Politica

Sondaggi, io li trovo dannosi: i politici non portano avanti idee ma cercano solo consenso

di Alessio Andreoli

Puntualmente ogni 10-15 giorni c’è il classico sondaggio per capire come l’opinione pubblica giudica l’azione dei vari partiti o del governo. Il sondaggio svela anche le intenzioni di voto e quest’ultimo è sicuramente il più interessante per i nostri politici. La statistica è una materia molto complessa che può anche essere manipolata facilmente o soggetta a errore. La manipolazione o l’errore di solito non avviene nell’elaborazione dei risultati, ma nella scelta dei campioni di riferimento, nella scelta degli insiemi e sottoinsiemi da intervistare che dovranno rappresentare tutti i soggetti che costituiscono la popolazione. Ovviamente molti istituti di statistica seri lavorano in funzione di ottenere risultati statisticamente validi e realistici e la storia di questi ultimi anni dimostra che nella maggioranza dei casi sono credibili e riflettono la realtà.

Un esempio è come sia stato ampiamente anticipato il successo del centrodestra, in particolare di Giorgia Meloni, o come i cosiddetti exit poll alla chiusura delle urne diano già risultati molto credibili logicamente all’interno di forbici di errore. Ho fatto questa lunga introduzione per arrivare a concludere che tutti questi sondaggi, a mio parere, sono estremamente deleteri.

Il motivo per cui li ritengo perniciosi è che i parlamentari, le forze di governo e di opposizione non agiscono più principalmente per portare avanti le loro idee, i loro valori e gli impegni presi con l’elettorato che li ha votati, ma al contrario frequentemente agiscono con il solo scopo di avere un consenso continuo indipendentemente da tutto.

Non entro nel merito con esempi specifici perché credo che sia evidente come molti politici alzino o abbassino i toni o modifichino le loro dichiarazioni addirittura affermando il contrario di quanto detto qualche giorno prima, proprio in funzione dei risultati dei sondaggi. Eliminare i sondaggi sarebbe impossibile, però noi cittadini possiamo comunque fare qualche cosa. Sarebbe sufficiente non prestarci alle interviste che i vari istituti promuovono.

Non prestiamoci più al sondaggio e voi politici – di tutte le aree – portate avanti le vostre idee, i vostri valori – avendo il coraggio di assumervi la responsabilità delle scelte indipendentemente dal consenso – fate politica, non opportunismo. Mi spiace per i giornalisti perché è certamente un argomento su cui fare analisi, approfondimenti e scrivere buoni articoli, ma mai come in questo momento dal Dopoguerra nel nostro Paese l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è l’opportunismo dei politici. Al contrario, se c’è una cosa che dobbiamo assolutamente eliminare è proprio il funambolismo dialettico, il trasformismo, il camaleontismo, il doppio gioco – che guarda caso sono tutti sinonimi dell’opportunismo.

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