi”, spiega Von der Leyen. Intanto il dialogo tra Bruxelles e AstraZeneca resta “complicato”, fanno sapere fonti diplomatiche europee. Le dosi di vaccino previste in consegna nell’Ue per il primo trimestre dell’anno si attestano sui 40 milioni, ben lontano da quei 100 milioni previsti dal contratto siglato con l’azienda anglo-svedese. Visto il taglio, saranno complessivamente 100 milioni le dosi di vaccino che saranno consegnate nell’Ue nel primo trimestre (tra i vaccini di Pfizer-Biontech, Moderna e AstraZeneca). Nel secondo trimestre dell’anno invece, aumenteranno a 300 milioni. Due giorni fa la Commissione ha esplicitamente aperto alla licenza obbligatoria, cioè la possibilità di permettere ad altre aziende di produrre versioni generiche (equivalenti) dei farmaci, pagando un’opportuna royalty alla titolare della proprietà intellettuale. Una opzione esplicitamente prevista nell’ambito della tutela dei brevetti negli accordi Wto in materia di proprietà intellettuale.

Von der Leyen comunque precisa che “la stragrande maggioranza dei leader ha espresso pubblicamente il suo sostegno“. E rivendica: “Da giugno abbiamo istituito un consiglio direttivo in cui sono rappresentati tutti i 27 Stati. Nessuna decisione è presa senza il consenso dei 27 governi. Stiamo parlando di un organismo che si riunisce regolarmente, 5-7 volte al mese, per discutere di ogni piccolo dettaglio dei contratti che sono in fase di trattativa. Un piccolo gruppo di Stati era anche nel team negoziale con le case farmaceutiche, hanno seguito ogni passo”. Poi tiene a sottolineare che non c’erano alternative a condurre insieme le trattative con le aziende: “Non posso immaginare cosa avrebbe significato per l’Europa se uno, due o tre Stati avessero avuto accesso al vaccino e gli altri no”. Quanto al fatto che Regno Unito e Israele si stiano muovendo più velocemente, Londra “ha optato per un’autorizzazione d’emergenza, assumendosi le responsabilità” e Israele “ha accettato di cedere alle case farmaceutiche i dati sanitari personali dei cittadini. Noi non lo faremmo”.