Economia

Governo Renzi, poltrone in movimento e idee ferme

Al vertice delle Fs si discute da un anno sulla privatizzazione. Il presidente Marcello Messori la vuole a quadretti, l’amministratore delegato Michele Elia a pallini. Il governo, anziché decidere tra quadretti e pallini, fa sapere che vuol cacciare i due litiganti, anche se nominati da poco.

Da anni si discute sullo sviluppo della banda larga per le telecomunicazioni. Telecom Italia la vuole a quadretti, i suoi concorrenti a pallini. Alla Cassa Depositi a Prestiti, braccio armato del governo sulla spinosa questione, non andavano bene né i quadretti né i pallini, e il governo ha fatto fuori il presidente Franco Bassanini e l’ad Giovanni Gorno Tempini, accusati di incontentabilità.

All’Eni, subito dopo la nomina decisa da Matteo Renzi, il consigliere Luigi Zingales ha cominciato a litigare con l’ad Claudio Descalzi sulla gestione della grana con le autorità americane per l’inchiesta sulla corruzione internazionale in Nigeria che vede lo stesso Descalzi tra gli indagati. Alla fine Zingales se n’è andato, ma adesso il governo deve valutare alla svelta se continuare a difendere il numero uno o accompagnarlo nel modo più dolce possibile all’uscita.

Nell’arte di governo delle grandi partite economiche il premier Matteo Renzi mostra un limite assai insidioso, destinato a ritorcerglisi contro: predilige la velocità e la semplificazione anche dove sarebbe consigliabile studiarsi i dossier. La strada maestra per la velocità e la semplificazione sono le nomine. Via Bassanini e dentro Claudio Costamagna, ma l’ambizioso piano per la banda larga si è arenato. Via Zingales, barcollante Descalzi. Ma la grave situazione dell’Eni aspetta ancora una soluzione. Tre commissari nominati lo scorso gennaio per l’Ilva, ma ancora non sappiamo che cosa vuol fare il governo con il dramma del colosso siderurgico. Adesso (forse) via Messori ed Elia dalle Fs: ma il governo non farebbe prima a decidere, dopo tanti giri a vuoto, come vuol privatizzare le Fs, vista la fretta di farlo entro un anno?

Il Fatto Quotidiano, 29 luglio 2015