Ambiente & Veleni

Auto elettriche, poche colonnine di ricarica: che delusione. Mi viene da dare ragione a Salvini

di Alessio Andreoli

Da quando si parla della normativa che dovrebbe proibire dal 2035 la commercializzazione e la costruzione di auto con motore termico, ogni viaggio che faccio mi guardo attorno per vedere le colonnine di ricarica. Francamente resto sempre piuttosto deluso. Ne vedo qualcuna qua e là e comunque sempre tutte occupate. Provo a immaginare di avere una macchina elettrica e di essere in giro quando mi accorgo che la batteria si sta esaurendo, magari proprio come stamane, mentre mi recavo a un cinquantina di km da casa per una visita specialistica. Immagino di condividere con molti altri cittadini la delusione nel constatare che ci sembra piuttosto difficile arrivare fra soli dodici anni ad avere una rete di colonnine di ricarica adeguata alle esigenze di tutti gli utenti al di là del problema del tempo di ricarica.

L’altra delusione cocente è il fatto che, viste le considerazioni precedenti, la tentazione di dar ragione a Salvini a bloccare o rimandare la transizione si fa sentire sempre di più. Mi chiedo: ma che abbia ragione il ministro alle Infrastrutture? Allora decido di spendere un po’ di tempo per capirci qualche cosa di più e informarmi meglio sulla questione. Come prima cosa ho scoperto che dal 2035 la commercializzazione e la costruzione delle auto cosiddette ibride non verrà bloccata, quindi ci saranno auto elettriche e auto ibride. Poi scopro che non c’è un solo tipo di auto a trazione mista e ibrida. Oltre ovviamente a quelle solo elettriche, esistono le macchine full hybrid e macchine ibride plug-in.

La differenza non è da poco. Le prime, full hybrid, non possono essere ricaricate e hanno batterie praticamente normali, si ricaricano un pochino con le frenate del veicolo e queste non potranno essere commercializzate, perché di elettrico hanno ben poco. Il secondo tipo di ibrida, quella plug-in che dal 2035 resterà in commercio, ha batterie potenziate che possono essere ricaricate dando un’autonomia con trazione solo elettrica, al momento di circa 50-70 km e potranno essere ricaricate anche a casa. Molto importante è il fatto che non si rischia di restare a piedi o stare ore e ore ad aspettare che si ricarichi la batteria, perché è comunque dotata di motore termico quindi tradizionale. Ovviamente sarà nel nostro interesse caricare le batterie tutte le volte che sarà possibile, così come sarà interesse della collettività l’utilizzo dell’intera carica in quanto non inquina l’aria, specialmente in città.

L’altro vantaggio che vedo è che l’auto ibrida plug-in rappresenta quella soluzione tecnica che gradualmente ci porterà, senza traumi per noi utenti, al passaggio all’automobile elettrica. Mi sento anche abbastanza sicuro che, proprio per quanto sopra citato, nessun distributore di benzina sarà chiuso dal primo gennaio 2035. Insomma, caro Matteo Salvini, temo che tu stia confermando ancora una volta di voler solo cavalcare l’eventuale malcontento – mentre al contrario il tuo ruolo imporrebbe di fare un’analisi pragmatica della situazione e, conseguentemente, invece di baciare culatelli, promuovere seriamente la transizione alle auto ibride plug-in, come primo passo informando anche che ci sono incentivi interessanti per chi vuole cambiare la macchina già da ora e invece di fare ponti dovresti potenziare la rete nazionale di colonnine per la ricarica elettrica.

Caro ministro, la tentazione di darti ragione sul blocco (qualsiasi blocco) è evaporata e viste tutte le recenti vicende governative che animano le cronache degli ultimi giorni, settimane e mesi, sono certo che nel 2035 ti ritroverò solo ed esclusivamente su TikTok o Twitter a baciare culatelli tra un karaoke e l’altro.

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