Giustizia

Delitto di Garlasco, Garofano (difesa Sempio): “Sull’impronta 33 non c’è sangue, certezza scientifica”

L’intonaco grattato dalla traccia, che i pm stanno cercando per analisi biologiche, sempre secondo l'ex generale del Ris non ci sarebbe più, perché "è stato consumato" nell’accertamento irripetibile dell’epoca.

Nell’impronta 33, quella sul muro delle scale vicino al corpo di Chiara Poggi e attribuita da una consulenza dei pm di Pavia ad Andrea Sempio, “non c’è sangue”, è “una certezza scientifica” relativa agli accertamenti che vennero fatti. Sono considerazioni dell’ex comandante del Ris Luciano Garofano, consulente della difesa del 37enne, che ha avuto un colloquio coi legali Massimo Lovati e Angela Taccia in vista di una consulenza difensiva. L’intonaco grattato dalla traccia, che i pm stanno cercando per analisi biologiche, sempre secondo Garofano non ci sarebbe più, perché “è stato consumato” nell’accertamento irripetibile dell’epoca.

L’ex generale del Ris dei carabinieri e la difesa del nuovo indagato, nell’inchiesta riaperta sul delitto di Garlasco, hanno avuto un colloquio in vista della consulenza dattiloscopica difensiva, che sarà depositata dopo quella, sempre di parte, di recente effettuata dagli esperti nominati dalla Procura di Pavia. Garofano, parlando coi difensori, ha fatto presente che quell’ormai famosa impronta del palmo di una mano “era già stata analizzata ai tempi” e venne giudicata non utile per una identificazione. E ha evidenziato che “le nuove tecnologie” usate, di cui si parla nella consulenza della Procura, non sono altro che “l’utilizzo di Photoshop che esisteva già ai tempi”.

Da giorni, poi, si è saputo che i pm stanno cercando negli archivi del Ris un involucro con dell’intonaco per poter effettuare analisi biologiche alla ricerca di eventuali tracce di sangue e Dna nell’impronta. Il procuratore Fabio Napoleone, infatti, aveva fatto presente in una nota che 18 anni fa parte della traccia papillare era “stata asportata dal muro grattando l’intonaco con un bisturi sterile“. L’intonaco, secondo Garofano, “è stato consumato ai sensi del cosiddetto “360”, ossia dell’accertamento irripetibile che venne effettuato ai tempi. Almeno così sembrerebbe, stando alle considerazioni dell’ex comandante.

Inoltre, sempre nel 2007, ha spiegato il generale, erano state fatte anche “analisi su Dna e non avevano dato alcun esito”. La ninidrina, il reagente con cui è stata trattata l’impronta, poi, “in alcuni punti è più rossa”, come emerge dalle immagini fotografiche alla base della consulenza dei pm, “perché reagisce con gli amminoacidi”, ovvero con “materiale organico”, ma “non con l’emoglobina e quindi su quell’impronta non c’è sangue e questa è una certezza scientifica”. Intanto, i difensori di Sempio attendono, dopo una richiesta urgente presentata nei giorni scorsi, che la Procura di Pavia metta loro a disposizione tutti i documenti e il materiale usato nella consulenza per poter lavorare ad una loro relazione di parte.