Televisione

Montesano, sembrerò assolutorio ma più dell’apologia del fascismo mi preoccupa altro

Sul caso Montesano si è già detto e scritto molto. Un paio di spunti però lasciano qualche spazio di approfondimento.

Il primo riguarda il programma, la sua evoluzione, la trasformazione dei suoi “scandali”. Mi spiego: Ballando con le stelle è stato un programma che in passato ha proposto alcuni motivi di trasgressione e di scandalo positivi, salutari, determinati dalla materia molto particolare attorno a cui è costruito, il ballo. Il ballo per sua natura contiene elementi di particolare delicatezza che riflettono tensioni, cambiamenti e aperture nella mentalità e nel costume. Fu così che tra la sorpresa e a qualche resistenza si inserirono tra i concorrenti persone disabili e coppie dello stesso sesso.

Da qualche tempo questi motivi di scandalo e di polemica di un certo rilievo sociale sembrano aver lasciato il posto a episodi banali, schermaglie tra i vari protagonisti, provocazioni infantili. Ne viene fuori uno ogni settimana e il sospetto che il tutto sia se non preparato almeno ben accetto, visti anche gli effetti a livello di audience, è un sospetto non del tutto fuori luogo.

Prima l’insulto volgare della Zanicchi, poi le sue barzellette pesanti, ora la maglietta di Montesano in odor di fascismo. Non avrei difficoltà ad archiviare la sua trasgressione tra questo festival di banalità. Un vecchio attore già esponente in passato della sinistra, più di recente balzato alla cronaca per posizioni non del tutto corrette in tema di vaccini, non particolarmente lucido, si presenta con una mise discutibile, nessuno ci fa caso oppure si pensa “dai vediamo che succede” e il gioco è fatto: per due o tre giorni Ballando è al centro dell’attenzione e del dibattito.

A costo di sembrare assolutorio (non lo sono) penso che il problema più grave non sia la possibile apologia di fascismo ma la deriva del programma, la sostituzione dei suoi spunti di vera attualità con scelte destinate alla più prevedibile polemica.

Tutto ciò non significa che non si debba affrontare adeguatamente il problema della leggerezza (diciamo così) commessa né che si possa capovolgere il motivo di scandalo come ha fatto Marcello Veneziani che in un focoso tweet si è scagliato contro gli “ignoranti, arroganti e intolleranti” che non sanno che il motto “memento audere semper” non è fascista ma risale a d’Annunzio e alla gloriosa impresa di Buccari. Peccato che la maglietta incriminata non recasse solo le parole del trombonesco motto dannunziano ma anche lo stemma della Decima mas che con il fascismo, anzi per essere precisi, con il nazismo aveva una stretta collaborazione in imprese tutt’altro che gloriose.

Sarebbe bene che Veneziani prima di dar sfogo alla sua ira funesta contro gli ignoranti non ignorasse l’immagine televisiva nella sua completezza. Altrimenti mi viene da pensare che se ancora avesse ruoli di amministrazione del servizio pubblico, come ebbe nel glorioso periodo del governo berlusconiano, considererebbe la scelta di Montesano un esempio di efficace divulgazione della storia nazionale e gli affiderebbe uno spazio su Rai storia, al posto di quel comunista di Alessandro Barbero.