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Dopo Travis Scott è polemica sui grandi eventi al Circo Massimo: i monumenti non possono ‘servire’

“Il Circo Massimo è un monumento. Non è uno stadio, né una sala concerti. Questi mega-concerti rock lo mettono a rischio, come a rischio in prospettiva è anche il Palatino che è lì accanto”. Alfonsina Russo, Direttore del Parco Archeologico del Colosseo, non usa giri di parole per commentare all’Agi le notizie sul concerto di Travis Scott. L’ennesimo show live all’interno del Circo Massimo dopo quelli di Bruce Springsteen, dei Guns’n Roses e poi degli Imagine Dragons, solo nelle ultime settimane. Lo scorso anno era stata la volta di Vasco Rossi, Ultimo e i Maneskin. Ma il caso è scoppiato ora, dopo che i 70mila che hanno invaso l’area archeologica hanno davvero esagerato e ballando in maniera scatenata, al punto che nelle aree limitrofe la sensazione è stata che si stesse verificando un terremoto.

Ma il problema esiste da tempo. A Roma da decenni il Circo Massimo è uno spazio neutro nel quale si fa tutto, con l’autorizzazione del Comune. Ogni tipo di evento, concerti compresi. E’ stato così con l’amministrazione guidata da Ignazio Marino, così con quella a guida Virginia Raggi ed è così con quella guidata da Roberto Gualtieri. Almeno gli ultimi tre sindaci di Roma, senza sostanziali differenze, hanno utilizzato il Circo Massimo per fare cassa. Come si fosse trattato di una spianata anonima, peraltro disinteressandosi di quale sarebbe potuto essere il danno arrecato da eventi molto partecipati in un luogo dalla rilevanza storica indubitabile e dal fascino paesaggistico molto grande. Il Circo Massimo non è l’arena Campovolo, la struttura all’aperto nell’area non operativa dell’Aeroporto di Reggio Emilia, destinata a concerti e spettacoli nazionali ed internazionali!

Il sindaco Marino parlando il 22 giugno 2014 del concerto dei Rolling Stones sottolineava che si era trattato di un evento da lui “fortemente voluto. Riuscire ad organizzare eventi che portano a Roma 25 milioni di euro in alberghi, taxi, ristoranti, bar credo sia una cosa molto positiva. Se a questo aggiungiamo che abbiamo una delle band più importanti della nostra storia recente che suona all’interno della storia archeologica di Roma penso che davvero sia un risultato straordinario”. Nell’occasione a Roma erano arrivati 25 milioni di euro, al Comune 8mila, per l’affitto dell’area.

Il 2 e il 3 luglio 2016 i concerti di David Gilmour, con soltanto oltre 13mila persone, peraltro sedute sui palchi realizzati ai lati dell’invaso: Virginia Raggi orgogliosa dell’evento.

Il Circo Massimo non costa nulla al Comune e produce utili sostanziosi, da così tanto tempo da essere diventata una consuetudine. Perché l’archeologia è importante, figurarsi, come i monumenti ovviamente. Ma gli eventi che ci si possono realizzare anche di più. Sembra di capire siano questi gli indirizzi delle politiche culturali a Roma. “Sentire la sovrintendente dire: ‘al Circo Massimo bisogna fare solo l’opera o il balletto’. Ecco… fortuna che non decide lei cosa si fa al Circo Massimo”, ha sostenuto all’Ansa Alessandro Onorato, assessore ai Grandi eventi di Roma Capitale.

Finchè gli amministratori riterranno prioritario l’evento al luogo che lo ospita, andrà così. Il Circo Massimo continuerà ad essere solo una bella cornice al concerto della celebrità canora di turno. E Roma una città nella quale monumenti ed aree archeologiche saranno definiti dagli incassi che producono.

I monumenti non possono “servire”. Perché l’utilizzo provoca consunzione. Tanto più se l’utilizzo si mostra “violento”. Le 70mila persone del concerto di Travis Scott non possono “aver fatto bene” al Circo Massimo. Alla sua “struttura”, prima di tutto, ma anche alla sua immagine. E anche a quella della Città, forse.