Capitoli

  1. Basket, via ai playoff scudetto: l’obbligo di vincere di Milano alla prova delle sorprese. Storie e incroci delle 8 in corsa
  2. Milano, l'obbligo di vincere
  3. Cremona, la squadra degli Mvp
  4. L'incognita Reyer Venezia
  5. La Sassari del 'Poz' mina vagante
  6. Brindisi, la sorpresa senza pensieri
  7. Trento, squadra che ama i playoff
  8. Trieste, l'orgoglio oltre i problemi
  9. Avellino, la missione impossibile
Sport

Trento, squadra che ama i playoff - 7/9

La squadra di Giorgio Armani parte in pole position, ma dietro sgomitano la Vanoli Cremona del coach della Nazionale Meo Sacchetti e la Reyer Venezia che sfilò lo scudetto all'Olimpia due anni fa. Ma attenzione anche a Trento, l'unica finalista negli ultimi due anni, e alle sorprese Sassari e Brindisi. Mentre Trieste e Avellino cercano due missioni impossibili contro le prime della classe. Numeri, storie e curiosità delle sfide scudetto che iniziano oggi con Milano-Avellino e Brindisi-Sassari

È l’unica squadra a essere arrivata in finale negli ultimi due anni. Senza però mai riuscire a conquistare lo scudetto: ha perso contro la Reyer Venezia prima e contro l’Olimpia Milano poi. La Dolomiti Energia Trento ci prova di nuovo partendo dalle retrovie, dopo una stagione giocata in crescendo. Aveva iniziato il campionato con 5 sconfitte consecutive, 7 k.o. nelle prime nove. Non ha ceduto alla tentazione di cambiare tutto, a iniziare da coach Maurizio Buscaglia. E ha avuto ragione. Non a caso è una delle società più all’avanguardia in Italia sotto il profilo manageriale: i risultati si raggiungono costruendo, non sono i risultati che portano a dover costruire. Così la stagione si è chiusa con 10 vittorie nelle ultime 13 e il 6° posto che accoppia Trento con la squadra meno in forma del campionato, Venezia. Molto passerà da Devyn Marble, l’unico dell’impianto della squadra, assieme a Davide Pascolo, che non ha ancora in bocca il sapore amaro della sconfitta in finale scudetto del 2016/17 e la parziale rivincita di dodici mesi fa in semifinale. Almeno in una delle due annate c’erano e ci sono ancora: Toto Forray, Diego Flaccadori, Beto Gomes, Dustin Hogue e Aaron Craft.

L’UOMO IN PIÙ
La sterzata nella stagione di Trento è coincisa con il suo ritorno alla sesta giornata d’andata. Basterebbe scorrere le sue statistiche (12.3 punti, 57% da 2, 39% da 3, 4.7 rimbalzi, 2 recuperi e 4.5 assist) se non fosse che le statistiche non raccontano fino in fondo l’intensità in campo e l’ampiezza dell’impatto che Aaron Craft ha avuto sulla squadra di Buscaglia. Forse ancora maggiore rispetto a due stagioni fa, quando fu protagonista assoluto della cavalcata dei trentini verso la finale scudetto contro Venezia. “Dio ha voluto che tornassi”, ha detto quando è atterrato in Italia a novembre. Un Mr. Wolf in missione sulle Alpi.

LA STORIA
Lui che con Trento ci è praticamente cresciuto, se n’è andato proprio quando l’Aquila Basket ha spiccato il volo. Ora Davide “Dada” Pascolo è tornato alla ricerca dello spazio che l’Olimpia Milano gli aveva tolto. Cresciuto a Udine, la sua carriera da professionista è iniziata qui, nel 2011. Trento giocava in B/1 e Pascolo era alle prime armi. Cinque anni, la doppia promozione fino alla massima serie, la maturità cestistica di questa ala-grande atipica e quindi la separazione. Dopo 18 mesi a Milano voleva già tornare indietro, alla fine è rimasto e ha vinto lo scudetto battendo la sua squadra del cuore. Poi ha fatto il percorso a casa: le Dolomiti, Buscaglia e i minuti per cercare di conquistare un posto al Mondiale in Cina.