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Usura, assolti a Palermo i vertici di Banca Nuova: “Il fatto non costituisce reato”

Marino Breganze, presidente dell’istituto, e Rodolfo Pezzotti, direttore dell’area commerciale, erano accusati di non aver impedito che venissero applicati interessi usurai sui conti di due società

Sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato. Con questa formula il tribunale di Palermo ha prosciolto i massimi dirigenti di Banca Nuova, controllata siciliana della Popolare di Vicenza. Marino Breganze, presidente dell’istituto, e Rodolfo Pezzotti, direttore dell’area commerciale, erano accusati di non aver impedito che venissero applicati interessi usurai sui conti di due società tra il 2009 e il 2010. Per i due, i pm Claudia Ferrari aveva chiesto la condanna a tre anni e tre mesi di carcere. La banca, secondo la procura, avrebbe applicato sullo scoperto tassi superiori alla soglia di usura: fattispecie che per la corte però non costituisce reato.

La stessa accusa era stata mossa a Francesco Maiolini, ex direttore generale dell’istituto bancario, che aveva scelto di farsi processare con il rito abbreviato e nel febbraio 2015 era stato condannato a otto mesi di reclusione. L’indagine sui vertici dell’istituto controllato dalla Popolare di Vicenza era diventata scottante soprattutto quando ad essere coinvolto è stato addirittura Francesco Messineo, all’epoca procuratore capo di Palermo, beccato dalla Dia mentre parlava al telefono con lo stesso Maiolini. Quelle intercettazioni sono costate a Messineo un’inchiesta per violazione di segreto, aperta dalla competente procura di Caltanissetta, e un procedimento disciplinare del Consiglio superiore della magistratura: entrambi i procedimenti sono stati archiviati,