Società

Ben venga chi dice ciò che pensa. La libertà di pensiero è più forte se va controcorrente

di Sandy Fiabane

Giuliano Sangiorgi ha recentemente espresso la sua opinione personale sull’accoglienza dei migranti in mare durante un suo concerto (lo aveva già fatto anche in altri). Qualche tempo fa l’aveva preceduto Emma Marrone.

Sorvolando sui commenti sessisti ricevuti da quest’ultima e sintomatici di una cronica mancanza di argomentazioni valide, va comunque apprezzato il coraggio di esprimere la propria opinione, soprattutto quando invisa, a quanto pare, alla maggioranza della popolazione. Soprattutto se la classe intellettuale, che dovrebbe costituire la “voce della coscienza” della società, sembra svanire nel nulla per riapparire sporadicamente e spesso confusa. L’abbiamo visto con Matteo Renzi al governo: tutto era giustificato, la Costituzione – difesa quando altri tentarono di cambiarla – doveva essere cambiata e le riforme ricevevano il plauso o il silenzio assenso, dei presunti intellettuali.

Pertanto, che piacciano o meno a livello artistico, questi artisti hanno il sacrosanto diritto di dire la loro opinione (anch’essa può piacere o meno) di fronte al loro pubblico, assumendosi consapevolmente il rischio che alcuni fan (se non molti) non approvino. Ma tanto vale: la libertà di pensiero si fa forza proprio lì, dove va controcorrente. Esattamente quello che non si sarebbe potuto fare sotto regime: Antonio Tajani ha potuto esprimere il suo parere perché viviamo in un’epoca nata dal coraggio di lottare proprio per poterlo fare. Ma, visto il ruolo istituzionale che ricopre, probabilmente farebbe bene a pensarci due volte prima di esprimersi su certe tematiche, lui sì. Altrimenti potrebbe fare l’opinionista, evitando di essere pagato con soldi dei cittadini e di sollevare una scontata ondata di reazioni ad affermazioni definibili, se non altro, azzardate.

Dall’altro lato, le manifestazioni giovanili contro i cambiamenti climatici. Vedete, l’aspetto meraviglioso risiede proprio nella voglia di alzare la voce. Sorvolando sui commenti di quanti negano i cambiamenti stessi, indice – bisogna dirlo – di cecità di fronte all’evidenza che tocca ognuno di noi, si sente la necessità di sollevare anche qui obiezioni, altrimenti non siamo contenti: in questo caso, la necessità di fatti più che di manifestazioni. Certo, molti giovani hanno solo colto un’occasione per saltare la scuola. L’abbiamo fatto tutti. Tuttavia, il messaggio profondo di questa giornata è chiaro: i giovani, me compresa, vogliono tutelare il loro futuro. Se andando a casa tutti loro rifletteranno sulle loro azioni quotidiane, tanto meglio: usando mezzi pubblici, informandosi su ciò che mangiano, facendo scelte di acquisto consapevoli, riducendo la quantità di rifiuti. Evitate bottiglie di plastica, confezioni monouso, mangiate meno carne, chiudete l’acqua sotto la doccia, non cambiate smartphone ogni anno. Però la mobilitazione c’è e questo è grandioso: si imputa sempre ai giovani di lamentarsi senza lottare.

Ora l’abbiamo fatto. L’altra parte del mondo, quella “adulta” che ha il potere di cambiare le cose non solo nei piccoli gesti quotidiani ma anche nelle politiche ambientali, ora ci deve ascoltare. Limitarsi a non negare il problema, come ancora qualcuno si ostina a fare, non basta: cambiate il modo di fare politica, l’economia deve essere sostenibile, altrimenti non ci sarà più nessuna economia di cui poter parlare. E magari ci renderemo conto che il clima è proprio uno dei fattori più influenti su quel fenomeno migratorio di cui tanto piace parlare a vanvera.

Metterci la faccia, ogni tanto, può contribuire a cambiare le cose. Per cui ben vengano i coraggiosi, che dicono al mondo ciò che pensano, che difendono i propri ideali, che non cambiano idea assieme al potere ma credono in qualcosa di più profondo che dovrebbe riguardare ognuno di noi, oltre la retorica, oltre il pregiudizio, per invitarci a riflettere, senza credere a inesistenti verità assolute. Tante piccole gocce possono diventare un oceano.

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