Società

Basta con gli spot tv per donare: non è così che si risolvono strutturalmente i problemi

Aspetto degli spot che aiutino la sinergia e il coordinamento tra le persone, favorendo la presa di coscienza del loro ruolo di cittadini

di Franco Failli

“Dona, dona, dona!”. Per sconfiggere la fame, la sete, la malattia, la violenza, la morte. Per difendere le balene, le donne, le api, i bambini, i beni culturali, i popoli oppressi, l’atmosfera, il pianeta. Il tutto accompagnato da immagini o descrizioni impressionanti, che non c’è motivo di ritenere false, ma rispetto alle quali non abbiamo strumenti per capire quanto siano davvero rappresentative di quella realtà.

Poi ci sono quelli che, consapevoli che sta aumentando il numero di anziani soli, tagliano corto: “Lasciaci tutto in eredità!”. Tanto sei morto. Così almeno qualcuno si ricorderà di te. Certo. Il messaggio che sento implicito in tutto ciò è: “Ti chiediamo così poco che, se non ce lo dai, diventi parte del problema e il perpetuarsi di queste sciagure di cui ti parliamo sarà, almeno un pochino, anche colpa tua”.
Colpa mia? Io sono parte del problema? E se tiro fuori dei soldi il problema va verso una soluzione?

Nessuno di quelli investiti dai messaggi drammatici riguardanti, per esempio, le mutilazioni genitali femminili è parte del problema. E seppure con qualche soldo a disposizione si potranno salvare alcune fanciulle da questa pratica orrenda (benissimo!), non sarà con i nostri spiccioli che cambierà l’enorme questione socioculturale sottostante al fenomeno.

Le api sono soggette a morie di varia causa, e se si riesce a intervenire salvandone qualche popolazione, spostandola, curandola, o con altre iniziative benemerite, va benissimo. Ma il problema dell’abuso di pesticidi o il riscaldamento globale che sta cambiando la vegetazione del nostro territorio, non sono cose rispetto alle quali lo stillicidio di contributi di singoli e separati cittadini possa fare qualcosa.

È questa la cosa che, forse più del martellamento in stile biecamente pubblicitario, disturba in questi spot. La quasi totale assenza di qualunque invito a pensare al problema di turno come ad una situazione dipendente da decisioni prese a livelli che non sono certo quelli del singolo cittadino, e che solo agendo a quegli stessi livelli può essere risolta.

Benissimo che ci sia l’informazione e la sensibilizzazione, e magari anche la richiesta di un piccolo aiuto concreto. Ma mettendo bene in chiaro che cosa si può fare con quei soldi e chiarendo di chi sono le responsabilità vere e cosa si può (si deve?) fare per agire non nel senso di un tamponamento momentaneo e caritatevole del problema, ma per andare verso una sua soluzione strutturale e permanente, nei limiti del possibile. L’elemosina chiamiamola con il suo nome.

Il volontariato è una forza preziosa in qualunque società di esseri umani, ma non può agire contro problemi che sono profondamente radicati e che richiedono sforzi enormi, che per essere davvero affrontati e risolti hanno bisogno dell’azione coordinata di centinaia di migliaia o di milioni di persone.

La generosità dell’azione volontaria sul campo è preziosa, ma quello di cui ha bisogno una popolazione con problemi di salute non è un nugolo di medici volontari ma è un Sistema Sanitario Nazionale, che è assai di più della somma degli individui che lo compongono.
Il vicino di casa gentile che spende qualche ora del suo tempo per discutere di qualche materia scolastica ostica con il figlio in difficoltà è encomiabile. Ma ciò che permette a un paese di sollevarsi dall’analfabetismo e dall’ignoranza è la Scuola, che è un’altra cosa.

Se queste istituzioni faticano a fare quello per cui sono nate, non è il singolo cittadino a poter intervenire. Al singolo cittadino si deve indicare la via per andare a stimolare il proprio governo, sinergicamente con migliaia e migliaia di altri suoi simili.

Aspetto degli spot che aiutino la sinergia e il coordinamento tra le persone, favorendo la presa di coscienza del loro ruolo di cittadini. La salvezza di singoli individui è importantissima, ma la salvezza di tutti non è la somma delle singole salvezze ottenute per singoli individui.

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