Capitoli

  1. Armando Siri, il caso del sottosegretario in cinque punti: dall’indagine per corruzione alla revoca dell’incarico
  2. "Corrotto con 30mila euro": le accuse
  3. La bancarotta e la flat tax: chi è Siri
  4. M5s vs Lega: "Si dimetta". "No, resta"
  5. La posizione di Conte: "Revoca dell'incarico"
  6. La palazzina a Bresso e il mutuo di San Marino
Politica

La bancarotta e la flat tax: chi è Siri - 3/6

L'inchiesta sull'esponente della Lega ha spaccato il governo per venti giorni. Tre settimane di dichiarazioni sempre più roventi tra le due forze di governo. Da una parte i pentastellati di Luigi Di Maio, che spingevano per le dimissioni. Dall'altra la Lega di Matteo Salvini, che invece si è schierata a difesa del suo sottosegretario. La svolta arriva il 2 maggio con il premier Giuseppe Conte che annuncia in conferenza stampa l'intenzione di chiedere la revoca del sottosegretario

Considerato l’inventore della flat tax in salsa leghista, Siri è stato eletto dal Carroccio al Senato alle ultime politiche. Giornalista pubblicista, negli anni ’90 ha lavorato a Mediaset ed è stato un esponente del partito socialista, amico di Bettino Craxi. Nel 2011 fonda un partito tutto suo, il Pin (Partito Italia nuova), con il quale si candida – senza successo – sindaco a Milano e poi a Genova. Nel 2014 si avvicina alla Lega. Nello stesso anno patteggia una pena a un anno e otto mesi per la bancarotta fraudolenta della società MediaItalia. Si è sempre dichiarato innocente, motivando la scelta di patteggiare con le difficoltà economiche che non gli hanno permesso di sostenere le spese processuali. Quel patteggiamento non incide nella sua carriere politica: nel giugno del 2018, infatti, viene nominato sottosegretario ai Trasporti del governo Lega-M5s