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Russia, sequestrati in Italia beni per 30 milioni di euro all’oligarca vicino a Putin

La Guardia di Finanza ha messo i sigilli a un hotel nel centro di Roma, ville in Sardegna e una casa a Tarquinia sulla base del regolamento europeo che ha disposto sanzioni contro Mosca per la crisi Ucraina. Rotenberg, amico del presidente di russo, presiede la squadra di hockey Dinamo Mosca e con il fratello controlla la società di costruzioni Stroygazmontazh, fornitore di Gazprom, e le banche Smp e InvestCapitalBank. Pochi mesi fa voleva investire nella A.S. Bari

Il Berg Luxury hotel, quattro stelle nel cuore di Roma. Ville in Sardegna. Una casa a Cagliari e una a Tarquinia. E poi quote di società e conti correnti, per un valore totale di circa 30 milioni di euro. Sono i beni sequestrati dalla Guardia di Finanza all’oligarca russo Arkady Rotenberg, 63 anni, sodale del presidente Vladimir Putin e al quinto posto nella “black list” stilata dall’Unione europea per sanzionare le violazioni del diritto internazionale compiute da Mosca in UcrainaLo scrivono Corriere della SeraMessaggero. Il congelamento dei beni di Rotenberg, eseguito lunedì mattina dal nucleo speciale di polizia valutaria, è stato disposto proprio sulla base del regolamento europeo del marzo scorso che ha introdotto misure restrittive contro imprenditori e gruppi finanziari vicini a Putin. E’ la prima volta che un provvedimento del genere viene applicato in Italia. Come è noto i rapporti economici tra Roma e Mosca sono molto stretti, non solo sul fronte delle forniture energetiche. E le reazioni della Russia in risposta alle nuove sanzioni (e all’inserimento di altri 24 nomi nella lista nera di Bruxelles) rappresentano una minaccia non indifferente per la tenuta dell’export italiano: l’embargo sui prodotti agroalimentari sta già costando caro alle aziende di casa nostra, che cercano di bypassare il blocco vendendo a imprese montenegrine o serbe, mentre il paventato stop alle importazioni di moda e arredamento potrebbe comportare perdite fino a 9 miliardi l’anno. Come rivelato a Repubblica dall’ex arbitro Fabio Paparesta lo stesso Rotenberg, che qualche mese fa era dato tra i papabili per l’acquisto dell’A.S. Bari, si sarebbe sfilato proprio a causa dell’embargo.

Ma chi è il magnate che la rivista Forbes definisce “uno dei più influenti uomini d’affari di Russia”, attribuendogli una ricchezza personale vicina ai 3 miliardi di dollari? Allenatore professionista di arti marziali e presidente della squadra di hockey Dynamo Mosca, è amico di vecchia data di Putin (praticavano insieme lo judo). Alcune delle sue società si sono assicurate appalti per 7 miliardi di dollari alle recenti Olimpiadi invernali di Sochi. A partire dal 2008, poi, Arkady e il fratello Boris hanno acquisito controllate del colosso degli idrocarburi Gazprom accorpandole alla loro Stroygazmontazh corporation (nota come SGM), uno dei maggiori appaltatori nel campo delle costruzioni per il settore dell’energia e grande fornitore di Gazprom stessa. Arkady possiede poi il 26% di Mostotrest, che si occupa di lavori infrastrutturali (strade, ponti), e il 50% di Tps Avia, che si è aggiudicata l’appalto per i nuovi terminal passeggeri e cargo dell’aeroporto Sheremetyevo di Mosca. I due fratelli controllano infine le banche Smp e InvestCapitalBank, già colpite in aprile dalle sanzioni statunitensi nei confronti delle istituzioni finanziarie russe. Sanzioni che hanno riguardato anche Rosneft, altro gigante del petrolio con stretti legami con l’Italia visto che ha il 20% della Saras dei Moratti e il 13% di Pirelli

Il sequestro dei beni di Rotenberg in Italia ha effetto retroattivo dal 30 luglio scorso e comporta il “divieto di spostare, trasferire, alterare, utilizzare o gestire i beni o di accedere ad essi in modo da modificarne il volume, l’importo, la collocazione, la proprietà, il possesso, la natura e la destinazione o di introdurre altri cambiamenti tali da consentire l’uso dei fondi in questione, compresa la gestione di portafoglio”. Obiettivo, impedire che l’oligarca vicino a Putin, ma anche suoi parenti o prestanome, continuino a fare affari in Italia. Secondo il Corriere sono ancora in corso verifiche su diverse persone e altri provvedimenti potrebbero arrivare a breve.