Uno scenario terrificante che non si è avverato solo per una coincidenza. Anzi tre. Lo spiega la corte d'Assise nelle motivazioni della sentenza sul Patto Stato - mafia: "L'occasionale fallimento della strage, l'arresto dei fratelli Graviano, l'affacciarsi di nuove forze politiche che soltanto col successivo declino mafioso sarebbero riuscite ad acquisire la necessaria autonomia inizialmente compromessa da risalenti rapporti di tipo economico/elettorale tra taluni suoi esponenti di primo piano e soggetti più o meno direttamente legati a Cosa nostra". Il riferimento è chiaramente per Forza Italia, il partito di Dell'Utri e Berlusconi
Ed è proprio per quel motivo che alla fine del 1993 Graviano chiede a Spatuzza di ammazzare carabinieri. Cosa che avviene in Calabria il 18 gennaio. Per i giudici Cosa nostra e ‘ndrangheta in quel periodo furono unite da “comuni strategie attuate per contrastare la repressione dello Stato ed ottenere benefici per i detenuti”. Pochi mesi prima il Governo aveva mostrato di “recepire la minaccia delle cosche mafiose siciliane, lasciando decadere, nel novembre 1993, moltissimi provvedimenti applicativi del regime del 41 bis” e Cosa nostra aveva “immediatamente percepito e raccolto quel segnale di cedimento dello Stato rispetto alla linea della fermezza propugnata e ritenuto, conseguentemente, che l’accettazione del dialogo sollecitato dai carabinieri – ragionano i giudici – stesse producendo i suoi frutti e che sarebbe stato utile, per la stessa cosa nostra, costringere i carabinieri a riallacciare le fila di quel dialogo interrottosi con l’arresto di Vito Ciancimino. Da qui la necessità di lanciare un messaggio che coloro che tra i carabinieri erano a conoscenza dei pregressi fatti ed approcci avrebbero potuto ben percepire”.