Cinema

Coppola, Lanthimos e Sorrentino in concorso al Festival di Cannes 2024, poca Hollywood dopo lo sciopero di attori e sceneggiatori

Sarà un’edizione del festival in tono minore, quella che si terrà dal 14 al 25 maggio prossimo?

Paolo Sorrentino con Parthenope, Francis Ford Coppola con Megalopolis e Yorgos Lanthimos con Kind of kindness. Se Cannes 2024 non è tutta qui poco ci manca. Sarà un’edizione del festival in tono minore, quella che si terrà dal 14 al 25 maggio prossimo. È stato l’eterno direttore artistico di Cannes, Thierry Fremaux, a maneggiare con cura una lista di invitati che non ha fatto gridare al miracolo, anzi.

Un po’ come aveva preannunciato Alberto Barbera, dirimpettaio a settembre prossimo con Venezia, da Hollywood di pronto c’è poco, quasi nulla. E la grandeur cannense è la prima a prendersi gli sportelli degli archivi vuoti delle major in faccia. Le proiezioni speciali di Horizon di Kevin Costner e Furiosa di George Miller, a cui è stata aggiunta in extremis la Palma d’oro alla carriera a George Lucas, sono sostanzialmente tutto il glamour internazionale che Fremaux ha potuto raccogliere in nove mesi post sciopero di sceneggiatori e attori.

Proviamo a buttare giù la lista dei film in Concorso, allora; The apprentice di Ali Abbasi; Motel destino di Karim Ainouz; Bird di Andrea Arnold; Emilia Perez di Jacques Audiard; Anora di Sean Baker; Megalopolis di Francis Ford Coppola; The shrouds di David Cronenberg; The substance di Coralie Fargeat; Grand tour di Miguel Gomes; Marcello mio di Christophe Honore; Feng liu yi dai di Jia zhang-ke; All we imagine as light di Payal Kapadia; Kinds of kindness di Yorgos Lanthimos; L’amour ouf di Gilles Lellouche; Wild diamond di Agathe Riedinger; Oh Canada di Paul Schrader; Limonov – the ballad di Kirill Serebrennikov; Parthenope di Paolo Sorrentino; Pigen med nålen di Magnus Von Horn. Insomma, una line-up alla Locarno o modello Berlino ultimi anni.

Che, badate bene, è un complimento cinefilo, ma appunto di prime che bucano la comfort zone degli accreditati storici autocelebranti non ce ne sono. Che Parthenope di Sorrentino fosse pronto per la tarda primavera era scontato. Non altrettanto scontato che, dopo il trattamento straordinario e il grosso premio ricevuto per È stata la mano di Dio (Leone d’Argento) al Festival di Venezia del 2020, Sorrentino tornasse di corsa a Cannes, vetrina prestigiosa sì, ma mai troppo generosa con praticamente tutti i suoi film, compresa La grande bellezza che venne snobbato sulla Croisette e poi trionfò all’Oscar.

Il regista napoletano ha commentato la presenza di Parthenope in Concorso a Cannes con un post con foto bucolica su Instagram e il commento “Pronti”. Certo è che, vista la concorrenza di quest’anno, se Sorrentino non è stato troppo “napoletano” ed è riuscito nell’ “universalità” da italiano nel mondo le probabilità di una palma d’oro sono altissime. Scontiamo lo stracotto Cronenberg e un Lanthimos che dopo l’intemerata marxista femminista di Povere creature non potrà stupire, scuotere, ammaccare dopo nemmeno quattro mesi con un’altra iperbole grottesca delle sue, davanti a Sorrentino si para il moloch produttivo creativo di Coppola e chissà magari un nuovo filmone del solito coccolato Audiard.

Altrimenti sarà una Cannes delle sorpres(in)e, quelle da titolo sconosciuto che in Italia nemmeno distribuiranno. Dicevamo di Coppola. La telenovela un po’ stucchevole attorno a Megalopolis si è conclusa come si doveva concludere. Fremaux ha fatto come sempre lo snob rifacendosi all’atteggiamento prepotente dell’autore de Il Padrino a Cannes anni fa, e intanto sottobanco l’aveva già chiuso in cassaforte da almeno tre mesi. Megalopolis non avrà ufficialmente ancora un distributore (sia le tradizionali grandi major che le indipendenti temono il flop) ma infilare una figura storicamente ed esteticamente così invadente e mondiale in Concorso era l’unica possibilità per Cannes nell’anno della penuria statunitense. Curioso peraltro che Lucas, Palma d’oro alla carriera, abbia sempre raccontato nelle sue biografie di come Coppola produttore nei primi anni settanta sparisse spesso di fronte ad appuntamenti ufficiali per discutere delle sue proposte da sconosciuto, tra queste anche il progetto di Star Wars che sappiamo com’è andato a finire.

Infine Kind of kindness, lo sci-fi di Lanthimos targato Seachlight quindi Disney in uscita in sala a giugno. Intanto ci sarebbe da chiedersi se esiste un film non fantascientifico, quindi qualcosa di ininquadrabile nell’immediato, nella carriera di Lanthimos. Risposto a questa domanda si tratterà di un altro pastiche dall’animo sostanzialmente volgare e dall’espressività inutilmente provocatoria? Ufficialmente la trama è ignota, anche se la male difficilmente cadrà lontana dall’albero. In scena ancora Emma Stone (speriamo non robotica come in Povere creature perché in fondo i grugnetti e le gambe di legno non sono poi questa cima performativa) e William Dafoe. Da segnalare che nel Certain Regard di Cannes 2024 c’è Roberto Minervini che con I dannati ha girato un film sulla frontiera americana, dalla sinossi in bilico tra The revenant e l’Horizon di Costner. Primo film di finzione per un documentarista che i festival si contendono come oro da anni e tanta curiosità proprio per questa incursione all’americana in piena guerra di secessione per un autore dallo sguardo sempre franco e audace rispetto a temi e dettagli “stranieri”.