La favorita Emma Stone rischia di non vincere la statuetta: ad insidiarla la musa di Claude Chabrol
Interpretazione leziosa e di maniera di un personaggio appena portato sullo schermo con ben più vigore ed ironia da Catherine Frot in Marguerite (2015) di Xavier Giannoli. La Streep è Florence, sorta di filantropica ricchissima appassionata di lirica di inizio novecento che vive a New York, e che crede di avere una voce splendida obbligando il secondo giovane marito, direttori d’orchestra e pianisti ad accompagnarla in questa sua estasi stonata e imbarazzante in sedute di canto da far accapponare la pelle. Mentre in Marguerite c’è persino lo sforzo di contestualizzare politicamente il personaggio trasferendolo in Europa, in Florence Frears va di pilota automatico scopiazzando la matrice francese. La Streep non fa altro che confermare una prova caduta dall’alto che segue un’esperienza artistica che meriterebbe prove di un certo impegno culturale e perfino di un maggiore appeal commerciale. Sedersi sugli allori di fronte allo scempio trumpiano da lei apertamente criticato proprio nella cerimonia degli ultimi Golden Globe non dà molto spessore professionale alle proprie invettive politiche.