Capitoli

  1. Basket, via ai playoff scudetto: l’obbligo di vincere di Milano alla prova delle sorprese. Storie e incroci delle 8 in corsa
  2. Milano, l'obbligo di vincere
  3. Cremona, la squadra degli Mvp
  4. L'incognita Reyer Venezia
  5. La Sassari del 'Poz' mina vagante
  6. Brindisi, la sorpresa senza pensieri
  7. Trento, squadra che ama i playoff
  8. Trieste, l'orgoglio oltre i problemi
  9. Avellino, la missione impossibile
Sport

Trieste, l'orgoglio oltre i problemi - 8/9

La squadra di Giorgio Armani parte in pole position, ma dietro sgomitano la Vanoli Cremona del coach della Nazionale Meo Sacchetti e la Reyer Venezia che sfilò lo scudetto all'Olimpia due anni fa. Ma attenzione anche a Trento, l'unica finalista negli ultimi due anni, e alle sorprese Sassari e Brindisi. Mentre Trieste e Avellino cercano due missioni impossibili contro le prime della classe. Numeri, storie e curiosità delle sfide scudetto che iniziano oggi con Milano-Avellino e Brindisi-Sassari

Arriva ai playoff da neopromossa e con la scorza dura, abbastanza per dare filo da torcere a Cremona. Del resto, Trieste ha già superato diverse prove durante la stagione. Il salto di categoria, la scelta errata di un americano (Devondrick Walker) e anche l’arresto del presidente. Poteva essere la fine, invece la storica piazza del basket italiano si è cementata e ha ritrovato i playoff dopo 16 anni. Grazie a coach Eugenio Dalmasson, bravo a motivare i suoi mentre fuori tirava la bufera: 7 vittorie in 8 partite, 5 successi consecutivi e nell’equilibrio del campionato è spuntata l’Alma. Sotto il profilo tecnico, importante l’innesto di Zoran Dragic: è stato lui il valore aggiunto in una squadra che ha distribuito responsabilità e acuti tra Chris Wright, Hrovje Peric, Justin Knox e Jamarr Sanders. Senza dimenticare Daniele Cavaliero e William Mosley. Così ha chiuso da miglior attacco del campionato e terzo team per assist.

L’UOMO IN PIÙ
Zoran Dragic, 29 anni, pedigree di alto profilo europeo. Due anni fa giocava nell’Olimpia Milano, poi si è fatto male ed è rimasto a spasso. Una breve puntata in Turchia, abbastanza per vincere una coppa, e poi a Trieste ha cercato un campo per testarsi e ripartire davvero. Arrivato alla fine del girone d’andata – prima partita proprio contro i suoi ex compagni di squadra – il fratello del Nba Goran segna 12.6 punti di media trascorrendo meno di 25′ in campo. Con la sua capacità di lettura del gioco, lo sloveno ha dato un altro volto a Trieste: la sua leadership, come il pubblico dell’Alma, saranno l’ago della bilancia dell’avventura nei quarti.

LA STORIA
Sta per festeggiare dieci anni consecutivi sulla panchina di Trieste: quasi un unicum nel mondo dello sport italiano quello di Eugenio Dalmasson. Ha portato la società dalla B/2 alla Serie A passando attraverso momenti di crisi, l’ultimo pochi mesi fa quando il presidente è stato pizzicato con 300mila euro in contanti in uno zaino pronto a partire per l’estero. Tutti dicevano che i giocatori avrebbero mollato, lui si è chiuso nello spogliatoio con i suoi e ha chiesto di dimostrare professionalità. È questo l’ultimo miracolo del coach che giocava a calcio, faceva il docente di educazione fisica e si è ritrovato allenatore per aver preso un patentino così da poter insegnare davvero qualcosa ai suoi alunni. “Inizio ogni stagione con la valigia sul letto”, dice di sé. Ma da quando è a Trieste non l’ha mai chiusa.