Politica

Pd-M5s, finché gli elettori vedranno in gioco certi cacicchi continueranno a non votare

di Pietro Francesco Maria De Sarlo

La reale natura dei rapporti tra l’elettorato Pd e M5S e le reali cause dell’astensionismo di sinistra non è Decaro in Puglia o Marrese in Basilicata o la legalità. Bisogna tornare alle origini con Grillo che, snobbato dal Pd con Prodi che dormiva e Fassino che diceva “si faccia un partito e vediamo quanti voti prende”, organizzò il Vaffaday. L’equivoco iniziò lì, alimentato dallo stesso Grillo che da un lato affermava l’equidistanza del M5S da destra e sinistra e dall’altro faceva proprie tutte le bandiere della sinistra, dall’ambientalismo alla giustizia sociale (RdC e salario minimo) e persino la visione pauperista e anticonsumista di una certa sinistra con la decrescita felice.

Il suo né di destra né di sinistra nasceva dal tradimento dei valori e della difesa degli interessi delle classi sociali che tradizionalmente erano vicine al Pd. Una mutazione genetica che faceva del Pd un partito oggettivamente di destra svuotando di significato l’essere di destra o di sinistra.

Il quadro esatto lo definisce Cirino Pomicino, nel suo libro Il grande inganno, dove parla del Pd diventato garante dell’establishment, dopo la “fusione a freddo” con la Margherita e con Prodi affiancato dalla stampa di sistema. Intendo quella che fa riferimento al Gruppo Gedi, Cairo, Confindustria. Non solo. Il Pd è stato contagiato dal catechismo neoliberista che tanti danni ha fatto in Italia e in Europa. È parso non più il difensore dei ceti deboli ma la cinghia di trasmissione delle politiche economiche liberiste e disastrose per il Paese. Come quelle indicate dalla lettera di Draghi-Trichet, i cui contenuti sono stati pedissequamente attuati dai governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni e che hanno prodotto sconquassi sociali senza alcun beneficio sui conti pubblici, anzi con una perdita di PIL mai più recuperata.

La difesa di ricchi e potenti, siano essi nazioni territori o gruppi industriali, si è vista con l’appoggio alla Troika in Grecia, con l’Autonomia Differenziata di Amato, D’Alema, Gentiloni, Bonaccini e dell’agenda Draghi, con cui ha tradito anche il Sud, e con la difesa dei Benetton e Agnelli, con l’esaltazione di Marchionne e il dileggio del M5S che, dopo il ponte Morandi, fu accusato di far perdere valore alla Borsa. Hanno persino invocato con il Mes, di fatto il commissariamento del Paese.

Faccio tutta questa cronistoria per affermare che il problema non è la legalità o meno, qualche mela marcia l’hanno tutti, ma che i cacicchi del Pd vanno declinati in sede locale e nazionale: sono loro che, contro ogni mandato ricevuto dalla propria base, hanno tradito i propri valori fondanti a prescindere dagli accordi tra il M5S e il Pd. Finché l’elettorato di sinistra tradito e/o rifugiatosi nell’astensionismo o nel M5S vedrà in partita questi cacicchi (Gentiloni, Letta, Prodi, Franceschini, Serracchiani eccetera e le loro declinazioni locali) continuerà a rifugiarsi nell’astensionismo e, in caso di alleanze, non voterà neanche il M5S.

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