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Elezioni Francia, la finta svolta del fedelissimo di Hollande

Trascorsa qualche ora dallo spoglio del primo turno delle elezioni presidenziali francesi è interessante leggere i commenti e le “analisi” del voto. A giudicare dalla maggior parte delle prime pagine e dei titoli dei giornali italiani gli elettori francesi avrebbero “voltato pagina” scegliendo di portare al secondo turno Emmanuel Macron e Marine Le Pen.

Notevole la sconfitta del Partito socialista, fermo al 6,3%, punito per il quinquennio presidenziale appena trascorso che poco o niente ha avuto di sinistra. Gli elettori hanno pensato di punire Francois Hollande (al minimo storico come popolarità, tanto da decidere di non ripresentarsi per evitare una figuraccia) non votando per il Partito socialista. Peccato che il candidato di questo partito fosse quanto di più lontano ci fosse da Hollande: le primarie infatti le aveva infatti vinte Benoit Hamon, “dissidente” che negli ultimi anni formava la minoranza del partito e criticava la linea conservatrice di Hollande e Valls (pur restando nel partito). Hamon, dopo aver battuto lo stesso ex primo ministro Manuel Valls, che incarnava la continuità con Hollande, ha conquistato il voto della base del Partito socialista e avrebbe dovuto ottenere anche il consenso di Valls e dei suoi.

Sia Hamon che Valls infatti si erano impegnati, sottoscrivendo la “carta delle primarie” a sostenere il candidato uscito vincente, ma quando a vincere è stato Hamon e la sua linea “a sinistra” (che per un partito che si professa di sinistra dovrebbe essere la normalità), Valls non ha mandato giù la sconfitta e dopo poco ha pubblicamente dichiarato il suo sostegno nei confronti del candidato di En Marche Emmanuel Macron. Gli elettori del Partito socialista, dopo questo voltafaccia, si sono sentiti nuovamente traditi e beffati: alcuni hanno persino chiesto il rimborso dei due euro pagati per le primarie e denunciato il Partito socialista per abuso di fiducia, reato punito in Francia dal codice penale.

In tutto ciò il favorito è stato Emmanuel Macron, dipinto come “Il nuovo” dai mezzi di informazione. Appena dato vincente dai sondaggi, i pezzi grossi del Partito socialista e dei Républicains sono saltati sul suo carro. Tra questi, anche se non ufficialmente, lo stesso Hollande che aveva nominato il giovane ex banchiere Rotschild, già membro del gruppo Bilderberg, come suo ministro dell’Economia in un governo socialista (che di socialista aveva ben poco).

Al secondo posto di questo primo turno, poi, ecco Marine Le Pen, una xenofoba ossessionata dall’invasione degli immigrati, figlia di papà Jean Marie, ricca borghese che si spaccia per umile popolana, molto ciarliera, ma improvvisamente muta quando si tratta di dare risposte ai magistrati in merito a presunti compensi per incarichi mai ricoperti all’Europarlamento. La stessa Le Pen è accusata di aver aggirato il divieto di assumere propri collaboratori al Parlamento europeo, facendo loro assegnare l’incarico da colleghi.

Con ogni probabilità al secondo turno vincerà il giovane rampollo, ma difficilmente riuscirà ad ottenere il plebiscito di cui riuscì a godere Chirac in funzione anti Jean Marie Le Pen nel 2002 (ben 80%), e interessante sarà anche vedere quali saranno i risultati delle elezioni legislative che si terranno a fine maggio. La destra dei Républicains spera infatti di ottenere la maggioranza in Parlamento e imporre a un eventuale Presidente Macron una coabitazione. In questo caso Macron potrebbe diventare un ostaggio, come Monti qualche anno fa in Italia, dei partiti che mercanteggeranno di volta in volta il loro sostegno al governo. A meno che da qui a maggio non cambieranno tutti casacca mettendosi quella pulita e luccicante di “En Marche” affinché tutto cambi perché nulla cambi.