Calcio

Bonaccini apre gli stadi per Parma e Sassuolo: la mossa dopo l’ok del governo ai mille tifosi all’aperto (che non era pensato per il calcio)

Il governatore dell'Emilia-Romagna riapre gli impianti per le due partite della prima giornata di Serie A. Il ministro Spadafora aveva annunciato la presenza di mille spettatori per le finali degli Internazionali di tennis, grazie a un’interpretazione del Dpcm in vigore che equipara gli eventi sportivi a quelli culturali. Da questa apertura però doveva rimanere fuori il pallone: troppe gare, troppi territori coinvolti, troppi pericoli

La riapertura degli stadi diventa un caso. Politico. A 24 ore dall’inizio della nuova Serie A, la Regione Emilia-Romagna – cioè il governatore Stefano Bonaccini, il più convinto degli “aperturisti” in ambito sportivo – riapre i suoi impianti: mille spettatori potranno assistere alle partite Parma-Napoli e Sassuolo-Cagliari. Lo fa poche ore dopo che il ministro Vincenzo Spadafora aveva annunciato la presenza di mille spettatori per le finali degli Internazionali di tennis, grazie a un’interpretazione del Dpcm in vigore che equipara gli eventi sportivi a quelli culturali. Da questa apertura però doveva rimanere fuori la Serie A: troppe gare, troppi territori coinvolti, troppi pericoli. Invece la mossa dell’Emilia-Romagna ha colto di sprovvista il governo. E altre Regioni potrebbero seguirla.

Tutto parte dall’annuncio arrivato in mattinata da parte del ministro dello Sport, che assicurava la presenza di mille persone alle semifinali e finali degli Internazionali di Roma. Una buona notizia per il torneo in corso da lunedì, che sapeva un po’ di risarcimento per lo scontro consumatosi sul Foro Italico, con il protocollo della FederTennis bocciato dal Comitato tecnico scientifico e soprattutto dal Lazio di Nicola Zingaretti. Gli spalti vuoti che avevano aperto una voragine nei conti della manifestazione organizzata dal presidente Binaghi.

I governatori Pd sono i protagonisti di questa partita. E forse non è un caso, nel weekend delle attese (e temute) elezioni, da cui c’è chi dice dipendano le sorti del governo (o almeno della segreteria dem). L’intenzione del ministro era quella di equiparare gli eventi sportivi a concerti e spettacoli all’aperto, per cui sono già concessi mille spettatori. Un aiuto per tutto il movimento che però non avrebbe dovuto riguardare la Serie A: i cosiddetti “eventi ricorsivi”, quelli con più giornate e più città, come appunto il campionato, presentano un fattore di rischio maggiore che preoccupa il Cts. Meglio aspettare qualche settimana. Anche perché il Dpcm in vigore per questo tipo di eventi consente alle Regioni deroghe per presenze maggiori, fino anche a 10mila persone. Il governo non voleva correre il rischio di vedere Regioni che si muovono in ordine sparso, con l’effetto di un campionato a macchia di leopardo, a porte chiuse e aperte a seconda delle città. Una distorsione che dovrebbe preoccupare anche la Figc (che però non dice nulla). E invece è proprio quello che sta succedendo.

Sull’onda delle dichiarazioni del ministro, Bonaccini ha fatto la sua mossa. Non sfrutta tanto l’intervento di Spadafora sugli Internazionali (dal punto di vista normativo non è cambiato nulla), quanto il passaggio del Dpcm che autorizza mille spettatori per gli eventi sportivi di “minore entità”. Ovvio che in questa categoria la Serie A non dovrebbe rientrare, ma la maglia è larga e le Regioni provano a infilarsi. Nell’ordinanza l’Emilia-Romagna spiega di aver “valutato” i protocolli presentati dalle società calcistiche e di ritenere che ci siano le condizioni per la riapertura. Massimo mille tifosi, con le mascherine, senza striscioni e senza assembramenti, distanziati sulle tribune e all’ingresso e all’uscita dall’impianto. Tanto più che Bonaccini ha concesso la deroga anche al Gran Premio di Formula 1 (fino a 13.147 persone) in programma dal 31 ottobre al 1 novembre a Imola.

La situazione ricorda molto da vicino quanto successo pochi mesi fa con gli allenamenti: subito dopo il lockdown il ministero aveva detto no alle pressanti richieste del pallone, ma poi era stato costretto a fare marcia indietro dalle prime riaperture decise dalle Regioni. Adesso è la volta degli stadi: da settimane i grandi club (in prima fila la Juventus) stavano cercando un modo di aggirare il divieto di pubblico, cercando in alcuni governatori l’appoggio per sfondare la resistenza del Cts. La manovra sembrava essere stata stoppata dalle dichiarazioni del premier Conte (che alla festa del Fatto Quotidiano si disse chiaramente contrario), invece la spallata è arrivata proprio a 24 ore dall’inizio del campionato. Ora la palla torna nelle mani del governo, in una posizione scomoda: o interviene per bloccare le Regioni (ma significa impugnare l’ordinanza e aprire uno scontro con Bonaccini), oppure riapre gli stadi prima di quanto avrebbe voluto. Nel weekend si gioca, non c’è troppo tempo per decidere.

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