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Ilaria Salis, il ministro Nordio: “I familiari hanno perso un anno”. Il padre: “Non sa i fatti, dalle istituzioni mi aspetto comportamento diverso”

“Se avessero chiesto da subito gli arresti domiciliari in Ungheria, tutto questo forse non sarebbe accaduto”. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio boccia la strategia dei familiari di Ilaria Salis, l’insegnante detenuta a Budapest dal febbraio 2023: “Purtroppo hanno perso un anno”, ha detto a Sky Tg24. Il guardasigilli ha incontrato il padre della donna, Roberto, la scorsa settimana insieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani, ed era stato suggerito di tentare questa richiesta come step, che ora gli avvocati avanzeranno in udienza.

“È un grande risultato che si siano convinti, ora ragioniamo step by step. Sarebbe un grande risultato se il giudice ungherese li concedesse. Speriamo poi di poter poi operare sulle convenzioni, i nostri accordi prevedono che una volta cessata la detenzione carceraria allora può scattare la norma di accordo internazionale secondo cui si può chiedere che i domiciliari vengano scontati in Italia”, ha spiegato Nordio.

Le sue parole hanno provocato la reazione del padre di Ilaria Salis, Roberto: “Il ministro Nordio non è informato dei fatti. Preferisco avere un atteggiamento diverso dal ministro, chiedo di controllare bene i fatti e di controllare certe dichiarazioni, che su mia moglie sono state molto devastanti. Mi aspetto un atteggiamento dalle istituzioni conseguente al loro lavoro”, ha detto a Metropolis. Quindi ha aggiunto: “Se ci mettiamo a fare la polemica con la famiglia… Nordio mi ha ricevuto dopo 53 giorni da quando gli ho scritto per la prima volta a dicembre”.

Attorno alla detenzione di Salis si è scatenata una polemica perché gli appelli per un intervento del governo sono caduti nel vuoto per mesi. La Farnesina si è attivata solo dopo che sono state mostrate le immagini della donna ammanettata, tenuta in catene e con i ceppi di cuoio ai piedi nell’aula di tribunale. Il padre ha riferito che in passato la figlia era già stata tradotta in quel modo alle udienze del processo ed era presente un funzionario dell’ambasciata italiana a Budapest.