Salute

Il caso del collirio introvabile per chi è a rischio glaucoma: un calvario che pone molte domande

di Alessio Andreoli

Due cose oggi in Italia non mancano: la prima sono le intollerabili, farisaiche, bigotte e a volte false esternazioni, dichiarazioni o informative di noti componenti del governo o di loro sostenitori; l’altra cosa che non manca sono le emergenze. L’elenco delle emergenze è davvero lungo, per cui voglio ricordarne una sola di cui da un po’, mi sembra, nessuno sembra più occuparsene. La carenza o assoluta mancanza di farmaci, compresi i salvavita.

Un caro amico ieri mi ha raccontato il suo calvario. E’ affetto da una patologia che lo mette a rischio glaucoma, per chi non lo sapesse rischia la totale cecità. Mi racconta che cerca il suo farmaco, un collirio a base di pilocarpina cloridrato al 2% (Allergan) che dovrebbe instillarsi nel bulbo oculare almeno due volte al giorno, il prezzo è 8,5 euro. Prova ben cinque farmacie e tutte confermano che non dovrebbe più essere in produzione o comunque risulta tra l’elenco di quelli carenti.

La motivazione della mancata produzione e conseguente fornitura/distribuzione sembra dovuta al fatto che il prezzo è imposto dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) e con l’aumento del costo delle materie prime, e alla difficile reperibilità delle stesse, la casa farmaceutica non riesce a concretizzare gli utili che si era prefissata, quindi sospende la produzione.

Indago un po’ e vengo a conoscenza che l’Aifa stabilisce il prezzo basandosi su un sistema di valutazione e negoziazione con la casa farmaceutica che tiene conto di vari fattori, tra cui l’efficacia del farmaco, la sua rilevanza terapeutica, il costo di produzione e altri elementi economici. Questo caro amico chiede un equivalente e, con sua grande sorpresa, dai database in dotazione nelle farmacie risulta che non esiste un equivalente. Nel suo girovagare un farmacista lo informa che, dopo consulto con l’oculista, potrebbe usare un farmaco perfettamente uguale dal nome Dropilton. Chiede il prezzo: 2,39 euro!

Alla domanda perché non risulti tra gli equivalenti dell’Allergan il medico non sa rispondere con precisione e ipotizza che sia perché quello proposto in alternativa è mutuabile, quindi a carico del sistema sanitario nazionale, mentre l’Allergan è a totale carico dell’assistito. Personalmente credo che in questo breve racconto ci siano davvero molteplici elementi di discussione.

1) Come si giustifica la differenza di prezzo supponendo che i due prodotti abbiano davvero le stesse caratteristiche e presentino lo stesso livello di sicurezza per l’utilizzatore?
2) Perché il secondo prodotto, se uguale o simile, non risulta tra gli equivalenti?
3) Perché una casa farmaceutica può autonomamente cessare definitivamente la produzione di un farmaco se non esistono equivalenti?
4) Perché nel caso specifico non è stato richiesto per tempo, da parte della casa farmaceutica, un adeguamento del prezzo?
5) Supponendo che, come recitano le diciture sulle relative confezioni, i due prodotti siano praticamente uguali, perché non è mai stato proposto prima quello più economico?
6) Perché non è disponibile un prodotto di importazione equivalente?

Sempre preso dalla curiosità vado sul sito dell’Aifa e scarico in formato .xls l’elenco dei farmaci carenti aggiornata al 07-07-2023 e la confronto con la stessa del dicembre 2018. Scopro che nel 2023 l’elenco dei farmaci carenti occupa 3408 righe mentre nel 2018 erano 1777, praticamente sono raddoppiati!

Concludo con un appello: caro ministro Orazio Schillaci, ovviamente non può essere Lei responsabile di questo decadimento, ma almeno vogliamo parlarne per cercare e implementare urgentemente delle soluzioni?

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