Capitoli

  1. Armando Siri, il caso del sottosegretario in cinque punti: dall’indagine per corruzione alla revoca dell’incarico
  2. "Corrotto con 30mila euro": le accuse
  3. La bancarotta e la flat tax: chi è Siri
  4. M5s vs Lega: "Si dimetta". "No, resta"
  5. La posizione di Conte: "Revoca dell'incarico"
  6. La palazzina a Bresso e il mutuo di San Marino
Politica

M5s vs Lega: "Si dimetta". "No, resta" - 4/6

L'inchiesta sull'esponente della Lega ha spaccato il governo per venti giorni. Tre settimane di dichiarazioni sempre più roventi tra le due forze di governo. Da una parte i pentastellati di Luigi Di Maio, che spingevano per le dimissioni. Dall'altra la Lega di Matteo Salvini, che invece si è schierata a difesa del suo sottosegretario. La svolta arriva il 2 maggio con il premier Giuseppe Conte che annuncia in conferenza stampa l'intenzione di chiedere la revoca del sottosegretario

L’indagine sul sottosegretario arriva in piena campagna elettorale per le europee. Opposte le posizioni di Lega e M5s. Per Di Maio Siri deve dimettersi. Anzi: è il suo partito che deve allontanarlo. “La cosa che chiediamo da tre settimane è che Siri si dimetta per non gettare ombre sul governo. La Lega ha deciso di proteggere Siri inspiegabilmente e domani va in consiglio dei ministri, hanno voluto intraprendere la strada della vecchia politica che protegge sempre i suoi politici. Ha scelto la vecchia strada della casta che protegge i suoi uomini a prescindere. Trovo assurdo che ci siano spaccature e spaccarsi su una battaglia che ci dovrebbe vedere uniti alla Lega è un messaggio sbagliato dato al Paese”, ha ripetuto il leader del M5s fino alla vigilia del Consiglio dei ministri, ricordando che la lotta alla corruzione e la questione morale sono un cavallo di battaglia del suo movimento. Dalla parte opposta Salvini ha provato a blindare il suo uomo: “Se sul caso Siri si va al voto noi votiamo contro e loro se ne prendono la responsabilità. Mi sembra evidente che con il M5s ci sia una spaccatura e non solo“. Una minaccia che però non avrebbe messo in pericolo la tenuta dell’esecutivo: “L’ultima delle cose di cui hanno bisogno gli italiani è una crisi di governo. Proseguiamo fino a fine mandato”.