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Coronavirus, la rivoluzione della Svezia: il governo dà il via libera a chiusure e multe. E i numeri della pandemia preoccupano

Dal 10 gennaio fino a settembre potranno essere disposte chiusure, dagli esercizi commerciali ai trasporti. Finora infatti mancava una legge che consentisse di legiferare sulla libertà personale, a meno di stato di crisi, ma inteso solo come stato di guerra. A determinare la decisione dell'esecutivo, i numeri di contagi e morti

Centri commerciali, trasporti pubblici e trasporti aerei nazionali, negozi ed industrie. Potranno essere costretti a chiudere per volontà del governo svedese. Per la prima volta scatteranno multe per quanti non si atterranno a quelle che ora saranno vere e proprie restrizioni, disposte per legge. Il governo potrà incidere con regole giuridicamente vincolanti, anche sulla chiusura di punti vendita medi e grandi, su teatri, cinema, palestre, campeggi, zoo, musei e altri luoghi per attività ricreative o culturali, sale per banchetti e luoghi per riunioni private, luoghi pubblici, come parchi e stabilimenti balneari. Sono queste le principali conseguenze della Legge temporanea sulla Pandemia approvata dal Parlamento svedese. Entrerà in vigore domenica 10 gennaio e vi resterà fino a settembre 2021.

Un’autentica rivoluzione per la Svezia, Paese che si è attirata lo sguardo, a volte ammirato, molto più spesso adirato, del resto del mondo e dell’Europa in particolare, stretta tutt’ora tra lockdown intermittenti. Finora, infatti, nel Paese scandinavo nessuna reale restrizione era stata disposta dal governo, che aveva spesso usato le indicazioni dell’Autorità svedese per la Salute Pubblica, date per bocca del noto epidemiologo di Stato Anders Tegnell, come una sorta di legge non scritta su cui l’esecutivo nulla poteva.

Una mossa, in realtà, per non inimicarsi l’opinione pubblica. Il Paese aveva proceduto fin qui attraverso consigli “severi”, appelli alla popolazione, nella convinzione che per i cittadini svedesi fosse sufficiente far leva sulla fiducia verso lo Stato e il premier socialdemocratico Stefan Löfven. Di fatto mancava una legge che consentisse di legiferare sulla libertà personale, a meno di stato di crisi, ma inteso solo come stato di guerra. I numeri però sono impietosi, in una Svezia che ha un tasso di mortalità assai superiore rispetto a quello degli altri paesi scandinavi, e inferiore a quello di molti altri Paesi europei. Da ieri sono stati segnalati 7.187 nuovi casi confermati di covid-19, per un totale di 489.471 infette. Registrati 171 nuovi decessi in 24 ore, per un totale di 9.433 morti. Le persone sono in terapia intensiva causa coronavirus sono 379. Proprio queste cifre avrebbero indotto il governo ad un passo finora rifiutato per timori di impopolarità.

I numeri hanno evidentemente potuto sull’opinione pubblica più dell’impennata di criminalità violenta, che comunque attanaglia la popolazione ormai da anni (nel 2020 la polizia ha registrato dati senza precedenti: 349 sparatorie, 44 morti e 111 feriti) e che finora era stata in testa alle preoccupazioni degli svedesi. Come dimenticare poi il discorso di fine anno del re di Svezia Carl XVI Gustav: “Abbiamo fallito”. Le limitazioni alla libertà personale più forti, a causa della pandemia, si erano sintetizzate nel numero massimo di otto persone per tavolo non solo nei locali pubblici ma anche nelle riunioni private, e l’orario oltre il quale gli esercizi potevano servire alcolici, fissato per le 22. Dal 24 dicembre, erano scattati nuovi veti, ma sempre più in capo ai ristoratori che ai singoli: non oltre quattro persone per tavolo, non più alcolici oltre le 20. Il 18 dicembre, inoltre, Tegnell comunicava che dal 7 gennaio sarebbe stato consigliato l’uso della mascherina nei trasporti pubblici (l’epidemiologo aveva sempre messo in discussione l’efficacia del presidio). Un annuncio che molti svedesi hanno accolto con sollievo. Numerosissime infatti le persone che da allora, nella capitale e nelle sue municipalità, la indossano, nei luoghi chiusi ma anche per strada, e indipendentemente dall’età.

Sempre senza obbligo disposto per legge, era stata anche sottolineata l’importanza di limitare il numero di visitatori nei frequentatissimi centri commerciali che il governo invitava a disertare in concomitanza con le festività, per evitare assembramenti. A disattendere le indicazioni però sono stati proprio il premier Löfven ed il suo ministro della Giustizia Morgan Johansson, “beccati” a comprare regali all’antivigilia di Natale. Cosa che ha infiammato l’opinione pubblica. Se infatti è davvero difficile immaginare come domenica reagiranno gli svedesi, è facile constatare ciò che per loro è inaccettabile: il privilegio. A proposito: sono ufficiali le dimissioni del direttore generale dell’Agenzia svedese per la Salute Pubblica Dan Eliasson, dopo il suo viaggio alle Canarie per far visita alla figlia, nonostante le forti raccomandazioni intimassero di stare a casa. Löfven ha spiegato però che il direttore continuerà a ricevere il suo stipendio per altri due anni, fino cioè allo scadere naturale del suo contratto. Svolgerà incarichi non meglio precisati.