Diritti

Nozze forzate, e se per evitare nuove Saman bastasse solo una modifica di legge?

Lo scorso aprile ha ricevuto il primo sì alla Camera la proposta di legge 3200 denominata Saman Abbas: la sua ratio è strettamente connessa all’attualità.

Iniziamo infatti con il dire che in Italia abbiamo una media di due matrimoni combinati al mese. Aggiungiamo che recentemente a Modena il tribunale ha addirittura – una prima assoluta – annullato un matrimonio combinato in India: una ragazza di 29 anni italiana di origini indiane costretta a sposarsi con un 32enne indiano. Le cronache locali, poi, riportano come un pubblico ministero di Brescia abbia chiesto la condanna a 5 anni per il padre, la madre e il fratello di una giovane di origini pakistane promessa sposa nel Paese di origine della famiglia.

Per due casi in cui si è riusciti a intervenire, altre giovani donne vivono di fatto in situazioni di “libertà vigilata” da parte della proprio famiglia in particolare il padre, i fratelli o i cugini. Maschi che spesso addirittura sequestrano il permesso di soggiorno della ragazza che viene così messa nella condizione di non poter fare nulla al di fuori delle mura domestiche e che in caso decidesse di denunciare, a oggi, si incamminerebbe verso il deserto.

Stiamo dunque parlando di donne senza alcuna autonomia dalla quale poter iniziare.

Tornando al caso Saman, c’è una verità piuttosto sottaciuta che viene invece ben spiegata nella proposta di legge di cui sopra, prima firmataria l’onorevole pentastellata Stefania Ascari. La deputata ribadisce l’urgenza di approvare questo testo che “prevede il rilascio immediato di un permesso di soggiorno per le vittime di matrimonio forzato. Sono donne che vivono in un contesto familiare retrogrado, misogino e sessista – sottolinea – Sono persone a cui viene sequestrato il permesso di soggiorno che rappresenta la libertà di lavorare, viaggiare, essere autonome. Nel momento in cui denunciano e si allontanano da questo contesto violento e repressivo si trovano a non avere una indipendenza. Dunque, per evitare che debbano tornare nel Paese di origine come è accaduto a Saman. Spero che questa legge venga approvata – rincara Ascari -. È una legge di buon senso e di civiltà. Mi auguro che il Parlamento la accolga”.

Il presupposto sul quale si basa la proposta di legge è che nel nostro ordinamento giuridico sussiste una lacuna normativa: ossia l’assenza di riferimenti al reato di matrimonio forzato di cui all’articolo 558-bis del codice penale nel testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998 nr286; in particolare nell’articolo 18-bis, introdotto proprio per contrastare la violenza contro le donne. Come tutto ciò si collega alla vicenda Saman e di quella verità se non sottaciuta, sicuramente non rimarcata?

La ragazza era stata accolta in una casa rifugio e, secondo le nuove disposizioni di legge per i casi di violenza contro le donne, avrebbe avuto diritto al rilascio del permesso di soggiorno, ma in questo caso non è stato possibile a causa della mancanza di un richiamo al reato di matrimonio forzato.

Torniamo dunque alla lacuna normativa dalla quale siamo partiti e che di fatto ha impedito che le venisse rilasciato il permesso di soggiorno che in qualche modo le avrebbe permesso di sottrarsi alla violenza. Saman non ha potuto avere i documenti necessari ed è stata costretta a tornare a casa per recuperarli: la proposta di legge numero 3200 è composta di un solo articolo che modifica l’articolo 18-bis, inserendo il reato di costruzione o induzione al matrimonio. Forse, in questo modo, si potranno evitare altri casi Saman.

Chi si prende la responsabilità – anche solo rispetto a se stesso – di decidere che non valga la pena provarci? Basta approvare questa proposta di legge, fatta di un solo, unico articolo.

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it