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Gaza, media: “Hamas accetta la proposta di tregua Usa”. Ma Witkoff smentisce. Netanyahu: “Spero di fare un annuncio sugli ostaggi oggi o domani”

La proposta dell'inviato di Trump include il rilascio di 10 ostaggi e un cessate il fuoco di 70 giorni. Raid su una scuola: molti bimbi uccisi. Merz attacca Netanyahu: "Non capisco più che obbiettivo abbia Israele a Gaza". Ma la Germania continua a inviare armi

A Gaza si contano i morti. Ancora, per l’ennesima giornata di bombardamenti che si abbattono sulle persone e quello che resta nella Striscia. Idf annuncia peraltro che l’esercito israeliano ha avviato un’operazione militare “senza precedenti” contro le capacità dei gruppi armati che continuano a lanciare razzi su Israele dall’area di Khan Younis, nel sud. Sui media era però comparsa una potenziale svolta nel conflitto: secondo Afp, al Jazeera e Ynet, Hamas aveva accettato la proposta dell’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti, Steve Witkoff, per un cessate il fuoco a Gaza. Ma lo stesso inviato ha smentito la notizia parlando con Axios, aggiungendo che “quello che ho sentito finora da Hamas è stato deludente e del tutto inaccettabile”. Al contrario, dice, è Israele ad avere accettato la sua proposta, che prevede il cessate il fuoco temporaneo e il ritorno di metà degli ostaggi vivi e metà di quelli morti. Per l’inviato, inoltre, l’accordo “porterà a negoziati sostanziali per trovare una via verso un cessate il fuoco permanente, che ho accettato di presiedere”. “L’accordo è sul tavolo. Hamas dovrebbe accettarlo”, ha dichiarato ancora Witkoff.

Nel tardo pomeriggio però arriva un video sui social del premier israeliano: “Spero che sia possibile fare un annuncio sugli ostaggi oggi o domani“, ha detto Benjamin Netanyahu. “Il rilascio dei nostri ostaggi è la nostra massima priorità. Spero, spero davvero che riusciremo ad annunciare qualcosa in merito, e se non possiamo farlo oggi, lo faremo domani, non ci arrendiamo“, ha dichiarato. Netanyahu conferma l’operazione “molto forte dell’Idf” nella Striscia di Gaza e aggiunge che Israele deve “affrontare accuse infondate da parte della comunità internazionale. “Stiamo facendo tutto per sconfiggere Hamas e liberare i nostri ostaggi”, ha concluso. Dopo qualche ora, però, l’ufficio del presidente si è affrettato a chiarire che “oggi o domani” è un’espressione retorica: “Netanyahu intendeva dire che si sta lavorando intensamente e che, anche se non ci sarà un accordo oggi, non ci arrenderemo”, è stato spiegato. “Stiamo facendo pressione su Hamas, anche tramite Witkoff, e speriamo in sviluppi positivi”. In serata Witkoff e il direttore del dipartimento per gli ostaggi Usa, Adam Buehler, hanno parlato con le famiglie dei rapiti dicendo loro che “sperano in sviluppi nei prossimi due giorni“.

Intanto nelle scorse ore i raid hanno colpito una scuola adibita a centro per gli sfollati, l’istituto Fahmi Aljarjaoui, nel quartiere di Al-Daraj: i morti sono almeno 33, tra cui 18 bambini e diverse donne. Oltre 60 i feriti. I vertici militari di Tel Aviv hanno giustificato l’azione spiegando che la scuola era “un centro di comando di Hamas e della Jihad Islamica palestinese” e al suo interno si trovavano “terroristi chiave”. E ha poi aggiunto di avere adottato “molte misure” per mitigare i danni ai civili, tra cui l’uso di munizioni di precisione, sorveglianza aerea e forme di intelligence. Ma gli attacchi sono avvenuti anche a Jabalia, nel nord, dove 19 persone sono morte. È stata colpita l’abitazione di una famiglia palestinese: quindici persone della stessa famiglia, tra cui cinque donne e due bambini, sono state uccise. “Gli aerei da guerra hanno preso di mira l’abitazione della famiglia Abd Rabbo questa mattina presto nella città di Jabalia”, ha confermato sempre Bassal.

L’attacco di Merz: “Non capisco più che obiettivo abbia Israele a Gaza”. Ma la Germania continua a inviare armi – A fronte di una situazione sempre più drammatica, con il quotidiano massacro della popolazione civile ridotta peraltro allo stremo da mesi, il cancelliere tedesco Friedrich Merz sferra uno degli attacchi più duri alla politica di Benjamin Netanyahu da parte di un leader di Berlino. “Francamente – ha detto durante il forum re:publica a Berlino -, non comprendo più lo scopo delle azioni dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza“. “Colpire la popolazione civile in misura tale, come è accaduto sempre più spesso negli ultimi giorni, non può più essere giustificato dalla lotta contro il terrorismo di Hamas“, ha affermato Merz, sottolineando che la Germania deve essere più cauta di qualsiasi altro paese al mondo quando si tratta di dare consigli pubblici a Israele. “Ma quando si oltrepassano i confini, quando si viola semplicemente il diritto internazionale umanitario, allora anche la Germania, la cancelliera tedesca, deve dire qualcosa al riguardo, e l’ho già detto un po’ più chiaramente negli ultimi giorni”, ha affermato Merz. “Abbiamo un forte interesse a restare dalla parte di Israele e, credo, anche Israele abbia interesse che la Germania rimanga il partner più importante in Europa. Voglio che resti così”, ha proseguito il Kanzler. Per Merz il governo israeliano non dovrebbe fare nulla che “a un certo punto i suoi migliori amici non saranno più disposti ad accettare”. Ma il ministro tedesco degli Esteri, Joahnn Wadephul, in una conferenza stampa con l’omologo spagnolo, José Manuel Albares, a Madrid, dopo un incontro bilaterale al Palazzo di Viana, chiarisce che, fra le misure per frenare il conflitto a Gaza, Berlino non prevede un eventuale embargo della vendita di armi, difeso dalla Spagna. “È venuta l’ora di un cessate il fuoco immediato e faccio appello alle parti ad avviare i negoziati, quello che la Germania può fare lo farà”. Il capo della diplomazia tedesca, ha ricordato che Israele è esposto ad altre minacce: “Hezbollah, Houthi, Iran” , ha enumerato. E ha insistito sul fatto che “la Germania come Paese vede come parte della sua ragione di essere l’esistenza di Israele e sempre sarà al suo fianco per difendere questo diritto e questo implica la fornitura di armamenti”, ha aggiunto.

L’annuncio dell’esercito – Il portavoce Idf in lingua araba ha annunciato che l’esercito israeliano ha avviato un’operazione militare “senza precedenti” contro le capacità dei gruppi armati che continuano a lanciare razzi su Israele dall’area di Khan Younis. L’Idf ha ordinato l’evacuazione immediata dei residenti dei quartieri di al-Qarara, Bani Suheila e Abasan verso la zona di al-Mawasi, a ovest. Secondo l’annuncio, la zona è considerata pericolosa e sono stati lanciati più avvertimenti in passato. Gli ospedali Nasser e al-Amal sono stati esclusi dall’ordine di evacuazione. L’ordine di evacuazione dell’Idf a Khan Younis di oggi segue altri già diffusi in precedenza per l’intera area, compresa Rafah, nella Striscia di Gaza meridionale, in vista della pianificata offensiva di terra su vasta scala. L’esercito chiede ai palestinesi residenti nelle aree contrassegnate in rosso sulla mappa rilasciata dal portavoce su X di evacuare verso ovest, nella zona di Mawasi sulla costa, che Israele dichiarerà “zona più sicura”. Un primo avviso di evacuazione era stato diffuso il 31 marzo per tutta Rafah e la parte meridionale di Khan Younis, il 19 maggio l’esercito israeliano ha ordinato anche al resto di Khan Younis di evacuare. L’evacuazione di oggi riguarda le stesse aree da cui era stato precedentemente ordinato lo sfollamento.

I farmaci mancanti – A Gaza la maggior parte delle scorte di attrezzature mediche è esaurita. Lo riferisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, precisando che non è disponibile il 42% dei medicinali di base, compresi gli antidolorifici. “Siamo a corto di scorte pari a circa il 64% delle attrezzature mediche e a corto di scorte pari a circa il 42% dei medicinali e dei vaccini essenziali”, ha dichiarato ai giornalisti a Ginevra Hanan Balkhy, direttore regionale dell’Oms per il Mediterraneo orientale.

Si dimette il capo di Ghf – Il direttore della nuova fondazione umanitaria sostenuta dagli Stati Uniti per distribuire aiuti nella Striscia di Gaza ha annunciato di essersi dimesso “con effetto immediato”. Jake Wood, direttore esecutivo della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), ha spiegato di ritenere che non fosse possibile attuare il piano dell’organizzazione “rispettando rigorosamente i principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza“. Creata qualche mese fa e con sede a Ginevra, Ghf ha annunciato il 14 maggio che prevede di distribuire circa 300 milioni di pasti per un periodo iniziale di 90 giorni. L’Onu e le ong hanno ripetutamente dichiarato che non parteciperanno alla distribuzione degli aiuti da parte di questa fondazione, accusata di collaborare con Israele. Proprio oggi il primo punto di distribuzione nella Striscia gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation inizierà le operazioni. Si prevede che altri punti verranno aperti gradualmente. L’organizzazione intanto ha espresso la sua delusione per le improvvise dimissioni del suo amministratore delegato. Il Ministero degli Interni di Hamas ha peraltro diffuso un comunicato in cui condanna il nuovo piano di distribuzione degli aiuti a Gaza (organizzato dalla Fondazione Ghf), definendolo “un’iniziativa pericolosa, finalizzata a servire obiettivi di sicurezza israeliani e a indebolire le organizzazioni internazionali nella Striscia”. Hamas ha invitato i residenti a non collaborare con il nuovo meccanismo, minacciando: “Chi collabora pagherà, saranno adottate le misure necessarie”. Secondo Hamas “il meccanismo sarà utilizzato per raccogliere informazioni come la scansione dell’iride”, “Israele sfrutterà gli aiuti per reclutare collaboratori”.