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Grecia: Il Complotto Syammoscya Ulteriormente

Qui la prima parte del Complotto

Il turbinio dei pensieri si attenuò appena percepii quel passo accattivante sul teak del motoscafo che fendeva il cobalto dell’Egeo. Il soffio tiepido della notte estiva ottundeva i sensi senza misericordia.

Pur concentrato sulla flebile luce degli strumenti di bordo sussurrai: “Sei stata fantastica”. L’oscurità assorbiva il suo sguardo, pervaso da una freddezza lancinante e magnetica, che in pubblico mascherava assumendo l’atteggiamento querulo da figlia di papà svampita. Il ghiaccio accarezzò soavemente il cristallo mentre assaporava un Cuba Libre. Poi l’essenza spavalda del suo timbro vocale frastagliò il concerto atonale degli spruzzi: “Come insegna il Vangelo, la pecorella smarrita costituisce un’irresistibile narrazione per i pecoroni”.

Da quando eravamo entrati nel cuore dell’Operazione, era maturata in lei una determinazione letale da valchiria spietata. Per cinque intensi mesi aveva recitato impeccabilmente il ruolo della mogliettina patinata di Varoufakis. Poi, dopo l’umiliante resa incondizionata di Syriza e degli alleati nazional-fascisti, con slinguazzata alla Trojka in mondovisione, avrebbe dovuto farlo sparire lasciando i bolscefichi senza direttive, senza leader e ottenebrati dai risentimenti frustrati. Ma durante la corsa in moto verso la pista segreta dove li attendeva uno Stealth, il suo istinto da tarantola concepì quella che battezzammo La Variante Nosferatufakis, ovvero il Risveglio del Morto di Sonno Vivente.

Appena saliti sul velivolo, lei declamò, con voce stentorea e solenne, un editoriale di Krugman. Al secondo paragrafo l’ex ministro cadde in catalessi e lei contattò il Supremo sulla frequenza criptata. Spiegò che correvamo un rischio esiziale: lasciati senza guida, i revanchisti che tumultuavano contro Tsipras si sarebbero fatti irretire da un’altra icona politica (si concesse un’ombra di sarcasmo definendola “bolscev-icona”), potenzialmente difficile da controllare. In una fase così volatile, gravida di pulsioni pseudo-religiose, poteva addirittura assurgere a leader un monaco simoniaco. Ci procurava già abbastanza rogne il Bergoglio, che ormai si faceva chiamare Compagno Santità dai cardinali e Che Francesco dalle suore (mentre tra i palazzinari burini e nel trucido sottobosco dello Ior era tornato in auge il mitico: “A Fra’, che te serve?”).

Il Supremo ascoltò assorto in un’espressione obliqua, poi senza profferire una sillaba conferì il suo assenso con un gesto ieratico. Dopo la Capitolazione gli umori ribollivano come un ragù di pomodori rancidi. Per spargere sale sulle piaghe spedimmo Varoufakis in vacanza in una villa da armatore esentasse su un’isola da sogno. I giornalisti, adeguatamente imbeccati, lo intercettarono sul traghetto in occhiali da beccamorto. Il poveretto ancora in catalessi biascicò giustificazioni sconnesse suscitando lo scherno degli ormai ex amici e lo sconcerto degli irriducibili.

Tuttavia pochi giorni dopo, mostrandogli le immagini delle bandiere di Syriza bruciate in piazza dalla turba, lei lo indusse a tornare in Parlamento per il bene supremo dell’ideologia bolscefica. Quelle fiamme ne infiammarono l’ippotalamo. Ripreso il portamento truce e la carica da ammazzasette, Varoufakis sfogò il furore contro il suo ex-governo e, come lo avevamo istruito, votò sprezzante contro i provvedimenti di Tsipras che faceva pregevoli piroette, ispirate dall’anima di Nureyev, per raccattare i voti degli scilipoti locali (il Supremo aveva coniato il neologismo “scili-Potami”).

Nel frattempo si rese imperativo sobillare per alimentare la tensione. Mentre Tsipras alternava la posa sull’attenti a quella a 90 gradi allorquando la Merkel intimava gli ordini, convocammo il Soviet di Piattaforma Sinistra al malfamato Hotel Oscar. Panayotis Lafazanis, paonazzo per l’estromissione dalla carica di ministro dell’Energia e dell’Ambiente, in una concione veemente illustrò ai cospiratori il geniale Piano per il ritorno alla dracma (nome in codice: Bagnakis) che avrebbe sospinto la Grecia verso un esaltante futuro di stampo venezuelano.

Innanzitutto le intrepide avanguardie del proletariato (in mancanza di un Palazzo d’Inverno) avrebbero assaltato il Nomismatokopeion, la Zecca di Stato, dove nell’immaginario collettivo dei dementi era custodito il Tesoro. Li avevamo fatti illudere che il caveau custodisse 22 miliardi di euro in banconote fruscianti con cui fare bagordi per un anno e assumere milioni di lavoratori socialmente utili. Poi, nel tripudio irrefrenabile, Lafazanis strillò che con le dracme (in taglio minimo da un miliardo) sarebbero diventati tutti nababbi più di quel porco capitalista di Onassis.

Era previsto anche l’arresto del governatore della Banca Centrale Yannis Stournaras insieme a dirigenti e controrivoluzionari di ogni risma per processarli sommariamente nello stadio di Atene, mesta vestigia delle Olimpiadi più dispendiose e corrotte della Galassia. Infine avevamo assicurato che Putin li avrebbe appoggiati e finanziati con miliardi di dollari come ai bei tempi della Terza Internazionale.

Attirammo i media fuori dalla porta della sala dove si svolgeva la riunione “ultra segreta”, affinché tutti udissero distintamente le comiche dei golpisti alla feta. Li risucchiò un’ondata di indignazione e sberleffi.

Intanto in Nosferatufakis la catalessi era trasmutata in una frenesia da ultima spiaggia. Lei gli si accostò suadente sulla terrazza del lussuoso attico ateniese: “Yanis, lo sai che ti sono sempre stata al fianco, ma questa giostra è all’ultima rotazione. Quelli di Piattaforma Sinistra hanno chiesto asilo politico a Cuba e Castro li ha rimbalzati suggerendo di far rotta verso le Galapagos. Poi ha soggiunto – con un’oscena risata e un mefitico alito da sigaro – che almeno avrebbero conferito un senso alla loro vita rimpinguando la colonia degli ultimi dinosauri. Ti scongiuro, Yanis! Se implori perdono alla Trojka ti riporteranno ai tuoi amati videogiochi e alla vita spensierata di un tempo. La Lagarde non ti frusterà le natiche a Roissy e Renzi è disposto a scambiare la cravatta regalata a Tsiparas con una Playstation tutta per te”. Fu quest’ultima promessa ad allettarlo (mentre nel visualizzare l’immagine della Lagarde con lo scudiscio aveva tradito un fremito).

Le luci dalla costa già ingaggiavano la loro futile resistenza contro l’aurora quando spensi i motori. Sul video apparvero i risultati del voto al Parlamento greco sotto l’occhiuto controllo teutonico. Alle 4 di mattina del 23 luglio Yanis Varoufakis insieme al manipolo di seguaci votò a favore dei provvedimenti dettati da quelli che in pubblico apostrofava alternativamente come “terroristi” o “criminali”.

E’ dunque giunto il tempo di varare la fase successiva del Complotto denominata “Rigenerazione della Democrazia”: il Morto di Sonno Vivente sarà catapultato alla testa di un partito nuovo di zecca (per consolarlo dell’abortito assalto al caveau), né di destra né di sinistra (se vi ricorda qualcuno non è un caso), dall’originalissimo brand Alleanza Europea (Gianfranco Fini ha stravinto l’appalto da consulente d’immagine). Un pamphlet per le masse diseredate, scopiazzato a piene mani dall’enciclica bergogliosa, segnerà il lancio planetario. Dagli uffici della Cancelleria di Berlino ci segnalano un ordine per sei ettolitri di cuveé millesimato. Ma, se non l’avete ancora capito, non chiedetemi chi pagherà il conto.