
Per avere voce in campo internazionale bisogna avere potenza militare e un’economia che funziona: se l’Europa conta sempre meno è perché è economicamente debole
Sull’incontro fra Putin e Trump si è detto di tutto e di più; dalle dichiarazioni ufficiali al linguaggio del corpo, incluso varie paranoie e complotti. Se cercate bene sul web troverete anche chi dice che entrambi sono rettiliani arrivati sulla Terra da Alpha Draconis. Nella nuvola di leggende, comunque, una cosa è sicura: i leader europei sono stati snobbati alla grande. Incompetenti? Venduti? Incapaci di fare il loro mestiere? Anche qui, sicuramente ci sarà qualcuno sul web che li definisce dei rettiliani camuffati da esseri umani. Ma io un’ideuzza ce l’avrei su cosa sta succedendo e ora provo a spiegarvela.
Lo sapete dai libri di storia che per avere voce in campo internazionale bisogna avere una certa potenza militare. Ma la potenza militare si può avere soltanto con un’economia che funziona bene. Allora, se l’Europa conta sempre meno, è perché è economicamente debole. Ovvero, da potenza industriale che era una volta, si sta sempre più trasformando in una penisola priva di importanza del continente chiamato “Eurasia”.
Ma perché sta succedendo? Una risposta si trova con i concetti della “economia biofisica”. Ovvero quel settore scientifico che esamina l’economia dal punto di vista della termodinamica. Questa è una cosa che gli economisti vedono come la Nutella sui maccheroni. Quindi, se siete degli economisti e siete arrivati fin qui, cliccate pure via, che tanto non sarete d’accordo sul resto di questo post. Altrimenti, se la cosa vi incuriosisce, provate a continuare a leggere.
Uno dei principi di base dell’economia biofisica è che l’economia è una macchina termica che funziona consumando energia. No energia, no economia. Sembra ovvio, ma molti modelli economici considerano l’energia un fattore marginale. Ma se usate questo concetto allora vi si aprono gli occhi su tante cose.
Pensate all’Europa: perché gli europei dominavano il mondo fino a circa un secolo fa? L’economia biofisica vi da una risposta: il carbone. Una volta, l’Europa aveva grandi giacimenti soprattutto in Inghilterra, in Germania e in Francia, e questi paesi si erano costruiti i loro imperi coloniali con l’energia del carbone. Incidentalmente, l’Italia veniva chiamata “la grande proletaria” perché non aveva quasi per niente carbone, e quindi doveva campare con la manodopera umana. Ma senza carbone l’Italia non ha mai potuto competere con le “grandi potenze” europee dell’epoca coloniale, nonostante i sogni imperiali di Mussolini.
Il problema delle miniere di carbone è che si esauriscono e, gradualmente, i paesi europei hanno cessato di produrre carbone durante il XX secolo, o cesseranno ben presto. Quindi è stato necessario cominciare a importare energia dall’estero. Ma le importazioni si pagano, e il surplus per giocare alla guerra diminuisce. E’ così che gli Stati europei hanno perso i loro imperi coloniali a favore di stati che avevano risorse energetiche abbondanti: gli Stati Uniti in primo luogo, poi l’Unione Sovietica e ora la Cina. Un po’ di respiro è arrivato col petrolio del Mare del Nord, ma anche quello si sta rapidamente esaurendo.
E allora, come fare? Fino a non molti anni fa, c’era un piano che sembrava funzionare: importare gas russo a basso costo, pagandolo con l’esportazione di prodotti europei in Russia. Con il gas, gli europei avevano cominciato ad attrezzarsi per la “transizione energetica” costruendo una nuova infrastruttura basata sull’energia rinnovabile che alla lunga li avrebbe resi indipendenti dalle importazioni. Non gli avrebbe ridato gli imperi coloniali di una volta, ma avrebbe mantenuto in vita l’industria europea.
E invece, è andato tutto a quel paese con la guerra in Ucraina. E’ una storia che ha radici complesse e non si può risolvere semplicemente dando tutta la colpa a una delle due parti. Quello che importa è che l’Europa si è messa a fare la guerra, sia pure indirettamente, contro il paese che la riforniva di energia, la Russia, trascurando le possibilità di risolvere la questione con un negoziato. Con le sanzioni, non solo l’Europa non solo non può più importare gas a basso costo, ma non ha più nemmeno i ritorni economici che arrivavano dalle esportazioni verso la Russia.
Non siamo rimasti al buio, per ora, ma ci tocca importare gas molto costoso dagli Stati Uniti. I margini sulla produzione industriale si assottigliano, non ci sono più soldi per gli investimenti e va a finire che l’industria europea si trova a essere obsoleta rispetto alla concorrenza internazionale, specialmente quella cinese. Poi, le tariffe che Trump ci sta imponendo stanno facendo ulteriori danni. Infine, i leader europei non hanno trovato di meglio che finanziare la costruzione di carri armati per salvare l’industria automobilistica europea che non è riuscita ad agganciarsi alla rivoluzione della trazione elettrica e ora produce solo auto obsolete. L’idea di un riarmo europeo costosissimo potrebbe essere il colpo di grazia per l’economia europea (non saranno mica rettiliani anche loro?).
Non c’è da stupirsi allora che americani e russi abbiano snobbato gli europei che si credono di essere ancora una grande potenza ma non lo sono più. E quindi non ci resta che essere realistici e ritornare al piano originale; rimettere in piedi il sistema economico europeo usando l’energia rinnovabile. Non facile, considerando i comitati anti-rinnovabili che spuntano fuori ovunque (forse sono loro i veri rettiliani?). Ma l’energia rinnovabile continua a crescere, anche se più lentamente di prima. Ce la possiamo ancora fare, però bisogna far finire la guerra in Ucraina il prima possibile, altrimenti non ne usciamo fuori.