Cronaca

Papa Francesco torna dopo indisposizione. Battuta sulla tomba dei papi

Il pontefice all'Angelus in San Pietro dopo gli impegni rimandati nei giorni scorsi per ragioni di salute. Ieri nei giardini vaticani ha detto ai giovani della diocesi di Roma: "Dove finirà il Papa? In quella tomba lì". In un'intervista al Messaggero nuova condanna della corruzione. Povertà, "i comunisti ci hanno derubato della bandiera"

“Il Signore oggi ripete a me, a voi, e a tutti i pastori: Seguimi! Non perdere tempo in domande o in chiacchiere inutili; non soffermarti sulle cose secondarie, ma guarda all’essenziale e seguimi. Seguimi nonostante le difficoltà”. È il cuore dell’omelia che Papa Francesco ha tenuto nella Basilica Vaticana presiedendo la Messa dei santi Pietro e Paolo, patroni della Chiesa di Roma. Primo impegno pubblico per Bergoglio dopo “l’improvvisa indisposizione” che gli ha impedito di visitare il Policlinico Gemelli e che, sommata agli altri appuntamenti rinviati e annullati senza preavviso, ha alimentato, dentro e fuori il Vaticano, la preoccupazione per la salute del Papa nonostante le rassicurazioni del portavoce vaticano padre Federico Lombardi. L’agenda di Francesco, però, non ha subito nessuna mutazione.

La sera del 28 giugno Bergoglio ha pregato davanti alla grotta di Lourdes, nei giardini vaticani, con i giovani della sua diocesi di Roma impegnati nel cammino di ricerca vocazionale. A loro Francesco ha confidato: “Credo che uno che ha più sicura la sua strada definitiva è il Papa! Perché il Papa… dove finirà il Papa? Lì, in quella tomba, no?”. È la terza volta nello stesso mese che Bergoglio è tornato a parlare della sua morte dopo l’udienza al Centro sportivo italiano del 7 giugno scorso e l’intervista al quotidiano di Barcellona La Vanguardia del 13 giugno.

Ai 24 arcivescovi metropoliti ai quali ha consegnato il pallio, l’insegna liturgica di lana bianca che rappresenta la pecora che il pastore porta sulle sue spalle, Francesco ha chiesto: “Di che cosa abbiamo paura? E se ne abbiamo, quali rifugi cerchiamo, nella nostra vita pastorale, per essere al sicuro? Cerchiamo forse l’appoggio di quelli che hanno potere in questo mondo? O ci lasciamo ingannare dall’orgoglio che cerca gratificazioni e riconoscimenti, e lì ci sembra di stare sicuri? Dove poniamo la nostra sicurezza? La testimonianza dell’apostolo Pietro ci ricorda che il nostro vero rifugio è la fiducia in Dio: essa allontana ogni paura e ci rende liberi da ogni schiavitù e da ogni tentazione mondana”.

Francesco, che per la prima volta ha indossato il pallio di San Giovanni Paolo II mai utilizzato da Benedetto XVI, ha sottolineato che “Pietro non si affida a sé stesso e alle proprie forze, ma a Gesù e alla sua misericordia. E qui sparisce la paura, l’insicurezza, la pusillanimità. Pietro ha sperimentato che la fedeltà di Dio è più grande delle nostre infedeltà e più forte dei nostri rinnegamenti. Si rende conto che la fedeltà del Signore allontana le nostre paure e supera ogni umana immaginazione. Anche a noi, oggi, – ha aggiunto il Papa – Gesù rivolge la domanda: ‘Mi ami tu?’. Lo fa proprio perché conosce le nostre paure e le nostre fatiche”.

E in un altro passaggio Bergoglio ha evidenziato che “la fedeltà che Dio incessantemente conferma anche a noi pastori, al di là dei nostri meriti, è la fonte della nostra fiducia e della nostra pace. La fedeltà del Signore nei nostri confronti tiene sempre acceso in noi il desiderio di servirlo e di servire i fratelli nella carità. L’amore di Gesù deve bastare a Pietro. Egli non deve cedere alla tentazione della curiosità, dell’invidia”. All’Angelus appello del Papa per la pace in Iraq “perché, attraverso il dialogo, si possa preservare l’unità nazionale ed evitare la guerra. Sono vicino alle migliaia di famiglie, specialmente cristiane, che hanno dovuto lasciare le loro case e che sono in grave pericolo. La violenza genera altra violenza; il dialogo è l’unica via per la pace”.

In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero il 24 giugno scorso, durante la partita dei mondiali di calcio Italia – Uruguay, e pubblicata oggi, Francesco ha condannato nuovamente la corruzione e le tangenti e ha sottolineato che “oggi il problema della politica, non solo dell’Italia ma di tutti i Paesi, è che si è svalutata, rovinata dalla corruzione, dal fenomeno delle tangenti”. Un problema, secondo Bergoglio, dettato dal “cambiamento d’epoca” che si sta vivendo e che “alimenta la decadenza morale, non solo in politica, ma nella vita finanziaria o sociale”. “Non dico che tutti siano corrotti, – ha precisato il Papa – ma penso sia difficile rimanere onesti in politica. A volte vi sono persone che vorrebbero fare le cose chiare, ma poi si trovano in difficoltà ed è come se venissero fagocitate da un fenomeno endemico, a più livelli, trasversale. Non perché sia la natura della politica, ma perché in un cambio d’epoca le spinte verso una certa deriva morale si fanno più forti”.

Francesco ha espresso anche “enorme dolore per lo sfruttamento dei bambini” e ha condannato quelli che ha definito i “pedofili anziani”, persone che potrebbero essere i nonni delle “baby prostitute”. A chi continua a chiamarlo “Papa comunista” ha risposto: “Io dico solo che i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà e i poveri sono al centro del Vangelo. I comunisti dicono che tutto questo è comunista. Sì, come no, venti secoli dopo. Allora quando parlano si potrebbe dire loro: ma voi siete cristiani”. E a chi sostiene che egli voglia fare solo il vescovo di Roma e non il Papa risponde: “Il primo servizio di Francesco è questo: fare il vescovo di Roma. Se domani il Papa volesse fare il vescovo di Tivoli è chiaro che mi cacceranno via”.

Twitter: @FrancescoGrana