Zonaeuro

Usare i fondi Pnrr per aumentare la produzione di armi? Noi non ci stiamo!

di Giovanni Ceriani

Eccolo ritornato e in gran spolvero l’europeismo neoliberista e austeritario di ieri, oggi anche autoritario, militarista e guerrafondaio.

“La Commissione Ue presenta Asap, il piano per aumentare la produzione di armi”, dice il titolo. “Potranno essere usati anche i fondi del Pnrr”, precisa il sottotitolo.
“Ce lo chiede l’Europa” risponderà “finalmente” il politico.

Insomma, dopo la parentesi dei Cinquestelle e di Conte, che in pochi anni hanno saputo girare il volto dell’Europa in senso materno (e non più matrigno), come base per una solidarietà comune europea (e non più dominata dai diktat dei paesi sedicenti “frugali” e dei macabri memorandum da lacrime e sangue) e secondo una prospettiva neokeynesiana universalista e multilaterale (cioè pacifista), ecco che tutto torna al suo becero ed immondo punto di partenza.

La Grande Restaurazione post-contiana e anti-contiana può svilupparsi in tutta la sua violenza e malignità, storpiando quanto di buono era stato inserito nel Pnrr originario di Conte, sabotandone le parti più sociali, egualitarie e redistributive e curvando il tutto in senso liberista e persino militarista. Ecco la nuova “resilienza” (ab)usata in senso opposto a quello originario, ossia ora come dannato keynesismo di guerra: uso dei fondi pubblici per usi privatistici in generale, militari in particolare.

Vergogna!

Durante la pandemia sono stati strappati quei fondi come compensazione e insegnamento di fronte alle tante sofferenze di allora e quindi per prevenire nuove crisi, insistendo su difesa e rilancio del servizio pubblico, dei beni comuni, degli interessi generali, dopo anni di tagli, sacrifici, privatizzazioni. È stato un impegno di pace e giustizia: una sorta di sacro impegno e segno di rispetto nei confronti dei morti di allora e dei tanti (dagli insegnanti ai sanitari, dagli anziani ai più giovani) che hanno sacrificato parti di sé per metterle al servizio della “cura del tutto”, della salvezza collettiva, del “noi”.

Questo il senso della missione e delle parole di Conte in Europa. Missione e parole ogni giorno violate (anzi, stuprate) dal ritorno dell’egoismo di sistema e della programmazione bellica, programmazione di morte.

“Quei fondi servono per asili nido, sanità e ambiente. Non per fare la guerra” dichiara ancora oggi un Conte indignato e non-allineato. Ma anche noi non ci stiamo e denunceremo ogni saccheggio di diritti, di giustizia, di dignità, di pace e fratellanza tra i popoli. Per queste generazioni e per quelle future.

Il campo progressista si costruisce su questa resistenza ed impegno quotidiano. Tra non-allineati e non-omologati. Noi ci siamo e continueremo a testimoniare e batterci per un altro mondo possibile, anzi necessario, inevitabile.

Questo mondo tollera una logica di morte e una pianificazione di guerra. Noi non lo tolleriamo più. Anzi lo ripudiamo, le ripudiamo: sia quella logica (e propaganda) che quella pianificazione (e volgare “resilienza”).

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