Giustizia & Impunità

Corruzione, breve storia ragionata delle tangenti lombarde

Gli amici del Demone del tardi di Radio Popolare mi hanno chiesto di riassumere in pochi minuti la storia delle tangenti in Lombardia da Mani pulite a Mantovani (con qualche escursione oltreconfine). Ecco quello che è venuto fuori. Ovviamente ben vengano critiche, suggerimenti, integrazioni.

In principio fu la mazzetta, che un quarto di secolo fa percorreva tragitti gloriosi, in galleria del Duomo verso l’ufficio di Craxi, o decisamente ingloriosi, come il water di Mario Chiesa quando lo arrestarono il 17 febbraio 1992, l’inizio di Mani pulite (lui poi ha smentito).

Era l’epoca della dazione ambientale, così la definì Di Pietro: dare tangente per avere appalto, senza neanche bisogno che venisse chiesta apertamente.

Ma poi la mazzetta è diventata cheap, roba da pesci piccoli. Recente il caso a Torino di 2000 euro infilati in un sandwich per farsi gonfiare l’invalidità da un medico compiacente.

La tangente 2.0 è la cricca, pochi passaggi di soldi, tanti passaggi di favori. Tu mi ristrutturi la casa, io ti passo in anticipo il bando di gara, tu nomini un mio amico, io sostengo la tua campagna elettorale. Un lavoro di squadra tra politici e imprenditori, con noi contribuenti come sponsor. E’ il caso – secondo l’accusa – di Mario Mantovani, il vicepresidente della Regione Lombardia arrestato ieri per corruzione.

Tante le varianti.

La tangente familistica: io ti do un appalto, tu assumi mio figlio, come emerso nell’inchiesta Expo e non solo.

Expo fa venire in mente anche la tangente patteggiata: rubo, mi becchi, patteggio e non mi faccio un giorno di carcere. Come i recidivi Greganti e Frigerio.

C’è anche la tangente bancomat: i rimborsi dei gruppi regionali, e non devi neanche fare lo sforzo di dare qualcosa in cambio. In Lombardia sono attualmente imputati 56 ex consiglieri regionali (i reati contestati si chiamano in questo caso peculato e truffa). Il Trota e la Minetti i più famosi, e tre sono già stati condannati.

Poi la tangente laissez-faire, come il Mose dato in concessione, senza gara: qui ci sono 5 miliardi di euro, fatene un po’ quello che volete e pazienza se Venezia intanto va sott’acqua.

Infine, la tangente Dolce vita, per cui è imputato Roberto Formigoni. Secondo l’accusa, per lui nessuna valigetta di soldi. Ma vacanze in cui ha speso come Mick Jagger, senza conservare gli scontrini, spesso ospite di un lobbista della Sanità. Ai giornalisti poi ha detto: “Voi no? Sfigati?”.

Infine, spesso si dice – anche a sproposito – che la criminalità ha un codice d’onore. Vale anche per i tangentisti? Pare di no. Negli ultimi 30 anni abbiamo visto inchieste per tangenti su lavori cimiteriali, accaparramento di salme per funerali, case popolari, edilizia scolastica, immigrati e profughi, sanità pubblica e privata… Fino al caso Mantovani, in cui è contestata anche la gestione di una gara sul trasporto dei dializzati.