Mafie

“Il candidato sindaco di Acireale incontrò uomini legati a Cosa nostra”: l’informativa degli investigatori su Roberto Barbagallo

Prima il rischio sospensione per la legge Severino, poi la nuova indagine per falso e rivelazione di segreti d’ufficio, adesso la proposta di affari rivolta a un mafioso. Per Roberto Barbagallo, candidato sindaco di Acireale (Catania), la campagna elettorale prosegue non senza contraccolpi. Gli ultimi sono legati a una serie di incontri che, come verificato dal fattoquotidiano.it, Barbagallo ha avuto tra il 2019 e il 2020 con una serie di soggetti ritenuti legati alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. A ricostruirli sono stati gli investigatori del commissariato di Polizia di Acireale e della Squadra mobile di Catania, in un’informativa del 14 aprile scorso firmata dal primo dirigente Tito Cicero. Si tratta della genesi dell’inchiesta che, nei giorni scorsi, ha portato alla notifica a Barbagallo di un avviso di garanzia per avere tentato, nelle vesti di ingegnere, di regolarizzare con la complicità di un vigile urbano una serie di illeciti urbanistici commessi nella realizzazione di campi da padel. Proprietaria dei campi è una ditta che ha per socio di maggioranza Carmelo Paratore, imprenditore ritenuto prestanome del boss di Cosa nostra Maurizio Zuccaro.

Gli incontri e i dialoghi con gli uomini dei clan – Quello con Paratore non sarebbe stato, però, l’unico rapporto avuto da Barbagallo con personaggi accusati di orbitare attorno alla criminalità organizzata. Il politico – sindaco di Acireale dal 2014 al 2018, anno in cui fu arrestato per richieste illecite fatte a un altro vigile urbano, e per quei fatti attualmente condannato in primo grado per tentata induzione indebita a promettere utilità – avrebbe più volte incontrato esponenti della cellula locale dei Santapaola. Si tratta di Rosario Panebianco, Giuseppe Costarelli e Giuseppe Florio. I tre sono stati arrestati nell’operazione “Odissea” del giugno 2022 e attendono di conoscere il verdetto di primo grado: per loro la procura ha chiesto rispettivamente a 16 anni e otto mesi, dieci anni e quattro mesi, 14 anni di carcere. Gli investigatori arrivano a Barbagallo proprio seguendo i tre esponenti della famiglia di Cosa nostra. Nel caso di Panebianco e Costarelli sono stati registrati alcuni incontri dal vivo, mentre per quanto riguarda Florio, la prova del rapporto con Barbagallo sta in diverse intercettazioni risalenti al periodo compreso tra 2019 e 2020. In una prima fase, i colloqui sono stati registrati tramite lo spyware (il cosiddetto trojan) inoculato nel telefono di Florio. Successivamente le intercettazioni avvengono anche sul cellulare di Barbagallo, il cui coinvolgimento nell’indagine avviene in principio per l’ipotesi di reato di associazione mafiosa.

La proposta d’affari sulle “biciclette elettriche” – A colpire di più l’attenzione degli investigatori è un dialogo che avviene a ottobre 2020. L’ex sindaco suggerisce a Florio di costituire una ditta con l’obiettivo di partecipare a un bando della Regione riguardante finanziamenti a fondo perduto in materia di mobilità sostenibile. La discussione avviene in un momento in cui Florio è già pregiudicato per mafia, avendo ricevuto una condanna nel 2015. “Le dobbiamo prendere un po’ di biciclette elettriche?”, chiede Barbagallo a Florio, che di professione gestisce un autonoleggio. Barbagallo suggerisce di intestare la ditta a una donna così da usufruire di un maggiore punteggio in graduatoria. Florio, in un primo momento, sembra non capire che si tratta di una proposta lecita: “Devi fare una truffa?”, chiede. Ma Barbagallo chiarisce subito: “Quale truffa e truffa, io truffe non ne faccio partecipiamo a un bando, prendiamo ventimila euro di biciclette”. Nel prosieguo della conversazione, l’attuale candidato sindaco – sostenuto da liste civiche ma da sempre vicino al deputato regionale di Forza Italia Nicola D’Agostino – spiega di essere disponibile a occuparsi dell’istanza di partecipazione e di ambire a una parte dell’eventuale finanziamento a fondo perduto: “Quindici sono i vostri e cinque sono i miei. Io mi devo prendere due, tre biciclette e per il resto ve la sbrigate voi”, afferma Barbagallo.

L’accusa caduta – L’ipotesi di reato di associazione mafiosa, tuttavia, non ha avuto seguito nelle formali contestazioni, notificate dalla procura di Catania con l’avviso di chiusura delle indagini. Rimane la questione inerente l’opportunità di intrattenere relazioni con soggetti accusati di far parte della criminalità organizzata. Per gli investigatori, è improbabile che il politico non conoscesse sia Florio che gli altri: “Non può non essere a conoscenza delle vicissitudini giudiziarie del suo interlocutore (Florio, ndr), viste le sue origini acesi e in particolare il legame con la piccola frazione di Aci Platani, dove è cresciuto e tutt’ora abita e dove anche i tre appartenenti al clan vivono”. A suffragio della tesi di una conoscenza pregressa tra Barbagallo e Florio ci sono anche una serie di confidenze fatte dal primo al secondo circa l’interesse ad acquisire un ristorante e un bed and breakfast. Investimenti che sembrerebbero lasciare perplesso lo stesso Florio, che parlando con un altro soggetto coinvolto nell’operazione Odissea, commenta: “Vedi questo dove sì sta ficcando, non è gli è bastato i guai che ha passato”.

La difesa: “Nessuna contestazione di mafia” – Nell’informativa gli investigatori sottolineano a più riprese la particolarità dei rapporti intrattenuti da Barbagallo, nei panni di libero professionista, con funzionari pubblici sia del Comune che dell’Agenzia del demanio. Relazioni privilegiate che hanno consentito – secondo le indagini – di garantire attenzioni speciali alla trattazione delle pratiche curate da Barbagallo. Tuttavia, anche in questo caso – a eccezione della vicenda legata agli abusi urbanistici nei campi di padel di proprietà di Carmelo Paratore – la Procura non ha formalizzato specifiche contestazioni. “Non c’è stata nessuna contestazione. Ogni valutazione deve essere governata soltanto dalla prudenza. Lontano, dunque, il venefico sospetto”, dichiara al fattoquotidiano.it l’avvocato Enzo Mellia, legale di Barbagallo, in merito ai contatti con i soggetti legati alla criminalità organizzata. Sulla possibilità che le nuove rivelazioni incidano sulla volontà di Barbagallo di giocarsi la partita per tornare sindaco di Acireale, il legale chiosa: “La campagna elettorale non è segmento che può involgere la difesa. Tuttavia, riteniamo che l’ingegnere Barbagallo si muova in un alveo di libero consenso e di programmi elaborati con serietà”.