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Annullato il processo sulla morte di Maradona: giudice coinvolta nelle riprese di un documentario non autorizzato

Si ripartirà da zero. Il motivo riguarda delle riprese vietate per girare un documentario sul processo in cui Julieta Makintach era la protagonista

È stato annullato il processo sulla morte di Diego Armando Maradona dopo che uno dei tre giudici che doveva valutare il caso è stata sorpresa mentre, all’interno dell’aula, faceva delle riprese vietate per girare un documentario di cui era protagonista. “Il procedimento sarà dichiarato nullo e non avvenuto”, ha dichiarato Maximiliano Savarino, uno dei tre giudici. Savarino ha poi aggiunto che “sono stati causati danni alle parti e ai giudici del tribunale”. A riportarlo è il giornale argentino Clarìn.

Lo scorso 21 maggio il processo era stato sospeso per una settimana in quanto il tribunale doveva esaminare il ruolo della giudice Julieta Makintach. La donna aveva negato qualsiasi illecito, ma il pm Patricio Ferrari aveva sostenuto che “la situazione compromette il prestigio della magistratura”. Julio Rivas, l’avvocato di Leopoldo Luque ossia uno dei prinicpali imputati, aveva dichiarato di essere stato contattato dall’emittente britannica BBC per un’intervista, in quanto stavano realizzando un documentario sul processo. Ha aggiunto di aver ricevuto informazioni secondo cui la società di produzione coinvolta nel documentario era associata a Juan Makintach, fratello della giudice. La polizia ha anche dichiarato di aver visto una telecamera in aula e un funzionario del tribunale ha affermato che la sua presenza era stata approvata dalla giudice Makintach. E alla fine, dopo gli opportuni accertamenti, si è deciso di annullare il processo. Si ripartirà da zero.

Maradona aveva 60 anni quando è morto il 25 novembre 2020, in condizioni precarie in una casa in affitto nel quartiere privato di San Andrés, a Benavídez, nel distretto di Tigre, 22 giorni dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico per un ematoma subdurale presso la Clinica Olivos di Vicente López. I procuratori dell’accusa Ferrari, Cosme Iribarren e Laura Capra hanno stabilito che l’équipe medica, composta da sette persone, è stata “carente”, “sconsiderata” e “indifferente” nel suo operato, poiché “non ha fatto nulla” per impedire la sua morte.