Calcio

Juve-Napoli può mettere fine al campionato: il rinvio sarebbe un precedente che renderebbe impossibile terminare in tempo per Europei

Dallo scorso giugno è in vigore il protocollo Figc (approvato dal Comitato tecnico-scientifico) che consente ai calciatori di giocare anche nel caso di contatto con un positivo. Ma il testo lascia anche spazio a "eventuali provvedimenti delle Autorità statali o locali”. Così, un eventuale 3 a 0 a tavolino potrebbe far finire la diatriba in tribunale

Giocare sempre, praticamente in qualsiasi condizione, anche se ci sono positivi in squadra, finché restano almeno 13 calciatori. Perché il calcio è schiavo dei suoi stessi calendari e non si può fermare. È la ragione per cui Juventus-Napoli, ancora in calendario per stasera alle 20.45 a Torino, almeno sulla carta, non è più solo una partita: è diventata un caso diplomatico, una questione sanitaria, da cui dipendono le sorti di tutto il campionato.

Ieri il Napoli non è partito per Torino. Lo ha fermato la Asl che ha disposto l’isolamento fiduciario. Sembrava inevitabile rinviare la gara. La Lega Calcio, però, non l’ha fatto: dopo ore di silenzio che nascondono tensione, telefonate incrociate fra club e istituzioni, tentativi fin qui inutili di mediazione, la Lega ha confermato che la partita era e resta in programma. Tradotto: se il Napoli non si presenterà in campo entro le 21.30 (i canonici 45 minuti di comporto concessi dal regolamento), l’arbitro fischierà la fine e sarà poi il giudice sportivo a decidere sull’esito della partita. Comminando probabilmente il 3-0 a tavolino (ma neppure questo è così scontato, perché il regolamento è ambiguo).

Dallo scorso giugno è in vigore il protocollo Figc (approvato dal Comitato tecnico-scientifico) che consente ai calciatori di giocare anche nel caso di contatto con un positivo: se si individua un infetto, lo si isola e gli altri membri del gruppo sono posti in “isolamento fiduciario”, che però nel caso dei calciatori (al contrario della normale quarantena per i cittadini comuni) permette di continuare ad allenarsi, viaggiare (su mezzi ovviamente privati) e disputare partite. È il compromesso strappato dal pallone che ha permesso di concludere la scorsa stagione, come del resto tutte le gare nelle settimane passate di squadre in cui sono stati trovati positivi (e non sono poche).

In questo quadro è arrivata la decisione della Asl di Napoli, per cui gli azzurri hanno deciso di bloccare la trasferta a Torino e rientrare nel ritiro di Castelvolturno. Ma secondo la Lega Calcio la Asl non impedisce al Napoli di partire e giocare: la comunicazione dell’azienda sanitaria locale cita proprio la circolare n. 21463 del Ministero della Salute, quella del protocollo, che consente ai soggetti negativi di continuare a giocare. È una questione d’interpretazione: il Napoli di De Laurentiis si è rimesso a quella della Regione Campania del governatore De Luca. La Asl, a cui spetta l’ultima parola, propendendo per una quarantena vera, di fatto ha bloccato la gara, forse tutto il campionato.

L’intransigenza della Lega non è solo una questione di principio. Il rinvio di Juve-Napoli rappresenterebbe il punto di non ritorno: se passa il principio per cui le singole Asl possono vietare partite e trasferte, bypassando il protocollo nazionale (che comunque è stato validato dal Cts e dal governo), il campionato è praticamente finito. Il calendario, già compresso dalla partenza ritardata, le tre soste per le nazionali e gli Europei a giugno 2021, non permette di fermarsi: basti dire che la prima data utile per recuperare Juve-Napoli sarebbe o durante le vacanze natalizie (escluso, è l’unica settimana in 10 mesi in cui i calciatori potranno riposare), o a fine gennaio se nessuna delle squadre si qualifica ai quarti di Coppa Italia, o addirittura dopo febbraio. Nel momento in cui i rinvii dovessero moltiplicarsi (con la quarantena di 14 giorni disposta dall’Asl il Napoli non potrebbe giocare nemmeno il prossimo match contro l’Atalanta), salterebbe la Serie A. A quel punto potrebbero anche tornare d’attualità improbabili soluzioni, come quella dei “playoff” per una stagione breve, idea che piace al n.1 della Figc, Gabriele Gravina (e proprio al presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis). Ma è un discorso prematuro: la Lega e la maggior parte dei club (forse non tutti) vogliono ancora salvare la stagione.

Ci sono meno di 12 ore per convincere gli azzurri a presentarsi a Torino ed evitare il peggio. Nemmeno il regolamento è del tutto chiaro: giusto due giorni fa la Lega ha approvato la norma che prevede lo 0-3 a tavolino per chiunque abbia almeno 13 tesserati disponibili e non si presenta in campo, ma nel testo si dice pure “fatti salvi eventuali provvedimenti delle Autorità statali o locali”. Come appunto la Asl di Napoli: se il giudice sportivo dovesse decretare la sconfitta a tavolino, il Napoli si appellerebbe a questa clausola e si finirebbe senz’altro in tribunale. Per questo non si possono escludere nemmeno interventi dall’alto. Della FederCalcio, che osserva preoccupata e fin qui non ha detto nulla: ma la verifica del regolare svolgimento dei campionati è una sua competenza. O addirittura del governo: il pallone che gioca, nonostante un focolaio (a Genova) e sempre più positivi in giro per l’Italia, è un messaggio che non è mai piaciuto a diversi ministri dell’esecutivo.

Twitter: @lVendemiale