L'intervista al giovane fenomeno che alle Olimpiadi di Milano-Cortina parte con grandi aspettative: "Sto bene, per me lo sci è ancora divertimento. La mia scelta? La Federazione albanese ci supporta e sta promuovendo gli sport invernali"

Tre anni fa, a 16 anni nemmeno compiuti, esordiva in Coppa del mondo. Per gli addetti al settore era il futuro dello sci alpino (spoiler: ora è il presente). Ma prima dei suoi risultati nel Circo bianco fece discutere la scelta della famiglia di farla correre per la Federazione albanese. E così lei, Lara Colturi, italianissima come mamma Daniela Ceccarelli (oro olimpico) e papà Alessandro (istruttore nazionale come Ceccarelli), si presentò al cancelletto di partenza con l’aquila a due teste su sfondo rosso cucita sulla spalla. Da quel giorno ha dimostrato di essere una delle più forti slalomiste e gigantiste del circuito (ha collezionato tre podi) e ora ha dichiarato di voler puntare alle discipline veloci (percorso già iniziato in passato, è medaglia d’oro juniores proprio in super-g). Nel mezzo, un gravissimo infortunio nel 2023 e, nel corso di questa primavera, speranze disilluse e nuove polemiche per un suo possibile approdo alla Federazione italiana. Già, perché l’anno prossimo ci sono le Olimpiadi, e Colturi parte per vincere una medaglia.
Le gare di apertura a Soelden (sabato 25, ndr) sono dietro l’angolo: come si sente fisicamente e, soprattutto, mentalmente? Lei ha spesso parlato di “voglia di divertirsi”, prevale ancora questo l’aspetto ludico?
Mi sento bene, ci siamo allenati bene in Nuova Zelanda in estate, abbiamo trovato buonissime condizioni. Ora abbiamo ripreso a sciare a Solden, come avevamo fatto lo scorso anno e siamo andati un paio di giorni anche in uno ski dome in Lituania, faremo forse qualche sessione a Pitztal o Val Senales. Per me è davvero importante divertirmi, stare bene con la squadra, ridiamo e scherziamo spesso, anzi direi sempre. Per me lo sci, la vita che facciamo, deve essere divertimento, sì.
Quest’estate si è diplomata all’Istituto Frejus di Bardonecchia, com’è andata? Era più o meno emozionata rispetto a quando si trova al cancelletto di partenza?
Sono emozioni diverse, comunque è andata molto bene, anche il voto mi ha premiato e ho ricevuto i complimenti dai professori, perché mi sono davvero impegnata molto e sono molto soddisfatta del percorso, non solo della maturità, del pezzo di carta.
Torniamo allo sci: quest’anno ci sono le Olimpiadi, che saranno le sue prime Olimpiadi. Sente una differenza rispetto alle scorse stagioni, c’è maggiore pressione?
Certamente è una stagione particolare, mi sembra ci sia più attenzione da parte dei media, questo fa piacere, succede solo ogni quattro anni. Come sempre cerco di pensare al presente. La nostra preparazione non cambia in funzione delle gare olimpiche, anche perché le gare sono le stesse, non sono diverse dal punto di vista tecnico.
Nella passata stagione è stata tra le migliori interpreti sia dello slalom speciale sia dello slalom gigante. È convinta di aver seguito il miglior percorso possibile o cambierebbe qualcosa, potesse tornare indietro?
Non cambierei nulla, lo avevo detto anche dopo l’infortunio del 2023. È difficile dire se sia il miglior percorso perché non possiamo saperlo, ma sono molto soddisfatta della scorsa stagione, dei podi e di come ho sciato. Il primo podio è stato speciale, inatteso, partivo con il 27 e anche tante altre gare sono andate bene.
La prima vittoria non è arrivata ma sono tutti convinti che arriverà a breve, è una cosa a cui pensa? Tra sé e sé le capita di dire (o col suo staff, in maniera più esplicita) “questo è l’anno buono per la prima vittoria”?
Mi focalizzo sempre su quello che devo fare in pista e fuori, su come portare il mio miglior sci in gara, e non sul risultato. Non serve pensare, adesso devo vincere, mi metterei solo pressione inutile. Qualche anno fa nella categoria aspiranti stavo vincendo tutte le gare. Prima dell’ultima mi hanno chiesto in un’intervista se puntavo a vincere anche quella. Io ho risposto di si, ma ovviamente poi mi sono resa conto che avevo parlato troppo presto, che sentivo più pressione, solo per averlo detto. Ho poi vinto ma mi sono data da sola una difficoltà maggiore.
È allenata da mamma Daniela Ceccarelli e papà Alessandro, entrambi istruttori nazionali. Nel team che la segue si è aggiunto Alessandro Schiasselloni. Secondo lei è questo il futuro – o magari è già il presente – dello sci alpino, vale a dire team privati che seguono singoli atleti?
Non so sinceramente, ma ho l’impressione che al nostro livello tutte le atlete siano seguite da staff di professionisti, non credo manchino a nessuna che gareggia con me. Per me avere i miei genitori al mio fianco è davvero importante. Ci sono sempre stati, mamma in partenza, papà lungo la pista, da quando scio e faccio gare. Con Schiasse mi sto trovando bene, ma ci sono anche altre persone che mi supportano, Martino, Andrea, Luisa, e altre, ognuna specializzata nel proprio compito, perché per mamma e papà da soli sarebbe impossibile gestire il tutto. Lo avevamo fatto al primo anno, ma era proprio troppo lavoro.
Il fatto che le federazioni gestiscano sostanzialmente in tutto e per tutto gli atleti, dagli sponsor ai diritti d’immagini, secondo lei è un limite per la crescita degli atleti stessi e, più in generale, per il “prodotto sci”?
Non saprei, non è un tema su cui mi focalizzo, per me la priorità è allenarmi, gareggiare, stare bene con la mia famiglia e la mia squadra. Magari in futuro studierò marketing sportivo e potrò approfondire il tema.
In primavera sono circolate le voci di un suo approdo nella Nazionale italiana. Come ha vissuto quel periodo?
Su questo non ho nulla da aggiungere rispetto a quanto già detto.
Qualche commentatore nostrano – e più di un appassionato – ha storto il naso per la sua scelta di proseguire con l’Albania. Qualcuno sui giornali ha parlato persino di “vicenda squallida”. Che effetto le fanno queste polemiche? Le ascolta, tira dritto, ritiene facciano parte del gioco?
Non mi faccio facilmente influenzare, alcune persone parlano senza minimamente conoscere le cose. Noi siamo contenti di far parte della Federazione Albanese, che ci supporta e che sta promuovendo lo sci in un Paese dove c’è poca tradizione negli sport invernali. Mi fa piacere ispirare delle persone a praticare lo sci, o almeno seguirlo in tv.
Conosceva personalmente Matteo Franzoso, e come redazione esprimiamo il nostro cordoglio per i suoi familiari e amici. Ha voglia di condividere un suo personale ricordo di Matteo?
Sì, ci allenavamo insieme al Sestriere, parlavamo spesso quando ci vedevamo in palestra. È veramente una tragedia che ha ci ha scosso.
Secondo lei si sta facendo abbastanza sul fronte della sicurezza?
La sicurezza è molto importante. Penso che si debba e si possa migliorare su tanti aspetti. Evidentemente non si sta facendo abbastanza, ci sono stati altri incidenti gravi che tutti conosciamo, non è stato un caso unico.
La sua sciatrice preferita e il suo sciatore preferito.
Ce ne sono diverse, ma per la sua forza che l’ha fatta ritornare dopo infortuni anche gravi Lindsey Vonn, è un’ispirazione per me. Nei maschi non saprei, ma mi piace allenarmi con loro, è molto stimolante.
La sua sportiva preferita o il suo sportivo preferito extra-sci.
Direi che è Tara Davis-Woodhall, che nel salto in lungo ha vinto sia l’oro a Parigi la scorsa estate, sia i Mondiali di quest’anno, dimostrando che sta continuando a migliorare, dopo il successo olimpico. È un’atleta eccezionale che ci tiene che le persone si appassionino al salto in lungo, ne capiscano la tecnica.
Un libro che ha letto e che le è piaciuto in modo particolare, che ricorda in questo momento. E un film.
Leggo diversi libri e in questo momento sto leggendo Sentieri selvaggi di Alan Le May, una storia sul West americano. Come film il mio preferito resta il musical La La Land, perché oltre ad essere appassionante, avevo preparato con la sua musica un programma di pattinaggio artistico, quando facevo le gare.
Meglio un oro olimpico o la Coppa del mondo generale?
Entrambe, perché sono traguardi davvero importanti per cui dietro c’è un impegno e un lavoro incredibile, che non tutti vedono.
Esprima un desiderio (e se ha voglia, ce lo dica).
Va bene, l’ho espresso. Ma se lo dico poi non si avvera.
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