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Conte: “Serve un confronto nella maggioranza per un patto di fine legislatura. Mes? Ne parleremo”. Colloquio con Zingaretti

Il presidente del Consiglio ha incontrato i giornalisti insieme al ministro dell'Economia per presentare i contenuti della manovra: "Il fondo salva-Stati? Ci sarà l'opportunità di parlarne". Il segretario dem dopo l'annuncio di un confronto sulle priorità dei prossimi mesi: "Bene serve un patto per cambiare l'Italia"

“Il ricorso al Mes? Ho risposto a una domanda, ma non vuol dire che la questione è risolta ieri in conferenza stampa”. 24 ore dopo aver illustrato l’ultimo dpcm Giuseppe Conte ha incontrato, insieme al ministro Roberto Gualtieri, i giornalisti per parlare dei contenuti della manovra. E rispondendo alle domande, è partito proprio dalle sue dichiarazioni sul ricorso al fondo salva-Stati che in queste ore hanno aperto discussioni dentro la maggioranza. “Ci sono le sedi opportune e ci sarà l’opportunità per parlarne”, ha detto. Ma non solo. Il premier ha rivelato che prossimamente l’esecutivo, compatibilmente con la pandemia, si siederà al tavolo per parlare delle priorità da affrontare nei prossimi mesi. “Vi anticipo: siccome le forze di maggioranza hanno chiesto un momento di confronto ritengo quantomeno opportuno un confronto politico per definire le priorità, per definire un patto in vista della fine Legislatura“. Questo, ha specificato Conte, sarà comunque da prevedere dopo l’assemblea degli Stati generali del M5s: “In questa fase il M5s ha già fissato un appuntamento importante” ed “è opportuno definire prima questo passaggio, a meno che il Movimento non sia in condizioni per anticipare”.

L’ultimo motivo di tensione dentro la maggioranza è nato dopo le parole di Conte sul Mes. E come prima reazione, il segretario dem Nicola Zingaretti ha chiesto che temi simili “non siano affrontati con una battuta in conferenza stampa”. E, come riferito dall’agenzia Ansa, i due leader si sono sentiti al telefono poco prima che il premier iniziasse la nuova conferenza stampa. “Bene sul patto di legislatura per cambiare l’Italia, avere una visione e dare sicurezza”, ha scritto poi su Twitter Zingaretti. Nei giorni scorsi, l’idea di un confronto di maggioranza, era stato evocato dai renziani dopo aver fatto ostruzionismo sul ddl per il voto ai 18enni in Senato. Per questo il presidente di Italia viva Ettore Rosato ha rivendicato l’origine della proposta: “Esprimo soddisfazione perché la proposta di Renzi di un tavolo di coalizione che lavori in prospettiva del 2023 è stata accolta: sono convinto che questo aiuterà a costruire un clima collaborativo e costruttivo”.

Il problema del ricorso al Mes o meno rimane soprattutto nei dibattiti politici tra maggioranza e opposizione (ma pure all’interno del Pd). Oggi Conte ha cercato di evitare di riaprire le discussioni: “Non mi dovete fare la domanda“, ha detto rivolgendosi ai giornalisti, “ieri ho risposto all’ennesima e ho fornito elementi di valutazione che ho messo sul tavolo”, ha detto. “E’ un dibattito pubblico che si trascina da mesi, perché tutti si facciano un’opinione. Io non ho detto faremo così o così: ho chiarito perché il Mes non può essere la panacea di tutti i nostri problemi. Ho risposto a una domanda ma non vuol dire che è risolta ieri in conferenza stampa: ci sono le sedi opportune e ci sarà l’opportunità per parlarne”.

Proprio sul Mes è stato interpellato anche il ministro dem. Che ha ricordato come la linea di credito, che lui stesso ha negoziato in Europa, sia stata pensata “nel caso in cui “ci fosse stato un problema di emergenza di liquidità per un Paese”, e non è il caso dell’Italia al momento. Il vantaggio sarebbe di circa 300 milioni l’anno di minori interessi. “Questo è il vantaggio del Mes: non ce ne sono altri, non è vero che con il Mes si possono fare più ospedali, si possono fare anche spendendo normalmente. Allo stesso attuale di interessi, si risparmiano 300 milioni l’anno”. Il Mes “non sono 37 miliardi in più per la sanità”, è un prestito che va coperto per attuare le misure e che consentirebbe risparmi per “300 milioni di interessi l’anno”. C’è “un dibattito in corso” e bisogna chiedersi se è meglio “essere l’unico Paese europeo che lo chiederà o se è meglio non essere l’unico e rinunciare a questi 300 milioni. E’ un dibattito che può proseguire ma se ricondotto all’entità del problema può forse essere affrontato con maggiore serenità”.