Cultura

Il milione di euro che dagli Uffizi volerà a Capodimonte per “equilibrio finanziario”: ecco il motivo. Quando un aiuto anche ai piccoli musei?

Molto presto dalla direzione delle Gallerie degli Uffizi di Firenze sarà effettuato un bonifico che avrà per beneficiaria la direzione del Museo e Real Bosco di Capodimonte, a Napoli. La somma indicata sarà di 1,2 milioni di euro. La causale: garanzia dell’equilibrio finanziario dell’istituto partenopeo. In pratica un museo statale autonomo di prima fascia (gli Uffizi), che nel 2023 ha incassato molto (intorno ai 60 milioni di euro) trasferirà a un altro museo di prima fascia (Capodimonte) una certa somma di denaro, perché quest’ultimo evidentemente ha incassato meno del previsto. In pratica per una sorta di legge dei vasi comunicanti tra istituti museali (sempre di prima fascia, cioè dotati di una grande autonomia, anche economica), si toglie qualcosa ai più ricchi per darlo ai più poveri. Il provvedimento è stato preso tramite decreto ministeriale.

La cosa curiosa è che tra i musei più famosi dei capoluoghi toscano e campano non c’è in comune solo il trasferimento di una somma, ma anche del dirigente, poiché l’ex direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, guida ora Capodimonte per cui questo travaso di risorse sembra quasi una “dote” che il ministero ha voluto che accompagnasse questo trasferimento dirigenziale, forse per rendere inizialmente più morbido l’impatto tra lo stesso Schmidt e Capodimonte che, inutile negarlo, qualche problema in più degli Uffizi ce l’ha. E non solo a livello museale.

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, napoletano, tiene particolarmente ai due musei più importanti della città del Vesuvio (Capodimonte e Museo archeologico che presto diverrà anch’esso di prima fascia e attende da un momento all’altro il nuovo bando per il concorso dirigenziale) e ha ritenuto che il dirigente più adatto per rialzare le sorti del grande museo con annesso il parco fosse proprio Schmidt (che peraltro non ha ancora sciolto la riserva sulla sua candidatura a sindaco di Firenze). Se poi l’inizio dell’incarico è accompagnato da una bella iniezione di denaro fresco, anche meglio.

Il problema semmai può essere che dal vertice di un ministero che ha responsabilità di oltre 500 musei ci si potrebbe attendere un interessamento soprattutto verso quegli istituti che versano in condizioni difficili, per non parlare degli Archivi e Biblioteche statali, alcuni dei quali riescono a sopravvivere in maniera miracolosa nonostante i cronici problemi di fondi e di personale. Se è così facile trasferire fondi da un bilancio all’altro degli istituti afferenti al ministero della Cultura, allora perché non aiutare i piccoli musei? Se davvero si vuole anche decentralizzare i flussi turistici dalle città d’arte ormai intasate dirottandoli verso altre destinazioni culturali, perché non investire in tal senso in maniera decisa?

Elargizioni di questo genere non sono una novità per gli Uffizi. Correva l’anno 2011 – all’epoca gli Uffizi erano parte integrante del Polo Museale Fiorentino – quando l’allora ministro Sandro Bondi e l’allora sindaco Matteo Renzi stipularono un protocollo d’intesa “per la definizione e finalizzazione di azioni condivise atte alla migliore valorizzazione dell’offerta culturale della città di Firenze”. Vi erano indicate tante intenzioni, ma una in particolare “costò” al Polo Museale diversi milioni di euro perché recitava: “Per le attività finalizzate al miglioramento della fruizione del patrimonio culturale fiorentino da parte dei cittadini, nonché alla valorizzazione e al decoro della Città saranno destinate, nel rispetto delle norme e dei regolamenti vigenti ed in accordo ai principi stabiliti al comma 1, risorse in misura non inferiore al 15% e non superiore al 20% degli introiti complessivi da bigliettazione del polo museale fiorentino. Il Comune di Firenze presenterà le relative proposte di utilizzo al ministro per i beni e le attività culturali entro il 31 dicembre dell’anno precedente alla realizzazione delle attività”. La conseguenza fu che per alcuni anni uscirono dalle casse del Polo – finendo in quelle del Comune di Firenzetra i 4 e i 5 milioni di euro annui. Ma se a distanza di una dozzina di anni ancora si discute del decoro di una città iperturistica come Firenze, significa che quei soldi furono impiegati in maniera quanto meno discutibile. Speriamo almeno che quelli destinati a Capodimonte vengano spesi meglio.