Diritti

L’ultimo raggiro: nel giorno del lutto nazionale, l’annuncio di una nuova strage in mare

No, non credo proprio sia un caso, che l’ultima tragedia del mare avvenuta di fronte alle coste greche che si preannuncia tra le più gravi – in considerazione del fatto che sono circa 100 i morti recuperati ed oltre 500 i dispersi – sia stata annunciata proprio il giorno del funerale di Silvio Berlusconi.

Da una parte abbiamo l’uomo diventato ricco ed affermato, che ha costruito il suo potere con quella scaltrezza-furbizia tipica di chi, soprattutto all’inizio della sua ascesa, non deve farsi scrupoli di sorta e non guardare in faccia nessuno. Basta ricordare la storia dell’acquisto di Villa San Martino ad Arcore, che è stata puntualmente raccontata in Berlusconi. Inchiesta sul signor tv, un libro scritto a due mani da Giovanni Ruggieri e Marino Guarino. Gli autori hanno dovuto affrontare un lungo processo per diffamazione avviato da Cesare Previti, iniziato nel 1994 e terminato nel 2000, per aver utilizzato il termine “raggiro” nei confronti dell’allora diciannovenne proprietaria, Annamaria Casati Stampa, per vedersi poi riconoscere assolti con formula piena. L’inizio e la fine della storia di Berlusconi caratterizzati da “un raggiro”.

Francamente, mi sento come cittadino “raggirato” di fronte alla decisione del governo in carica di indire il lutto nazionale per un personaggio che non ha certo contribuito ad unire l’Italia dopo il disastro di “mani pulite” o rappresentarne tutti i cittadini per i suoi alti valori testimoniati nella sua vita di imprenditore e di politico. Ho provato forte disorientamento e non poca amarezza perché da una parte si celebravano i funerali di Stato di Silvio Berlusconi e dall’altro, il medesimo giorno, veniva annunciata l’ennesima immane tragedia del mare, con il solito “raggiro” circa l’assunzione delle proprie responsabilità questa volta da parte delle autorità greche.

Ho apprezzato molto l’omelia dell’Arcivescovo di Milano tenuta durante la celebrazione esequiale, che ha inteso evidenziare ciò che accumuna il nostro essere uomini: il desiderio di vita, di amore, di gioia che “trovano in Dio giustizia e compimento”. Beh, quegli uomini, donne e bambini morti in mare, erano uomini come Silvio, portatori dei medesimi desideri, come tutti. L’unica differenza che sono stati anch’essi “raggirati”, da scafisti senza scrupoli, da un Europa che ogni qual volta succedono queste tragedie ricorre alle solite promesse mai mantenute: “occorre impegnarsi e lavorare perché non si ripetano più”, “raggirando” la pubblica opinione. Paradossalmente il mondo sta sempre dalla parte di chi “raggira”.

Mi sovvengono le parole profetiche del Vate d’Italia Dante Alighieri, che poco più di settecento anni fa scriveva nella sua Divina Commedia: “Le città d’Italia’ tutte piene son di tiranni, e un Marcel diventa ogne villan che parteggiando viene” (Purg. VI, 125). Ed ancora un’altra profezia che sembra davvero raccontare la storia italiana recente, lutto nazionale compreso, nei versi precedenti (76-78) dello stesso cantico leggiamo: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchier in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”.

Come cittadino di questa vecchia Europa avrei ben gradito l’indizione di una giornata di lutto europeo per quei tanti, troppi, che ancora una volta resteranno senza volto e senza nome in questa ulteriore tragedia del mare, avvenuta, per altro, dinanzi alle coste greche lì dove la civiltà europea fondava le sue basi democratiche. Come annota Pasquale Gungui, nel suo volume Uomini senza storia: “Bisogna che di questi se ne tenga conto quando stanno in questa terra, non dopo”. E perché mai non capiti la “beffa di lavare con lacrime asciutte, la cattiva coscienza del rimorso a tempo scaduto. Se non hai teso la mano, quando, barcollanti, stavano per cadere”.

Coloro che non hanno avuto riconosciuta la propria dignità di uomini da vivi, avremmo dovuto riconoscerla almeno da morti mediante una giornata di lutto indetta per tutta l’Europa. Nella “morte massificata”, come lo è quella dei migranti nel Mediterraneo, delle stragi e dei genocidi di ogni epoca, quando si omette di attribuire un’identità a coloro che sono morti, si impedisce ad ogni essere umano che ha sperimentato la tragedia della morte, non solo di vivere, ma anche di esistere.